Avvenire, 21 febbraio 2021
Il nuovo presidente delle Acli è Emiliano Manfredonia
Emiliano Manfredonia è il nuovo presidente nazionale delle Associazioni cristiane lavoratori italiani. I 400 delegati del 26esimo Congresso nazionale (dal titolo Viviamo il presente, costruiamo il domani) lo hanno votato ieri a larga maggioranza durante la seconda sessione dell’assise che si è svolta, a porte chiuse e nel rispetto delle norme anti-Covid, nel complesso sede della Facoltà Teologica ’Seraphicum’ di Roma e, a distanza, attraverso una piattaforma di voto on line. Il neopresidente succede a Roberto Rossini, che guidava le Acli dal maggio del 2016 e che si era ricandidato.
Nato a Pisa nel 1975, Manfredonia è cooperatore sociale e vanta un lungo percorso nelle Acli che l’ha portato a essere presidente delle Acli di Pisa dal 2006 al 2012, anno in cui è invitato in presidenza nazionale con l’incarico in Economia Civile e cooperazione sociale. Dal 2016 è stato vicepresidente vicario delle Acli e presidente del Patronato Acli. «Potere è prima di tutto un verbo: poter servire, poter fare, poter fare bene, cerchiamo di farlo tutti insieme per le nostre Acli e farle diventare Acli in movimento, in cammino, soprattutto verso le periferie esistenziali – ha detto Manfredonia durante il suo primo saluto -. Acli che corrono per ricucire fratture presenti nella società».
Le procedure di voto per il l nuovo presidente, che vedevano in corsa appunto Manfredonia e Rossini, si sono svolte on line con certificazione, come tutte le votazioni delle giornate congressuali, cominciate il 19 dicembre scorso. Questa mattina, invece, è prevista l’elezione dei membri del Consiglio
nazionale, del Collegio di garanzia e del Collegio dei probiviri. In contemporanea si tiene anche l’assemblea delle delegate del Coordinamento Donne Acli per l’elezione della nuova responsabile nazionale.
La stagione congressuale, tuttavia, non finisce oggi. La terza tappa, quella del 12 giugno, prevede una discussione su Statuto e regolamenti interni. Il congresso si tiene ogni quattro anni e muove praticamente tutti i soci che sono chiamati, nella maggioranza dei casi (ci sono eccezioni per tutte quelle sedi che per esempio sono state commissariate), a rinnovare anche i loro organi locali. E il Congresso che si chiude oggi funziona in effetti un po’ all’americana, con gli iscritti che votano i presidenti provinciali e mandano praticamente dei ’delegati’ per eleggere, oltre al presidente, anche i componenti degli altri organi nazionali.