La Lettura, 21 febbraio 2021
12QQAFA11 Il trentacinquesimo romanzo di Michael Connelly
12QQAFA11
Potrebbe essere un avvocato, per le obiezioni impeccabili, gli interventi duri, le domande «che contano più delle risposte». Potrebbe essere un giornalista, come in effetti è stato, per quel fiuto che lo conduce ai «migliori» casi di nera. E per avere inserito in corsa, visto che negli Usa il libro è uscito lo scorso novembre, l’arrivo del coronavirus in America. Potrebbe essere un matrimonialista, per come fa interagire il protagonista con le sue ex mogli. E uno psicologo, per i tratti vividi con cui dipinge i personaggi, amatissimi dai suoi lettori seriali. Fatto sta che Michael Connelly è prima di tutto – e oltre a tutto questo – un superbo narratore, e lo dimostra ancora in questo suo trentacinquesimo romanzo, Le legge dell’innocenza, tradotto da Alfredo Colitto per Piemme. Un thriller che gioca due carte pesanti: entrambi gli «eroi» di Connelly insieme, i fratelli (fratellastri, vuole il testo) Mickey Haller e il poliziotto in pensione Harry Bosch. Il primo impegnato nel caso più importante della sua vita, e cioè difendere sé stesso da un’accusa di omicidio. Il secondo a trovare le armi per consentirglielo.
«Secondo la legge dell’innocenza per ogni uomo non colpevole di un crimine c’è un colpevole da qualche parte. E per provare la vera innocenza il colpevole deve essere scovato e denunciato al mondo». Ecco la missione di Haller: scoprire chi ha davvero ucciso l’uomo trovato morto nel bagagliaio della sua auto, la Lincoln che Mickey usa come ufficio (e infatti viene chiamato The Lincoln Lawyer). È andata così: uscito da un locale – completamente sobrio – dopo avere festeggiato una vittoria in tribunale, una sera di ottobre (2019) Haller viene fermato da un poliziotto, l’agente Milton, «documenti prego, lei viaggia senza targa». Imboscata. Tanto più che il retro della macchina di Haller gocciola. Di sangue. Chi lo ha incastrato? E chi ha eliminato Sam Scales? Da questa situazione diventa estremamente difficile, quasi impossibile, trovare una via di scampo. Soprattutto se bisogna preparare la difesa dal Twin Towers, il carcere di Los Angeles, se il pubblico ministero è Dana Berg, detta Dana Braccio della Morte o Ice Berg (Connelly è micidiale con i soprannomi). Ma soprattutto se la vittima è un ex cliente che doveva a Haller un mucchio di dollari. Ci vogliono talento e fegato per salvare la pelle. Cervello ed esperienza. E una grande squadra.
Questa volta ci sono proprio tutti e tutti fanno la loro parte per aiutare Haller, che in prigione perde peso e rischia la vita (non piace né agli altri detenuti né ai secondini). Ecco allora il fedele investigatore Cisco e la socia di studio Jennifer Aronson. Poi Harry, il mitico Bosch, di poche parole e dal contributo decisivo (anche per il fatto che è lui, in parte, a versare la cauzione necessaria per far uscire Haller, anche se per poco); Lorna, la supersegretaria e seconda moglie di Mickey (adesso è sposata con Cisco); Maggie la Spietata (in inglese è McFierce, sublime), la prima moglie, pubblico ministero nell’ufficio del procuratore distrettuale che però questa volta passa alla difesa. C’è pure la loro figlia Hayley, studentessa di Legge, al primo anno della University of Southern California, che non rinuncia a un’udienza del padre, spesso accompagnata dalla cugina Maddie Bosch. Gruppo folto, variegato, parecchio connesso e coinvolto: per metà libro compare addirittura Kendall, l’ex fidanzata di Mickey che fa ritorno dalle Hawaii per un ultimo tentativo di ricomporre la loro storia.
Un affare di famiglia. E molto di più: in questo caso c’è di mezzo l’Fbi. Ci sono vecchi nemici di Haller – molto pericolosi – e traffici più loschi del solito, si intravedono poliziotti corrotti, l’omertà e la violenza delle carceri statunitensi che mettono in estremo pericolo la vita di Haller ancora prima che si svolga il processo. La critica al sistema è evidente, Connelly non fa mistero del suo orientamento politico e ci mette un attimo a far scartare a Haller una giurata repubblicana con l’adesivo «Trump 2020» sul vetro dell’auto (dettaglio che non è sfuggito a diversi lettori americani simpatizzanti per l’ex presidente). E visto che l’autore non dimentica mai di essere un cronista, oltre ad aperture e chiusure dei locali di Los Angeles degne di un’aggiornatissima «Lonely Planet», registra subito lo sbarco del virus sulla costa pacifica («Dove diavolo è Wuhan?», chiede Bosch), le prime mascherine chirurgiche durante i colloqui – «Ma è uno scherzo?». «O è tutto vero? Questa cosa sta arrivando?» – la morte senza spiegazioni del padre di Jennifer, ospite di una casa di riposo a Seattle, fino a raccontare l’esplosione del Covid (e siamo a marzo 2020), la corsa ai rifornimenti, gli scaffali dei supermercati vuoti.
«Stato della California contro Haller», la legge dell’innocenza (e del thriller) non vuole tentennamenti, come le battute di Mickey, disperato e combattivo. Le scene in tribunale mettono in mostra la bravura di Connelly, che domina la narrazione con la sua profonda conoscenza della materia legale e un gusto spiccato per il dialogo: divertenti eppure realistici gli scontri tra Haller, la pm e la giudice Warfield (con una personalità del genere non poteva che chiamarsi «campo di battaglia»).
Trama e ritmo, l’azione si svolge quasi completamente al chiuso, in prigione e in aula, da dove Haller spiega, usando la prima persona, le sue strategie e le paure. C’è tutto il team che «vola» per lui, a partire da Bosch – «L’hai trovato, Harry». «Il proiettile magico» – in grado di individuare, ancora una volta, la pista giusta. E il risultato è una sinfonia di personalità e competenze, di caratteri che compongono la storia, la muovono anche nei suoi punti più claustrofobici. E visto che Connelly oltre che molto bravo è anche astuto, in questo thriller a perdifiato è riuscito a infilarci pure un po’ di romanticismo. Sì: Haller, che viene pestato a sangue, che quando non è in prigione indossa una cavigliera elettronica, che sembra un relitto a furia di non mangiare, riesce a conquistare un vecchio amore. Un indizio: la famiglia non si allarga.