Specchio, 21 febbraio 2021
Barbara D’Urso non guarda mai la tv. Intervista
Nel mondo di prima, quando ancora si potevano dare le feste in casa, un paio di anni fa ne organizzai una, e una coppia di invitati mi chiese se poteva portare con sé un’amica. Quando andai ad aprire la porta, mi ritrovai davanti la regina della TV: Barbara D’Urso. In realtà sembrava una trentenne con il sorriso di una bambina e un filo di trucco. In barba alle leggende che raccontano di filtri alle telecamere e di luci super-ringiovanenti nei suoi studi televisivi. Anzi, ho il sospetto che la televisione invecchi, perché Maria Carmela, in arte Barbara, in piedi sulla soglia di casa mia, sembrava una debuttante. Ed è, ma questo lo sanno tutti i suoi milioni di fan, simpaticissima.
Da quella festa il mondo ha decisamente cambiato aspetto, e tu?
«No, sono rimasta sempre la stessa Carmelita. Vivo questo momento storico con il suo spirito, cioè quello di una ragazzina, che, con la sua corazza, affronta gli ostacoli della vita e mette da parte la paura, perché è la paura che uccide. Per anni mi ha impedito di volare. Non riuscivo proprio a salire sugli aerei. Finché non mi sono fatta coraggio e non mi sono iscritta a un corso, per ucciderla, la paura. Perché la mente è tutto. Io affronto il virus con prudenza, ma anche come se fossi sicura che non mi prenderà mai».
Hai conosciuto qualcuno che si è ammalato?
«Si, lo scorso anno una persona molto vicina a me si è ammalata, ma evidentemente il virus su di me non attacca, non ho mai sviluppato neanche gli anticorpi».
La tua è stata la prima trasmissione che, a causa del Covid, è andata in onda senza pubblico.
«È stata una decisione scioccante, che abbiamo preso per dare l’esempio quando ancora non c’era nessun obbligo. Sono passata dalle trecentocinquanta persone a cui davo e che mi restituivano energia, al nulla. Come se Jovanotti cantasse dentro un San Siro completamente vuoto. Cologno Monzese aveva l’aspetto di una città fantasma. Pochissimi collaboratori, un autore, due cameramen, il regista. Tutti con doppia mascherina. Erano giornate devastanti, e io cercavo di infondere coraggio, incitando la gente a cantare sui balconi. Ed era anche fondamentale dare la giusta informazione, nel modo più ampio possibile; invitare i vari esperti, anche se magari dicevano cose discordanti tra loro. Ma dovevo dare la possibilità a chi mi seguiva da casa di farsi le proprie idee. Oggi sono molto orgogliosa di come Carmelita ha condotto e modificato settimana dopo settimana la sua trasmissione. C’è la parte in cui si ride e ci si diverte, perché il pubblico ne ha bisogno, ma c’è anche la politica, la cronaca e l’informazione. Da Conte a Speranza, sono venuti praticamente tutti».
Come vedi il futuro dell’Italia con Draghi?
«Io ero tra quelli che sostenevano che una crisi di governo in un momento come questo non ci voleva. Non sappiamo ancora se avremo i vaccini, c’è il problema delle siringhe, dei ristori, della cassa integrazione. La gente sta morendo di povertà, ha bisogno di essere incentivata e non di altri lockdown. D’accordo chiudere gli impianti sciistici, ma ti sembra giusto che la notizia arrivi la sera prima in cui era stabilito che dovessero riaprire? Quindi dopo che gli albergatori si sono attrezzati e hanno fatto investimenti? Io guardo con fiducia a Draghi e al nostro popolo pieno di risorse, perché sono sicura che l’Italia ripartirà alla grande, ma ha bisogno di risposte urgenti».
A Carmelita cosa manca del mondo di prima?
«Le balere».
Le balere?
«Ci andavo spessissimo. Prima uscivo tutte le sere. Di giorno lavoravo per preparare le mie trasmissioni e la sera avevo bisogno di andare a ballare. È la cosa che mi manca di più: ballare nelle balere con il mio gruppo di amici ottantenni. Spesso ci andavo con le scarpe da danza, le calze a rete e tutto il resto, a ballare la salsa, la baciata, il swing, persino il valzer. Oggi ballo da sola. Torno a casa, metto la musica e ballo».
Sei anche molto social però.
«Mi divertono. Credo di essere stata la prima a nominare la parola "Clubhouse" in televisione. Ho detto: "Ragazzi, ci vediamo stasera su Clubhouse." La gente si sarà chiesta: ma che cos’è».
Te lo chiedo anche io.
«Un Social Network su invito. Ho visto che c’erano molti fake (profili che si fingevano lei, ndr) e allora mi sono detta: entriamo. L’ho messo sui miei social: "guardate, ragazzi, io stasera alle 20.00 sbarco su Clubhouse". E alle 19.00 la piattaforma è andata in down».
Cioè?
