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 2021  febbraio 21 Domenica calendario

Il record di Larissa Iapichino

«Sapevo che l’avrebbe fatto. Un’atleta sa, e sopratutto una mamma sa». Fiona sapeva, che Larissa avrebbe fatto qualcosa di magnifico agli Assoluti indoor di Ancona. Con le trame invisibili che legano una madre alla figlia, aveva intuito. Per questo, anche quando Larissa Iapichino ha fatto un nullo su un secondo salto lunghissimo, si è detta «so come è abituata a risalire in gara, lei». Ed è stato tutto naturale, quando dopo uno stacco e un atterraggio quasi perfetti, il 6,91 di un’atleta ancora diciottenne (più 7 mesi e due giorni) ha dato una scossa a quasi quarant’anni di atletica. Mamma compresa, perché il record italiano assoluto indoor è proprio di Fiona May, che da ieri lo condivide con la figlia capace di eguagliare la sua misura ottenuta (a ventotto anni) vincendo gli Europei indoor ’98 a Valencia. «Ma chi se la ricorda più quella gara, io dimentico tutto, mentre le gare di Larissa le rivedo sempre su Youtube, così come la mia mamma registrava le mie» continua la madre più orgogliosa del sabato italiano. «Mi stanno chiamando miei ex colleghi dall’Inghilterra, stanno impazzendo. Il mondo del salto in lungo sta tremando». Perché Larissa Iapichino non solo è la numero uno del mondo nel 2021, ma ha anche abbattuto un record che resisteva dal 1983, anno dei primi Mondiali di atletica a Helsinki ("Cova-Cova-Cova” tanto per capire). Ed il primato mondiale indoor under 20 apparteneva a Heike Drechsler, allora Daute, del salto in lungo e della Ddr un’icona. Anzi, «una dea» come la definisce Larissa, che sembra quasi averla vista anche se è nata diciannove anni dopo quel salto.
Perché lei, la figlia di Gianni Iapichino e Fiona May, entrambi presenti ad Ancona, l’allieva di Gianni Cecconi che tra la fine del 2019 e il lockdown le ha cambiato tecnica di salto, sembra già una campionessa senza tempo, capace di racchiudere talento e storia nello stesso corpo. L’umiltà con cui si definisce «una cucciola in mezzo alle leonesse», perché ormai la savana da frequentare è quella, per non farsi mancare niente Larissa ha ottenuto il minimo per andare alle Olimpiadi di Tokyo, ed è verso queste sfide che la sta spingendo la madre: «Ora deve fare cose importanti, deve vincere le medaglie». Ma non solo nello sport, e qui si misura l’ambizione, il progetto che circonda questa figlia della nuova Italia. Le Olimpiadi non bastano. C’è la maturità scientifica da passare nella stessa estate. E qui, niente giustificazioni, solo orizzonti. «L’ho fatto anch’io io a diciotto anni, quando ero ancora britannica», continua Fiona May, «sesto posto a Seul 1988 e maturità seguita l’anno dopo dalla facoltà di economia e commercio. Se l’ha fatto la madre, lo può fare anche lei». E non è questione di asticelle sempre più alte, perché le priorità esistono, e sono anche imprevedibili. «L’ho educata così sin da piccola, deve studiare: la sua educazione è più importante di tutto». Meglio magistrato, quel che vuole diventare Larissa, che campionessa olimpica quindi. «Ma perché scegliere?» taglia corto Fiona May. «E se volessimo diventare entrambe le cose?».