il Fatto Quotidiano, 18 febbraio 2021
QQAN93 QQAN40 Le vacanze dei grandi
QQAN93
QQAN40
Lo scrittore britannico Evelyn Waugh rievocava così suoi anni Venti del Novecento: “Si viaggiava perché ci veniva naturale. Sono contento di averlo fatto quando era un piacere”. Un passatempo ancora per pochi eletti. Ma almeno era un orizzonte plausibile, non chiuso a chiave come gli impianti sciistici la cui riapertura è stata di nuovo procrastinata. Il paradosso, il supplizio della mente è questo: oggi che potremmo farlo tutti a buon mercato, che il viaggiare è diventato democratico e popolare, il mondo è fermo e brama che i vaccini ci rispediscano in giro per le ferie o un weekend lungo. Solo l’estate scorsa ci ha concesso scampoli di new normalità, tra rimpianti e autodafé.
Non ci resta così che struggerci di reminiscenze, sfogliando album fotografici in jpg con selfie, ripensando ai nostri viaggi recenti che paiono lontanissimi. I capodanni, le fughe romantiche, i voli low cost, le crociere, i tropici, i resort di charme, gli chalet, i campeggi, i pullman organizzati, le pensioncine, i villaggi e i pacchetti turistici, le settimane bianche, gli assalti agli ombrelloni e alle città d’arte. Vacanze bloccate, l’unica costante in un tourbillon di varianti.
Quando si dice il progresso non rettilineo: un secolo fa, per una fetta della popolazione era normalissimo spostarsi per diletto. Un libro appena uscito, La moda della vacanza (Einaudi), scritto da Alessandro Martini e Maurizio Francesconi, ci ricatapulta in quell’epoca, raccontando la genesi e l’esplosione del viaggio moderno. Un’età dell’oro databile dal 1860 al 1939, in cui le élite europee, le sole a poterselo permettere, hanno lanciato canoni di gusto e tendenze vorticando da Parigi a New York, dal ristorante à la page all’imperdibile mostra o prima teatrale. Aristocratici e borghesi, cocottes e giocatori d’azzardo, teste coronate e spie, diplomatici e dandy. Un demi-monde smanioso e cosmopolita, in movimento geo-edonistico perpetuo.
Le nuove località turistiche divennero entità sovrannaturali e svelenite, ben diverse dallo scenario dickensiano della città industriale. Ecco le promenade e i giardini, i kursaal e le sale da ballo, i mega-casinò. I battesimi dei Grand Hotel internazionali, forniti di ogni comfort, tecnologia e lusso. I dépliant pubblicitari e le cartoline illustrate. Stilisti e architetti a briglia sciolta. Il trionfo delle stazioni termali, che cambiarono pelle, assumendo le sembianze di scintillanti città d’acque proto-globali. Dall’inglese Bath alla belga Spa, dove nel 1888 si tenne il Concours de beauté, la prima gara di bellezza della modernità. Dalla tedesca Baden-Baden, dove soggiornarono Victor Hugo e Fedor Dostoevskij, alla boema Marienbad, buen retiro di Goethe, Freud e Kafka. Senza dimenticare la francese Vichy, quartier generale alternativo di Napoleone III, o le 108 località termali censite nel 1894 dalla Guide des thermes et bains d’Italie.
In parallelo scoppiava la febbre delle stazioni balneari, nel Nord Europa (Brighton nel Regno Unito, Ostenda in Belgio) e poi sui lidi mediterranei. Il boom della Costa Azzurra. I costumi e i bagni in mare, che da eccentricità si trasformarono in usanza collettiva. La consacrazione della montagna, d’inverno oltre che d’estate, con l’avvento dello sci e dell’alpinismo. Il contatore svizzero schizzò dai 40 mila turisti del 1848 ai 4 milioni della vigilia della Grande Guerra. Le alte quote sfrondate di un côté spiritico millenario, gli alberghi, le seggiovie e le funivie sold-out. Il mito di St. Moritz, bazzicata da un’icona iconoclastica come la Marchesa Casati. La scoperta dell’esotismo: il Sol levante, la Terrasanta, le piramidi ora raggiungibili tranquillamente. Il culto dell’Orient Express: dalla Ville Lumière a Costantinopoli in meno di due settimane, il soffitto in cuoio di Cordova, le tende in velluto genovese. Ci salirono, tra i tanti, a parte re, regine e Agatha Christie, Josephine Baker, Coco Chanel ed Ernest Hemingway. Le “ottave meraviglie del mondo moderno”, i transatlantici come il Normandie.
Il viaggio nel viaggio moderno non poteva che concludersi alle porte della Seconda guerra mondiale. Dopo sarebbe arrivato il turismo a noi tuttora contemporaneo, quello di massa. E adesso tutti in smart travelling da casa. Ma questa è ancora un’altra storia, che speriamo finisca presto.