Il Messaggero, 21 febbraio 2021
Biografia di Gabriel Zuchtriegel
Pensare che una settimana prima dei colloqui se n’è andato, in anonimato, a visitare tutta Pompei. Mascherina di rigore, occhiali da sole, berretto: «Nessuno mi ha riconosciuto. È stato un giro molto istruttivo. Poi mi sono spostato negli altri siti che dipendono da Pompei, dove la situazione è più complicata, soprattutto sul fronte dei collegamenti. C’è molto da fare, ma bisogna dare una speranza soprattutto all’hinterland». Gabriel Zuchtriegel è il nuovo direttore del parco archeologico di Pompei. Ancora una volta per lui si spende l’appellativo di «direttore di museo più giovane», in virtù dei suoi 39 anni. Lo è stato nel 2015 quando veniva scelto per la guida di Paestum, e lo è ancora oggi dopo la nomina da parte del ministro Dario Franceschini, superando le altre 43 candidature pervenute con il concorso internazionale. Una nomina scortata da un valzer di polemiche con le dimissioni di due dei 4 componenti del consiglio scientifico (gli studiosi Stefano De Caro ed Irene Bragantini perché «non sussistono le condizioni minime per collaborare»).
Immediata la replica di Massimo Osanna, direttore pluriennale uscente di Pompei e oggi alla guida della Direzione generale Musei del Ministero: «È titolato, ed è giusto aprire alle nuove generazioni». Tedesco, classe 81, Zuchtriegel ora è cittadino italiano, con moglie e due figli piccoli che stanno crescendo a pane e archeologia italiana. Un filo di emozione, parla con il sole negli occhi dalla terrazza del Colosseo. «Pompei è un traguardo importante – si confessa – quando sei studente all’università pensi che il tuo sogno di archeologo sia dirigere un luogo simbolo come Pompei, ora ti accorgi di quanto Pompei sia una responsabilità». Negli uffici della città vesuviana vi entrerà tra un mese circa, mentre per Paestum si riapre la partita. Non a caso, come ricorda Franceschini: «Con lui Paestum è diventata un modello di grande cambiamento». E per Pompei le idee di Zuchtriegel sono chiare. Tecnologia al servizio della tutela, digitalizzazione, inclusione e riqualificazione della buffer zone, il territorio di Pompei (un’infilata triste di bancarelle, architetture sciatte e trasporti inefficienti, una spina nel fianco del sito Unesco) con la valorizzazione dei siti minori, da Stabia ad Oplontis e Boscoreale.
Il sogno personale? «Avere una squadra d’eccellenza. Pompei può già vantare uno staff di esperti, bisogna valorizzare ora queste competenze». Un’eredità importante per Zuchtriegel dopo la lunga stagione di Osanna. Cuore della ricerca sarà per Zuchtriegel il Laboratorio di ricerche applicate: «Un centro che ha competenze archeobotaniche: qui il restauro si fa su materiali molto particolari, i calchi sono l’esempio più noto, ma abbiamo tanto materiale di cibi, legni, materiali organici che sono al centro di nuove analisi e sono destinati a regalarci ancora molte sorprese». La sfida? «Innanzitutto dare priorità alla tutela preventiva usando anche nuove tecnologie, tra satelliti, droni, sensori speciali. Pompei ha un problema di dissesto idrogeologico, dobbiamo monitorare in modo preventivo le attività vulcaniche, oltre al fattore clima: dobbiamo sperimentare soluzioni sempre più all’avanguardia per la tutela».
L’archeologia pubblica è un altro tema molto caro a Zuchtriegel: «Condividere le ricerche con una sorta di biblioteca digitale, per rendere l’archeologia sempre più pubblica raccontando il più possibile risultati, analisi, laboratori e scavi». A proposito di scavi, campagne imminenti? «Gli scavi non saranno una priorità, ma si valuteranno di volta in volta in un’ottica di programmazione della conservazione. A Pompei si tratta di conservare e valorizzare tutto quello che è stato scavato, è un patrimonio immenso, c’è ancora tanto da analizzare, soprattutto nei depositi. Le scoperte, Le scoperte, sono sicuro, ci saranno sempre».