«Si è bloccata, nessuno poteva più entrare da nessuna parte d’Italia. Io non sapevo ancora nemmeno usarla, ho cominciato a parlare senza rendermi conto che nel giro di pochissimi minuti c’erano più di mille persone connesse, e poi si è impallato. A me piace andare in avanscoperta, il bello di fare una cosa per primi. Sono stata anche la prima a entrare su Tik Tok, ho fatto un video una sera e la mattina dopo c’erano milioni di visualizzazioni. Impressionante. Mi sono divertita un po’, poi ho mollato».
Ti è sempre piaciuto primeggiare?
«Io sono una capocomitiva. E lo ero anche da ragazza. Anche oggi nelle chat degli amici sono quella che propone idee, che fa da traino. "Forza, andiamo, si esce!". Però a scuola andavo malissimo, ed ero quella che copiava i più bravi. Quando oggi mi accorgo che c’è qualcuno che invece copia me, beh, è una libidine. Se io da piccola copiavo i più bravi, significa che oggi quelli che mi copiano mi ritengono più brava di loro».
Sembri non fermarti mai. Stamattina la tua prima storia su Instagram alle sei e mezza. La tua colazione, i tuoi allenamenti, momenti di vita quotidiana.
«Prima facevo anche le lezioni di danza classica. Anche quelle mi mancano molto, ma i teatri purtroppo sono chiusi. Sin da bambina mi tengo impegnata. È come se mi fossi allenata, sin da quando avevo sette anni, a non avere il tempo per pensare al dolore».
Che cosa ti è successo a sette anni?
«Mia mamma, giovanissima perché ne aveva trentasei, si è messa in un letto e non si è praticamente alzata più fino a quando, quattro anni dopo, è morta. Per cui la mia corazza, la mia bella corazza, me la sono indossata lì».
Hai cambiato nome come è successo a molte dive, una tra tutte Sofia Loren. Ti sei mai sentita un po’ diva anche tu?
«No, non mi ci sono mai sentita. Il divismo è noioso. Io sono una persona normale, una che sa fare bene il suo lavoro, questo lo dico perché non mi piace la falsa modestia, sono fortunata, ma sono sempre stata con i piedi per terra. Se sono ancora qui, dopo quarantatré anni che faccio questo mestiere, e la gente mi ama, è perché non mi sono mai montata la testa. Il successo è come un megafono. Se sei uno normale, sei un supernormale. Io sono una supernormale».
Che però è stata definita, giusto un anno fa, la donna più rappresentativa del decennio in televisione. Dal tuo esordio su Stryx nel 1978, su Raidue, varietà che fece così scalpore da venire sospeso, quanto è cambiata secondo te la televisione?
«La verità è che io non la guardo. Non mi guardo e non la guardo. Per semplice mancanza di tempo. Quello che ti posso dire è che io cerco di non annoiarmi mai, e di seguire un ritmo più veloce, come quello dei social. Vietato sedersi con la narrazione, e ricordare sempre a chi ti segue da casa cosa li aspetta dopo».
Il presidente del Codacons ha attaccato il GFVIP5 dicendo «Rispetto a questo circo è meglio Barbara d’Urso, lei è sicuramente a un livello superiore».
«Ringrazio il presidente del Codacons per le parole su di me. Il Grande Fratello è nel mio cuore, sicuramente non è stato facile portare avanti un’edizione VIP lunghissima come quella attuale, Signorini e il suo gruppo hanno lavorato con grande tenacia».
C’è qualcosa nella tua carriera che ti penti di aver fatto?
«Ho fatto mille errori, ma li rifarei tutti. Sono molto orgogliosa della mia capacità di cambiare pelle. E poi sono una aziendalista che non si è mai tirata indietro. Per dirtene una, dopo anni in cui ho usato il bellissimo studio di Live Non è la D’Urso, dalla prossima domenica, per permettere alla mia azienda un risparmio, lo cedo a un’altra trasmissione e mi trasferisco nello studio che era di Mike Bongiorno. È per me motivo d’orgoglio occupare quello studio che ha fatto la storia, ma certo cambiare ed in poco tempo, è difficoltoso. Anche questo però per me significa saper cambiare pelle».
E anche accettare le sfide. Quando ti hanno proposto di fare la domenica sera non eri contenta.
«La domenica è la giornata più difficile del Palinsensto, c’è il calcio, ci sono le fiction di punta di Raiuno, c’è Fazio, c’è Giletti. Nessuno vuole andare la domenica sera. Noi durante le 4 ore di diretta arriviamo a portare la curva di Canale5 dal 7% al 26%. Con un programma di talk, low cost, un genere televisivo da daytime trasportato in prima serata, un esperimento mai fatto su Canale5 e nato grazie all’intuito del nostro editore. Con grande orgoglio portiamo l’informazione sulla rete ammiraglia e i politici fanno la fila per venire. Questa è la soddisfazione più grande».