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 2021  febbraio 20 Sabato calendario

Bolle spaziali per musica dal vivo

Sareste disposti a entrare in una sfera gonfiabile che vi isoli da tutto il resto per assistere a un concerto nel 2021? Era cominciato un po’ per scherzo. Con questa novità della pandemia, dicevano un anno fa, per i concerti ci vorrebbero quei grandi palloni gonfiabili dentro cui si esibisce Wayne Coyne con i suoi Flaming Lips: servirebbero sfere per tutto il pubblico. E così Coyne fece un disegno con il suo stile naïf e lo pubblicò su Instagram il 13 marzo 2020: da una parte un’esibizione nel 2019, con lui dentro la sua bella sfera trasparente, dall’altra un ipotetico concerto oggi, tutti dentro le sfere, musicisti e spettatori, per non contagiarsi.
Dopo la pubblicazione sul social network le notifiche del telefono di Coyne impazzirono. «La gente continuava a commentare in Rete,” Essì, Wayne era già preparato per la pandemia, con quella bella sfera…”», Coyne racconta in collegamento Zoom dal suo quartiere generale a Oklahoma City, ogni tanto la connessione si blocca e nell’attesa che torni normale impugna la chitarra. «Ho fatto quel disegno un po’ per scherzo, ma nessuno pensava che un anno dopo saremmo stati ancora in questa situazione. Sicuramente non lo pensavo io».
Un passo indietro. L’idea di esibirsi dentro un grande pallone gonfiabile Coyne la utilizzò per la prima volta nel lontano 2004, al festival americano Coachella. I Flaming Lips – nati nel 1983, 16 album pubblicati fino ad American Head del 2020 – erano ormai molto noti nel mondo del rock alternativo, soprattutto in Europa. La sfera trasparente si rivelò un modo curioso per Coyne per avvicinarsi al pubblico e rotolarsi sulle teste degli spettatori cantando e cadendo. Con gli anni avrebbe perfezionato la tecnica. «Ma altri artisti hanno fatto uso di sfere trasparenti per esibirsi. C’era stato Peter Gabriel. E poi lo avrebbe fatto anche il dj Diplo per lanciarsi sul pubblico. Anche un artista country che ora non ricordo. Ma nessuno ha continuato a farlo a lungo come me. La gente ormai mi identifica con le sfere». Un segno di riconoscimento tale che ha anche deciso di sposarsi dentro una bolla gonfiabile.
Quando la pandemia sarà finita Coyne, 60 anni, potrà tornare a dedicarsi a nuove follie e questi concerti saranno derubricati a stranezza minore in quarant’anni di carriera in cui ha pubblicato album quadrupli da ascoltare contemporaneamente, canzoni lunghe 24 ore, ha dipinto quadri con il sangue e ha realizzato cover dei Beatles con l’amica Miley Cyrus. Ma intanto quell’intuizione nata come scherzo è diventata realtà a gennaio, quando i Flaming Lips hanno messo in scena i primi due” Space Bubble Concerts”, cui ne seguiranno altri quattro a marzo, sold out. Non più solo Coyne dentro la bolla, ma anche musicisti e pubblico. 200 euro a sfera, in ognuna possono entrare fino a tre congiunti. «C’è così tanto da controllare rispetto a un concerto normale, la gente aspetta in fila con le mascherine, poi viene scortata fino alla propria sfera. Il primo giorno eravamo entusiasti ma anche preoccupati. E se a qualcuno fosse venuto un attacco di cuore? Invece è andato tutto bene, la gente si è divertita e abbiamo avuto solo reazioni positive. Già il secondo giorno ero più rilassato».
Tanti i problemi da risolvere e le questioni in ballo. Innanzitutto, si chiedeva il New York Times: è una soluzione sicura? «Ovviamente le sfere vengono sanificate. Ci sono queste macchine che hanno iniziato a circolare dopo sei mesi circa dall’inizio della pandemia, sono come nebulizzatori, sanificano l’interno delle sfere dopo che sono state gonfiate con macchinari simili ai soffiatori da giardino con cui si spazzano via le foglie. Ci mettono 45 secondi a gonfiarle. E dentro, dopo la sanificazione, c’è un odore rassicurante. Abbiamo fatto delle prove per capire quanto si poteva rimanere dentro, tre persone anche un paio d’ore, e comunque se serve immettere altra aria o fa troppo caldo arriva un assistente. Non siamo scienziati ma ci siamo documentati per capire come far funzionare l’idea».
