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 2021  febbraio 21 Domenica calendario

Che fine ha fatto Drupi?

La "piccola e fragile" l’ha sposata, già negli anni Ottanta. Dorina Dato è sempre insieme a lui. «Era la mia corista già nel 1973 - ricorda Drupi - e ha un’importanza sempre maggiore anche nella mia vita artistica, visto che compone la maggior parte dei testi delle canzoni. E quel successo non è stato il solo brano che ho scritto per lei».
Arrivato a 73 anni, per il cantautore di Pavia cambia poco. La musica è una passione che non si affievolisce, non si smorza mai. Così come quella per la compagna. Così come quella per la sua città: «Pavia è la mia tana, non me ne andrò mai. Con la gente che ti riconosce per la strada, con le partite a scopa nei bar».
In rete gira un (quasi) nuovo album di Giampiero Anelli detto Drupi. S’intitola "Fuori target" e in realtà è la riproposizione della sua opera numero 18, pubblicata nel 2007. Però in questa rinnovata versione contiene ben sette brani inediti, circostanza che lo fa classificare come una novità. «In realtà - racconta Drupi - sono già al lavoro per una proposta davvero tutta originale, certo che il tempo del lockdown è infame, ammazza l’ispirazione».
La storia degli inediti appena pubblicati è intrigante. «Rimettendo in ordine il casino della sala di registrazione sono venute fuori queste bobine. Brani che non erano finiti sui dischi, ma risentendoli mi sono accorto che era materiale ottimo, di pregio. Anche duetti. Con Stefano Bollani, o con Ron ospite a Praga».
Praga, appunto. Dopo la grande affermazione italiana, si sono spalancate le porte dei Paesi europei... «La sapete una cosa? Solo due artisti hanno ottenuto l’autorizzazione per un concerto nella Piazza dell’Orologio. I Rolling Stones e Drupi». E non è cosa da poco. Ride: «Capite? Drupi e i Rolling». Com’è andata all’estero. «C’è stato un periodo in cui, in Italia, ne abbiamo azzeccate parecchie. Piccola e fragile, Sereno è, Regalami un sorriso, Sambariò. Vado via era arrivata anche al posto numero 19 delle classifiche americane!».
Trainato da queste hit, Drupi sbarca oltreconfine. «Il primo grande successo fu in Francia. La Francia era un faro, pochi artisti italiani avevano sfondato se non, in epoca precedente, Domenico Modugno e Tony Renis. Poi andai in Belgio e in tutti i Paesi francofoni. Anche in America. Due mesi prima facevo ancora l’idraulico, due mesi dopo vedevo Frank Sinatra». Meglio che far l’idraulico. «Ma io adoro l’idraulica, girare per le case, parlare con la gente, non star chiuso in un ufficio. Poi, con la mia capigliatura, ho iniziato a vedere che i capelloni bucavano, funzionavano nel mondo dello spettacolo. Ho iniziato a suonacchiare».
Un altro ottimo brano fu Due, che vinse il Festivalbar 1975. «Questa è un’altra storia bizzarra. L’album era finito, ci mancava solo un brano riempitivo. Venne fuori questa storia d’amore tra due persone, appunto. Ebbene: fu quello che ottenne più successo e diede anche il titolo al 33 giri».
Hanno sempre parlato di lei come di un’artista che quasi rifugge il successo... «Vero. Sono anomalo, è il mio pregio-difetto, sono innamorato della musica e non molto del successo, odio il presenzialismo, mi dà quasi fastidio ma so che è la medicina amara per ottenere i mezzi economici e continuare a far musica». Insomma, non proprio personaggio da Isola dei Famosi... «Ma no! Se mi chiami in tv per far musica, volo. Se mi chiami per sbraitare nei reality, declino». La scoperta della musica: «Da ragazzino. I Beatles, Aretha Franklin, Ray Charles, Keith Richards. E poi Buscaglione, Carosone». Il soprannome Drupi. «Avevo sette anni, in una recita all’oratorio interpretai un folletto. Drupi, appunto. E tutti dicevano: "Te là il Drupi!". Quelli della Ricordi dicevano che sarebbe andato benissimo, che si ricordava subito». La speranza: «Che finisca questo Covid. Voglio suonare su un palco. Datemi un palco e almeno 4 persone ad ascoltare. A 73 anni mi sto rompendo, il pubblico è l’unica cosa che conta davvero, il resto sono fronzoli». E se l’emergenza non finisse così rapidamente? «Me ne vado in un’osteria aperta e mi metto a cantare».