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 2021  febbraio 22 Lunedì calendario

Una targa per Violet Gibson, l’irlandese che sparò a Mussolini


LONDRA – «Finalmente, la donna che sparò a Mussolini avrà il riconoscimento che merita. Un uomo, al suo posto, avrebbe da tempo una statua in suo onore». Perché il Comune di Dublino ha deciso: Violet Gibson, la donna irlandese che il 7 aprile 1926 a Roma provò a uccidere Benito Mussolini con una St Etienne 1892 nascosta sotto la veste nera, verrà onorata con una targa nella capitale irlandese. Forse proprio nella georgiana Merrion Square, dove nacque e crebbe con un papà importante, Lord Ashbourne, la più alta carica giudiziaria del Paese fino alla creazione dello Stato libero d’Irlanda nel 1922 dopo la guerra civile contro i britannici e la partizione dell’isola. Ma perché Gibson voleva ammazzare Mussolini? Ci fosse riuscita, avrebbe rivoluzionato la storia contemporanea. Nel 1922, a 48 anni, Violet è vittima di un grave esaurimento nervoso che sfocia in disturbi mentali sempre più gravi. Due anni dopo si trasferisce a Roma, dove vive in un convento con un’altra suora, Mary McGrath. Poco dopo Violet, secondo le testimonianze dell’epoca, si convince che “Dio vuole che faccia un sacrificio: uccidere qualcuno”. Nel 1925 Gibson prova a suicidarsi: si spara in petto, riesce miracolosamente a salvarsi. Un anno dopo, ha deciso: il suo obiettivo è Benito Mussolini.
Il 7 Aprile 1926, Gibson aspetta il dittatore italiano in piazza del Campidoglio, a Roma, dopo un convegno con un’associazione di chirurghi. Con sé ha anche una grossa pietra. All’improvviso, tra la folla, prende la pistola e spara. Il primo colpo sfiora e ferisce al naso Mussolini, che si scansa all’ultimo. Il secondo si inceppa nell’arma, e forse pure il terzo. La polizia arresta la donna prima che venga linciata. Agli inquirenti Gibson dirà di aver provato ad ammazzare Mussolini «per glorificare Dio, che mi ha mandato un angelo». La donna viene presto estradata in Inghilterra, a condizione che non sia mai rilasciata. Gibson morirà all’ospedale psichiatrico di St Andrews nel 1956, a Northampton, dove è sepolta, dopo aver scritto invano a Churchill e alla futura Regina Elisabetta per essere graziata.
Dei quattro tentativi di omicidio di Mussolini, Gibson è colei andata più vicino all’obiettivo. Anche per questo «non può essere dimenticata», dice alla Bbc Mannix Flynn, consigliere regionale di Dublino, che ha presentato la mozione per la targa commemorativa: «Come capitato a molti autori di gesti straordinari, soprattutto se donne, Gibson è stata dimenticata dall’establishment britannico e irlandese. Col tempo è diventata una pazza da nascondere. Ma adesso basta». Aggiunge Barrie Dowdall, marito e collaboratore di Siobhan Lynam autrice del documentario “The Woman who shot Mussolini” del 2014: «Se Gibson fosse stata un uomo avrebbe già avuto una statua. Invece, perché donna, fu per tutti una matta. Ma chi era più matto, lei o Mussolini?»