la Repubblica, 23 febbraio 2021
Cronaca dell’agguato ad Attanasio
«Sono arrivato sul luogo dell’imboscata insieme a una squadra. L’autista era per terra, crivellato di colpi d’arma da fuoco. E gli aggressori stavano trascinando via due uomini bianchi nella boscaglia». Il corpo riverso a terra era del congolese Mustapha Milambo, e i due portati via dai criminali erano l’ambasciatore italiano Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci che si occupava della sua scorta. Ci racconta la drammaticità di quei momenti Rodrigue Katendo, direttore responsabile delle operazioni della Iccn (Istituto congolese per la conservazione della natura del Virunga). «Erano le 10.15 ora locale (9.15 ora italiana, ndr ), quando abbiamo sentito sparare dei colpi a Kibumba 3 Antennes. Siamo arrivati e c’erano due veicoli Pam fermi in strada».
L’ambasciatore Attanasio stava viaggiando nell’Est congolese a bordo di un convoglio delle Nazioni Unite. La delegazione si stava recando da Goma a Rutshuru per ispezionare un programma della Pam (Programma alimentare mondiale, il Wfp in inglese) quando, all’altezza di Kibumba, anche chiamata “3 Antennes” per i tre pali dell’alta tensione che vi si trovano, è stata fermata dai colpi d’arma da fuoco sparati da un commando di sei/sette aggressori. Un proiettile ha ucciso l’autista del convoglio.
«Siamo intervenuti subito. L’ambasciatore è stato colpito da un proiettile e siamo riusciti a liberarlo ed evacuarlo. Ma era troppo tardi. È morto prima di raggiungere l’ospedale di Goma»,ci dice Katendo. Mentre i ranger del parco e l’esercito congolese si occupavano di Attanasio, i criminali trascinavano via Iacovacci ancora vivo. Dopo un chilometro e mezzo di percorso nella boscaglia, anche lui è stato ucciso, e i ribelli si sono dati alla fuga disperdendosi nella giungla.
«Erano le 10.20. Io stavo nel mio quartiere, vicino alla strada. Ho sentito gli spari e ho chiuso il chiosco per vedere cosa stava succedendo. All’improvviso è arrivato un soldato urlando che c’era stata un’imboscata. Quando sono arrivato sul posto, c’erano un bianco e un congolese a terra. È arrivata la jeep dei ranger del parco. Volevamo portare il bianco in ospedale ma è morto prima del nostro arrivo perché sanguinava molto», racconta Amani Kiza Justin, un testimone che vive vicino al luogo dell’assalto.
Tre persone che facevano parte del convoglio sono state rapite e una quarta è stata poi ritrovata dalle forze armate del Paese.
Ruandesi, jihadisti dell’Isis o banditi: i responsabili della morte di Luca Attanasio andranno cercati tra le realtà etniche tribali dei Paesi confinanti che contano almeno venti tra gruppi etnici e milizie armate. Le autorità di Kinshasa puntano il dito contro i ribelli hutu del Rwanda (Fdlr), gli autori del genocidio del 1994, ma tutti combattono contro le Forze governative della Rdc per il controllo delle risorse del territorio: oro, pietre preziose e minerali per l’industria ad alta tecnologia (coltan). In questo contesto negli ultimi 4 anni è arrivato anche l’Isis, che qui si chiama Adf, Alleanza delle Forze Democratiche. Una parte dei suoi combattenti ha giurato fedeltà all’Isis.
I vetri infranti delle immagini che ci arrivano dall’agguato in Congo, raccontano che Luca Attanasio viaggiava su un’auto non blindata. E al seguito di un convoglio non scortato, in una delle regioni più pericolose del continente. La Farnesina ha chiesto un rappoto dettagliato all’Onu. «L’attacco è avvenuto su una strada che era stata preventivamente dichiarata sicura per viaggi anche senza scorta», ha scritto il Wfp in una nota. E il ministero dell’Interno congolese declina ogni responsabilità dichiarando che non era a conoscenza del passaggio della delegazione. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha chiesto alla sua omologa congolese, Marie Tumba Nzeza, di far luce sulle dinamiche e le responsabilità dell’attentato. «Il mio Paese conta sull’incondizionato sostegno e sulla piena collaborazione delle autorità della Repubblica Democratica del Congo nei contatti e negli scambi con la magistratura e le forze di sicurezza italiane», ha detto ministro italiano.
E pensare che mancava proprio poco alla consegna di un’auto blindata all’ambasciata italiana a Kinshasa. L’aveva voluta fortemente Attanasio ed era riuscito ad aggiudicarsela.