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 2021  febbraio 20 Sabato calendario

QQAN61 Guerra e Pace è fatto di 564 mila parole

QQAN61

Il libro è dedicato ai suoi figli, e muove da una domanda che sembra da bambini: è grande questo numero? Ripetuta cinque volte nella pagina di apertura fa l’effetto degli interrogativi martellanti con cui i più piccoli possono sfinire un adulto. Un grande, anzi – perché qui si tratta di proporzioni. I 7,6 miliardi di umani sulla Terra: è un numero grande? I 4 miliardi di anni dalla comparsa della vita sul pianeta: è un numero grande? Andrew C.A. Elliott, che si occupa di scienze statistiche e incentiva – opportunamente – l’alfabetismo numerico, sparge nelle quattrocento pagine di È grande questo numero?
( Cortina) una manciata di quiz anche piuttosto divertenti. Ma la questione di fondo posta dal suo saggio nasce da un disagio, o meglio, da un’insofferenza: il modo in cui nel dibattito pubblico vengono proposte le informazioni quantitative – dati, cifre – gli pare approssimativo e confuso. E d’altra parte «capire i numeri nei notiziari o sui giornali è essenziale per costruirci un’idea del mondo affidabile». Impresa tutt’altro che facile, se la confidenza con i numeri è limitata; e anche laddove ci fosse, non è detto che trafficare con quelli più grandi significhi averne «una comprensione intuitiva». Tuttavia, tornando ancora ai bambini, il fatto che adorino dimostrare di saper contare fino a cento e oltre, ci dice qualcosa sulla fascinazione per le cifre imponenti.
Quanti pesci ci sono nel mare? Quante stelle ci sono in cielo? Al di là delle risposte specifiche – avverte Elliott – occorre, più astrattamente, «sapere se una certa quantità equivale a un numero grande o a un numero piccolo, a seconda del contesto». Mettere le mani avanti e sussurrare qualcosa come «la matematica non fa per me» non è ammissibile.
Più di quanto crediamo, abbiamo un senso innato per i numeri, che si annebbia proprio quando crescono: quando da migliaia diventano milioni, miliardi, e poi bilioni, trilioni…” Mille” riesci a immaginarlo, a visualizzarlo, ma un bilione? Elliott ci aiuta a individuare strategie, a lavorare sulla rappresentazione visiva, sullo spazio, a misurarlo, a riconoscere aree, volumi; a spingere l’immaginazione indietro nel tempo, a domare un numero grande «confrontandolo con uno di riferimento noto in un modo molto particolare: dividendolo per quel numero e creando così un rapporto». L’autore pesca esempi e cifre, spesso sorprendenti, da ambiti diversi – le parole che compongono Guerra e pace ( 564mila), i posti dello stadio degli Yankee o di quelli del campo da cricket di Melbourne, le sinapsi del cervello umano e la massa d’acqua nei Grandi Laghi del Nord America o quella della cometa di Halley, la distanza di Plutone dal sole, il diametro del nostro gruppo locale di galassie ( circa ottanta volte la larghezza della Via Lattea, 10 milioni di anni luce). E davvero riesce, pagina dopo pagina, a dilatare la capacità immaginativa di chi legge, perché la posta in gioco è proprio l’ampiezza del pensiero. Quanto sappiamo pensare in grande. E questo ha una ricaduta sulla nostra consapevolezza di cittadini: La matematica è politica, dice nel suo fortunato pamphlet pubblicato da Einaudi Chiara Valerio; e Elliott a modo suo conferma, quando si domanda se riusciamo a dare il «giusto peso» ai grandi numeri legati alle questioni globali; a leggere, interpretare e ancora prima immaginare le cifre che ci parlano degli assetti economico- finanziari degli Stati, il Pil e il debito pubblico, della demografia; riconoscere simmetrie e asimmetrie, misurare le disuguaglianze, ovvero «misurare come viviamo». Il che implica responsabilità etiche e politiche, obiettivi, azioni concrete. L’informazione ci rovescia addosso numeri di ogni sorta, che finiscono per intorpidirci, per paralizzarci, per farci sentire impotenti. Trovare «una strada nella selva dei grandi numeri», sostiene Elliott, è anche una questione di qualità della vita, e dunque di felicità.
A volte, a conferma del risvolto poetico dei numeri, si resta quasi ipnotizzati da piccoli, curiosi inventari. Per esempio, la scala di numeri di popolazioni animali. Da cui si evince il numero delle foche mangia- granchi, dei bufali d’acqua, dei canguri grigi orientali e dei cinghiali nani, che sono pochissimi. I caprioli siberiani si attestano sul milione di unità. Gli asini, intorno ai quaranta milioni di esemplari, ma per fortuna sono conteggiati solo quelli a quattro zampe.