Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  febbraio 20 Sabato calendario

Periscopio

Il governo Conte ha brandito gli strumenti tipici dello stato di guerra, senza nessuna dichiarazione di guerra. Renato Farina. Libero.
Parole tante. Dichiarazioni di intenti, quote, proclami. Alla prova dei fatti, poi, la sinistra non porta alcuna donna al governo. Zero, dal Pd e da Leu. È tristissimo, antistorico desolante, ma è così. Concita de Gregorio. la Repubblica.

Non sono un ottimista a 18 carati. Perché vedo ciò che succede nel mondo. Se in questi giorni c’è stata una rivolta che ha messo a ferro e fuoco alcune città della pacifica Olanda, immaginiamo cosa può accadere in Italia. Ernesto Galli della Loggia, storico (Maurizio Caversan). La Verità.

Il miracolo che Draghi potrebbe compiere è di dare finalmente all’Italia una destra ragionevole e normale. Alain Minc, consigliere di molti presidenti francesi. Le Monde.

L’arduo compito del governo politico è evitare di sabotare il governo tecnico. Vignetta di ElleKappa. la Repubblica.

Da imprenditore, per rilanciare il lavoro, specialmente quello dei giovani, al governo Draghi non chiedo agevolazioni o aiuti. Quello che chiedo è di battere sul tempo la pandemia, vaccinando, non 60 mila persone al giorno, ma mezzo milione. A noi basta non essere ostacolati, dalla burocrazia, prima di tutto. Alberto Balocco, presidente e a.d. dell’azienda dolciaria fondata dal nonno nel 1927. Agenzia LaPresse.

Il momento fatale per Conte fu la tre giorni degli Stati Generali. Quel professore che dilatava i titoli e truccava il curriculum universitario si vestì infatti da uomo solo al comando, fastoso come Berlusconi, spavaldo come Renzi, sapiente nelle promesse e nel Rinvio come Andreotti e «nazionalista» come Salvini nell’esibizione dei titoli italiani, da padre Pio al tricolore nella cravatta, dalle dichiarazioni d’amore per la Patria identificata con se stesso, sino alla «bellezza ci salverà» quando definì Villa Pamphili la sua «location», non opera d’arte, luogo della memoria, parco, ma «location» il fondale per la cerimonia del nuovo potere, il set cinematografico e la scenografia rococò del populismo italiano cinematografico. Insomma il suo momento fatale arrivò quando perse la modestia, la furbizia del provinciale che sapeva farsi sottovalutare. Francesco Merlo. la Repubblica.

La musica è cambiata per me perché Gianni Agnelli è morto e Berlusconi si è dileguato. I giornali, anche a destra, si sono irreggimentati. E le mie vignette sulle alcove del Cav non sono piaciute. Giorgio Forattini, disegnatore satirico (Giancarlo Perna). Libero.

Nessuno avrebbe pensato che dalle tute blu e dalle felpe, il segretario della Cgil, Maurizio Landini, sarebbe passato all’auto blu. Anzi, a due auto blu. Ha fatto infatti comperare al suo sindacato due Audi A6, nere e nuove di zecca che saranno a «disposizione del segretario». Molto più delle Passat con cui girellava per comizi il suo predecessore, Susanna Camusso. Francesco Specchia. Libero.

Non esco e così questo 2020 è diventato un anno sabbatico, anche perché io non sopporto l’idea di lavorare con le mascherine. Meglio non lavorare. Nella prime due edizioni del programma A raccontare comincia tu (dedicato a interviste/chiacchierate con personaggi dello spettacolo, ndr) ho passeggiato e sono andata in tram con la Littizzetto; con Loretta Goggi ci siamo divertite come due matte sulla macchinetta del golf. Io gli incontri seduti tutti immobili non ce la faccio a farli. Raffaella Carrà (Maria Volpe). Sette.

Il 70% delle donne manager non fa figli. Il problema quindi è fare in modo che tutte le donne che assumono responsabilità possano anche fare i figli e gestire una famiglia. Luciana Castellina (Concetto Vecchio). la Repubblica.

Il mio suono è quello che nasce dal mio violoncello nel posto perfetto, dove non c’è acustica né l’aiuto sonoro che c’è nelle sale da concerto. È suono purissimo, che si unisce a quello del vento, del silenzio, a volte degli animali. E nient’altro. Ho passato la vita a cercare il suono puro, sia nei luoghi all’aperto che negli strumenti. Mario Brunello, violoncellista (Roberta Scorranese). Corsera.

Mio padre morì nel 1980. Fu colto da una brutta influenza, che lo indebolì molto. Rimase assopito per mesi in un dormiveglia. Un giorno spalancò gli occhi e, vedendoci attorno al letto, chiese stupito: «Siamo tutti morti?». Poi mi fece cenno di avvicinarmi e sussurrò: «No l’è che voia morìr, ma móro e no gh’è gnente da far. Mi dispiace, perché pensavo di andarmene a 84 anni». Invece non ne aveva ancora compiuti 80. Arrigo Cipriani (Stefano Lorenzetto). l’Arena

Ora il tram numero 1, curvando dolcemente, s’infila in via Tommaso Grossi. Scendiamo, papà? La Galleria, uguale. Il Duomo è più chiaro. Tu forse lo ricordi ancora nero di fumi. Nell’aria irrespirabile di Milano guardavi noi bambini e sognavi di riportarci a Parma, dove ancora allora si giocava a pallone per strada, e nei cortili. Ma, mi dici, quasi in una preghiera: andiamo in via Solferino. Risaliamo via Bigli, stretta, solitaria, e il rumore dei passi sul porfido, mi accorgo, è solo il mio. Ma il cane si volta, ad aspettarti. Marina Corradi, scrittrice. Gazzetta di Parma.

Fenoglio manda un suo manoscritto a Italo Calvino, alla Einaudi, e quello non ci mette molto a riconoscere il talento di quel langarolo allampanato, ruvido, con la pelle butterata e il naso da Cyrano, affetto da una leggera balbuzie, però affascinante, «con una faccia da West». E a scrivere non balbetta: anzi. Ha un italiano secco, asciutto, dritto come una fucilata: un lingua che dell’inglese ha perso i vocaboli, ma trattiene il ritmo. Un paio di esempi. Il suo debutto, I 23 giorni della città di Alba, inizia con un attacco perfetto, che sembra una raffica di Sten: «Alba la presero in duemila il 10 di ottobre, e la persero in duecento il 2 di novembre dell’anno 1944». Gli altri partigiani nel frattempo non erano caduti, spiega Fenoglio: erano alla Fiera di Dogliani «dove sparavano ai tirassegni, taroccavano le ragazze, bevevano le bibite e riuscivano con molta facilità a non sentire il fragore della battaglia di Alba». Niente melassa attorno alla Resistenza. Maurizio Pilotti. Libertà.

Appena incominciai ad andare in giro da solo, mia madre mi raccomandava: «Mino, stà attento alle biciclette». Tu andasti in Arabia per la guerra nel Golfo e tua madre e io ti raccomandammo di stare attento ai missili di Saddam Hussein. Non è mica così facile passare in una sola vita dalla pedivella ai missili. Guglielmo Zucconi, La scommessa. Rizzoli, 1993.

Devo tutto me stesso alla mia volontà. Mi sarò sempre immensamente grato. Roberto Gervaso.