Altra questione non da poco: come viene riprodotto il suono della band? «Era uno dei miei crucci principali. Come simulare gli impianti moderni? Ma poi ci siamo ricordati che già nel 1999 sperimentavamo con concerti realizzati con FM e cuffie per il pubblico. Venti anni dopo forniamo al pubblico questi trasmettitori bluetooth che indossano intorno al collo, non devono far nulla, già funzionano quando entrano nelle sfere, sono come speaker casalinghi, riproducono alla perfezione sia la fascia alta che bassa del suono all’interno di tutta la sfera. Era un ostacolo, ma lo abbiamo superato». E per i musicisti com’è suonare dentro le sfere? «Sarebbe assurdo e scomodissimo per tutti tranne che per i Flaming Lips perché ci piacciono le sfide. All’inizio non sapevamo neanche come comunicare tra di noi, prima con i walkie talkie, poi con un sistema di monitor abbiamo migliorato la tecnica».
Ma il problema maggiore da superare hanno dovuto affrontarlo subito: come rimediare abbastanza sfere? Prima dei concerti ci sono stati passi intermedi. Innanzitutto la spinta iniziale che ha fatto capire che una follia del genere si poteva davvero realizzare. Quel disegno su Instagram fu notato anche dagli autori dello show televisivo di Stephen Colbert che chiese alla band:” Perché non provate a farlo davvero per la nostra trasmissione?”. «” E dove troviamo tutte quelle sfere?” fu il mio primo pensiero. Negli anni ne ho collezionate alcune, otto o nove, alcune le avevo lasciate in giro per il mondo senza portarmele dietro durante i tour, e alcune erano anche danneggiate. Un paio di altre sfere le avevano probabilmente proprio nei magazzini dello show perché c’eravamo stati una decina di anni prima e anche Colbert si era esibito con me dentro una sfera. E poi abbiamo iniziato a setacciare eBay, ma molte le trovavamo in Cina e con il virus le spedizioni erano lente e problematiche. Alla fine dopo varie settimane ne abbiamo rimediate abbastanza per realizzare un video con un po’ di amici per il Colbert Late Show. Ci chiedevamo:” Chissà se avrà ancora senso, magari sarà passata l’emergenza quando andrà in onda”. Ovviamente non era passata e il video è venuto bene, lo hanno mostrato durante il programma, seguitissimo, e ha iniziato a fare il giro del mondo. E sempre più persone ci chiedevano: “Perché non organizzate un concerto intero così?”. E quindi un po’ alla volta ci siamo procurati altre sfere, le abbiamo fatte fare apposta per noi. E dove le fanno? In Cina, ovviamente, il che ha reso tutto più complicato. Ma alla fine ne abbiamo circa 120». Per i concerti a Oklahoma City sono previste 100 sfere. In ogni sfera c’è un minikit con una bottiglia d’acqua, lo speaker per l’audio, un piccolo ventilatore, un asciugamano per la condensa e un cartello con due scritte: da una parte” devo far pipì” e dall’altra” fa caldo”. Hanno pensato a tutto, tranne a una cosa: «Non abbiamo registrato il copyright, credo che chiunque potrebbe copiarci l’idea in ogni caso. Ma sarei contento se qualcun altro volesse provare a fare un concerto così. Anch’io a mia volta ho imparato molte cose da altri. Al momento nessuno ci ha chiesto di esportare l’idea, lo facciamo solo a Oklahoma City perché è casa nostra e ci sono le restrizioni per i viaggi. Ma sono contento di poter fare qualcosa, il mondo della musica dal vivo è fermo da troppo tempo e la categoria è in crisi. I grandi artisti possono permettersi di stare fermi, gli altri no. Spero non serva, ma se qualcuno tra qualche mese ci chiederà consigli per poter realizzare un “bubble concert” potremo aiutarlo».