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 2021  febbraio 23 Martedì calendario

Padre Albanese: «So chi sono i mandanti del massacro nel Congo»

«Grida vendetta di fronte a Dio, che debba morire un ambasciatore italiano perché si parli della tragedia del Congo!». E per spiegarsi meglio, padre Giulio Albanese manda su WhatsApp una raffica di foto terrificanti, corpi sventrati dal machete: «Questo è il Congo di tutti i giorni! Un paradiso della natura, un inferno per gli uomini. Con una guerra civile da 20 anni, per prendersi le ricchezze minerarie. L’ambasciatore è morto da santo, mentre andava ad aiutare. Ma io denuncio il silenzio della politica e dell’informazione su queste che Papa Francesco chiama le periferie del mondo. Ci limitiamo a parlarne solo per la cronaca nera degli sbarchi, per dire che bisogna aiutarli a casa loro. Invece sarebbe l’informazione, la prima forma di solidarietà». Comboniano, scrittore e direttore di riviste missionarie, padre Albanese aveva incontrato Attanasio («una persona straordinaria coi missionari») e sa chi è il mandante di questo delitto: «La gara per le commodity: il petrolio di Virunga e nei Grandi Laghi, il gas naturale a Kivu, il coltan per fare i telefonini, il cobalto in mano ai cinesi, il columbio, i diamanti, il rame, l’uranio, praticamente tutto… L’ordine è fregare al Congo tutte le materie prime. E far scappare la gente che ci abita sopra, pagando mercenari per ammazzare». Padre Albanese non crede che ci sia l’Italia nel mirino, ma vede un segnale per tutta l’Europa: «È ora che la questione congolese entri nell’agenda europea. Scrisse qualcuno che dove non passano le merci, passano gli eserciti. Ci sono grandi responsabilità dei Paesi vicini, come il Ruanda e l’Uganda. Ma il fallimento è della politica internazionale. C’è da anni un contingente Onu che è incapace di tutto, e soprattutto di garantire lo Stato di diritto. Non possiamo continuare a far finta di niente».