Corriere della Sera, 20 febbraio 2021
Mauro Corona è caduto in montagna
Mauro Corona, cos’ha combinato?
«Eh, me la sono cercata, niente da dire: ormai ho più di 70 anni».
Com’è successo?
«Sono andato a fare scialpinismo, che sarebbe utile a tutti, perché abbiamo raggiunto gli americani quanto a gradi di obesità. Insomma, arrivo in cima e comincio a scendere sulla neve fresca che ti sembra di volare su una nuvola solida. Poi vedo un pendio dove nessuno era passato, e un motivo ci sarà stato... Alla mia sinistra c’era un branco di camosci che sembravano puntini di inchiostro su un foglio bianco immacolato. E sono caduto».
E poi com’è sceso?
«Piano piano, non potevo chiamare i soccorsi, era una questione di orgoglio: sarebbe stata un’umiliazione far uscire l’elicottero. Io andavo in montagna con Franco Miotto, che era del ‘32. Una volta su una via le cose si misero male e lui disse: “Se succede qualcosa, i soccorsi mai”. Così dopo la caduta ho rimesso gli sci e con una tortura di un’ora e mezzo che mi ha ricordato l’odissea di Joe Simpson de La morte sospesa, sono arrivato. Ma con la spalla lussata non è stato semplice...».
In quale montagna era?
«Non glielo posso dire...».
Preferisce preservarla?
«Ma no, è che ero in un’altra regione! Alla fine è stata un’avventatezza mia, queste cose sono segnali».
Di cosa?
«Attento che stai tirando troppo la corda. Ci ho pensato con mio figlio. Dovevo andare a scalare le cascate di ghiaccio, è stato un segnale per stare fermo: magari mi ammazzavo. Ma è solo rimandato...».
L’ha chiamata Bianca Berlinguer?
«Bianchina certo che mi ha chiamato! Era preoccupata, ci tiene a me. E poi sinceramente le manco anche in trasmissione: il pubblico si era affezionato a questa figura strampalata a metà tra un rozzo montanaro e uno che aveva letto due camion di libri».
Lei però alla giornalista aveva dato della gallina.
«Qui c’è solo un accanimento nei miei confronti del signor Frank Di Mare, con la scusa di aver offeso tutte le donne del mondo, mentre ne ho offeso una sola, e le ho chiesto scusa la sera stessa e poi in tante trasmissioni varie. È una mossa per danneggiare lei, e non posso non avvilirmi nel vedere questa cattiveria gratuita. Frank Di Mare ha qualcosa di non risolto con se stesso e giuro mi fa più tenerezza che rabbia. Si è permesso di dire in commissione parlamentare che sono un alcolizzato e vado curato».
Non beve più?
«Sono sei mesi ieri che non tocco alcol, ma so che capiterà di nuovo perché l’alcol è una bestia infame: lo puoi sospendere anche anni, ma non ne sei mai fuori. E questo dice che sono un povero alcolizzato per cacciarmi via? Capisce che ci sarebbero gli estremi per adire alle vie legali? Ma non lo farò mai perché sono un uomo nobile».
Ha visto che Draghi ha preso un impegno serio per l’ambiente?
«Io vorrei che istituisse un ministero della montagna povera, perché quassù è diverso da Cortina e Courmayeur».
A ottobre è uscito il suo nuovo romanzo: «L’ultimo sorso. Vita di Celio». Le mancano le presentazioni?
«Sì, mi manca questa forma di protagonismo che era un riscatto dalla mia vita infame. Quando 6-700 persone ascoltano le tue stupidaggini e ti chiedono l’autografo finisce con il piacerti. Avevo perso me stesso, ora l’ho ritrovato e non tornerei più come prima. Cioè, qualcosina a Milano o a Roma la farei, perché ancora mi incanto davanti a una vetrina. Ma ho riscoperto la lentezza, ho recuperato il bambino Corona. E ho scolpito tantissimo».
Lei è alpinista, scrittore, cultore, personaggio, padre. In quale si riconosce di più?
«Anzitutto mi sento papà. Poi, questo essere un po’ tutto non vuol dire non essere contento di niente. Io nasco ogni mattina dal ventre della notte, mi sputa fuori con la sua bella placenta e un giorno sento una voglia matta di scolpire, uno di scrivere, uno di scalare, uno di correre a bere».
No, basta con l’alcol.
«Eh, so che tornerò. Ho smesso per i miei figli. La loro protesta silenziosa mi aveva dilaniato. Per me, potrei fare pure la roulette russa».
Quando toglie il gesso?
«Non è proprio gesso, è una corazza. Comunque tra un mese. Ma mi sa che me lo tolgo prima».