Corriere della Sera, 23 febbraio 2021
Biden pensa al salario minimo
La prima mail è arrivata domenica 21 febbraio: «Sembra che Joe Biden voglia abbandonare la battaglia dei 15 dollari all’ora, come salario minimo federale». Firmato «Our Revolution», il movimento della sinistra radicale che appoggia, tra gli altri, Bernie Sanders. Il senatore del Vermont è ora a capo della Commissione Bilancio nella Camera alta. Non è più un outsider, ma è tra gli attori principali di un confronto che può lacerare il partito democratico.
L’aumento del salario minimo, da 7,25 a 15 dollari, è inserito nel pacchetto anti-Covid da 1.900 miliardi di dollari, che ha iniziato ieri il percorso parlamentare, partendo dalla House of Representatives. La sinistra democratica è scatenata. Ma almeno due senatori dell’ala più moderata non sono d’accordo. Joe Manchin (West Virginia) e Kyrsten Sinema (Arizona) hanno fatto sapere che non voteranno la manovra anti-virus se ci sarà anche il rialzo del salario minimo. Al Senato i democratici dispongono di 50 seggi su 100. Due voti contrari basterebbero per affossare l’intero provvedimento.
Gli schieramenti pescano argomenti opposti dalla stessa fonte, uno studio del «Congressional Budget Office», un comitato bipartisan del Congresso. Sanders e gli altri notano come l’incremento del salario minimo consentirebbe a 900 mila persone di uscire dalla condizione di povertà. Inoltre andrebbe a rimpolpare in modo consistente la paga di 17 milioni di lavoratori e a ritoccare quella di altri 10 milioni. I senatori Manchin e Sinema, invece, osservano che molte imprese non sarebbero in grado di sostenere un simile costo del lavoro e quindi si vedrebbero costrette a licenziare. Stando alle stime perderebbero il posto circa 1,4 milioni di persone: in gran parte lavoratori giovani e scarsamente qualificati.
Sembra che Joe Biden voglia abbandona-re la battaglia dei 15 dollari all’ora come salario minimo federale
È una questione cruciale, dunque, per l’economia e la società americane. Il salario minimo fu introdotto con una legge del 1938: uno dei lasciti più importanti del «New Deal» di Franklin Delano Roosevelt. Si cominciò con una paga di 25 cent all’ora. L’ultimo aggiornamento risale al 2009: 7,25 dollari. La norma si applica a circa 83 milioni di dipendenti, sul totale nazionale di 155 milioni. Sono tenute ad osservarla le strutture pubbliche, naturalmente, ma anche le imprese che operano tra più Stati nel territorio Usa, con un fatturato di almeno 500 mila dollari all’anno.
Per Joe Biden è un grosso problema politico. Il primo vero test sulla coesione della maggioranza. Il 16 febbraio scorso, il presidente aveva difeso pubblicamente la proposta: «In questo Paese milioni di persone lavorano 40 ore alla settimana, eppure rimangono sotto la linea della povertà (12.280 dollari all’anno per un single; 17 mila dollari per chi ha un familiare a carico ndr)». Nello stesso tempo il leader della Casa Bianca sta cercando una mediazione: «Si potrebbe cominciare arrivando a 12 dollari nel 2025». È la base da cui partirà la difficile trattativa tutta interna al fronte dei progressisti.