Corriere della Sera, 21 febbraio 2021
Copie o capolavori? L’affaire Ruffini
Una controversa vicenda artistica divide, ancora una volta, Francia e Italia. A riaccenderla è l’uscita del libro del giornalista francese Vincent Noce intitolato L’affaire Ruffini.
Tutto inizia in Francia nel 2015 quando una lettera anonima segnala al Tribunale di Parigi che alcuni noti quadri di Cranach, Correggio, El Greco, Gentileschi... sono dei falsi, contraffatti e invecchiati per essere autenticati. Il magistrato Aude Buresi apre un’istruttoria al Tribunale di Parigi e mette nel mirino tre reggiani: il 76enne Giuliano Ruffini, il figlio Matthieu e il pittore Lino Frongia. Matthieu è indagato a piede libero mentre per gli altri due, nel 2019, viene spiccato un mandato di arresto europeo. Ruffini è accusato in Francia di frode in commercio, tentata truffa e riciclaggio. I suoi avvocati, Federico De Belvis e Gaetano Pecorella (che non lo segue più) a quel punto lo invitano a consegnarsi ma... neppure il tempo di arrivare a San Vittore e la Corte d’appello lo ha già messo in libertà con obbligo di firma. L’8 marzo 2020 la Corte d’appello di Milano decide per la consegna alle autorità francesi di Ruffini ma, al contempo, la blocca perché intanto – sempre a partire dai traffici su questi quadri – la Procura di Reggio Emilia ha intentato a suo carico un procedimento penale per evasione fiscale. Prima dev’essere celebrato questo processo. Entrambi i procedimenti, sia italiano che francese, sono ancora alle indagini preliminari. Per Frongia, invece, la Corte d’appello di Bologna rifiuta l’estradizione.
In questi anni le perizie sui quadri sono state numerose, con risultati sia a favore che contro. Gli esperti del Louvre si sono espressi nelle due direzioni; nel 2017 Sotheby’s ha restituito 840 mila dollari all’acquirente di un «San Gerolamo» venduto all’asta a New York nel 2012 come opera della cerchia di Parmigianino preveniente da Ruffini perché ritenuto falso; Sgarbi affermò di aver visto il Correggio nello studio di Frongia ma ribadisce di essere «certo dell’autenticità di El Greco perché ho visto dove l’ha comprato. Inoltre, se Frongia sapesse imitare tutti questi maestri sarebbe un genio». Il principe del Liechtenstein ha fatto periziare la «Venere» di Cranach ex Ruffini ed è risultata autentica; i legali non hanno mai eseguito perizie «perché i quadri francesi sono sotto sequestro». L’ex legale Pecorella evidenzia un certo «preconcetto francese nei confronti di Ruffini: il fatto che l’Italia abbia detto sì al mandato, ma poi non l’ha consegnato è un segno».
Lui, Ruffini, è un fiume in piena. «Il libro di Vincent Nose è pieno di sciocchezze perché non può conoscere le carte mentre su Artnet di marzo uscirà uno speciale di Simon Hewitt che mi scagiona». Messi a posto i giornalisti, Ruffini racconta la sua storia: «La Buresi è partita da una lettera anonima scritta, secondo me, da Jean Charles Methiaz che era un amico, ma mi ha truffato. Io gli ho dato dei dipinti e lui li ha venduti a venti volte il prezzo che mi ha dichiarato; tra questi il Cranach a 3 milioni e 200 mila euro del quale mi ha consegnato una fattura falsa e ha dichiarato che era nella sua famiglia da generazioni. Io l’ho denunciato e suppongo che possa essere lui il mandante della lettera anonima magari per bloccare il processo»; la causa sta andando avanti. «Nessun quadro è falso – assicura —. El Greco è stato periziato a Milano come autentico; il Correggio contestato a Parma è stato rivisto a Parigi; sul ritratto di Frans Hals ci sono 140 pagine di analisi di un laboratorio tedesco. Tutti i dipinti sono stati ritenuti buoni e sono provate le provenienze: il Cnr di Bologna ha fatto una indagine anche sulla veridicità di una fattura di acquisto».
Ma da dove vengono? «Secondo lei, come fa Frongia a fare Solario, Cranach, Tiziano, Parmigianino in due minuti ingannando tutti? Del Gentileschi ho una fattura: io lo credevo dell’800, poi è stato riattribuito. Il Correggio l’ho comprato in asta a Parigi... Da cinquant’anni compro pittura da una famosa antiquaria che, alla morte, mi ha lasciato molti quadri e ho deciso di venderli». Infine: «Abbiamo subito tre perquisizioni, una Frongia, sia in Italia che a Parigi: non hanno trovato niente, nemmeno sui pc. A Parigi mi tengono sequestrati i quadri mentre in Italia me li hanno restituiti. Un giudice normale avrebbe lasciato perdere partendo da una lettera anonima: come mai in Francia continuano?».