Il Sole 24 Ore, 18 febbraio 2021
La Serie A e la crisi della Lega sui diritti tv
L’Aventino non è di quelli derubricabili. La diserzione di nove club (Bologna, Crotone, Genoa, Sampdoria, Sassuolo, Benevento, Spezia, Torino e Roma) che ha fatto saltare l’assemblea di ieri – all’ordine del giorno la scelta fra Sky e Dazn per l’aggiudicazione dei diritti audiovisivi per il triennio 2021-24 – è nei fatti la prova di una profonda spaccatura in Lega, venutasi a creare sull’asse diritti Tv-fondi di private equity. E come nella migliore tradizione della Confindustria del pallone, tutto si intreccia fino a creare grovigli che è anche eufemistico definire come difficili da districare.
Ora le diplomazie sono al lavoro. L’assemblea è stata rinviata a un giorno della prossima settimana – martedì o mercoledì – e, come riferisce al Sole 24 Ore un presidente di lungo corso, «dopo il Far West di questi giorni, ora è arrivato il momento di sedersi a un tavolo e ragionare per una soluzione». Non sarà semplice. «Spiace riscontrare una differenza di vedute tra i club in un momento così importante. Soprattutto dopo che per mesi siamo riusciti a collaborare con successo, creando le condizioni affinchè l’asta dei diritti televisivi domestici raggiungesse un ottimo risultato» ha commentato ieri il presidente della Lega Serie A Paolo Dal Pino che si è detto però «certo che presto verranno superate le divisioni che hanno creato questa situazione».
L’orizzonte, ci tiene a chiarire Dal Pino evidenziando la volontà di andare a fondo nella partita, è di lungo termine con davanti «quattro anni per rilanciare insieme la Serie A e riportarla a una leadership in Europa, come merita il nostro calcio». Ma come superare l’impasse? Al Sole 24 Ore replica chiaro che «prima dobbiamo chiudere l’assegnazione dei diritti Tv. Il progetto fondi è strategico, è per il futuro del sistema calcio, ma sarà affrontato solo dopo la fine dell’asta».
Intanto Sky e Dazn stanno duellando senza esclusione di colpi. La media company di casa Comcast l’altroieri ha scritto alla Lega e ai presidenti mettendo sul piatto un anticipo da oltre mezzo miliardo entro tre giorni dall’eventuale assegnazione. La risposta di Dazn è affidata a una lettera in Lega, in cui la mossa di Sky è stata bollata come «offerta tardiva» oltre che «un pericoloso precedente per la Lega Serie A» e una proposta con cui «Sky sta sostanzialmente offrendo alla Lega Serie A una somma che effettivamente appartiene a quest’ultima». Il riferimento è al fatto che nei 505 milioni sono compresi anche 130 milioni dell’ultima rata dello scorso campionato non pagata e oggetto di controversia fra Sky e la Lega.
Mossa che non deve essere rimasta inosservata al Tribunale di Milano visto che ieri, pur non entrando nel merito che sarà discusso l’8 giugno, è stata ordinata l’esecuzione provvisoria del decreto ingiuntivo contro una Sky che si è detta «non sorpresa», ma che ora dovrà comunque versare 130 milioni.
Quanto ai fondi, l’alleanza con i private equity non è ancora tramontata. La Lega Serie A, di fatto, al momento è spaccata in due fronti: sette club, capitanati da Juventus e Inter, assieme ai contrari della prima ora (Lazio e Napoli) e a Fiorentina, Atalanta, Verona avrebbero voluto votare ieri stesso per l’assegnazione in favore di Dazn: mossa finalizzata a mettere fuori gioco anche i private equity. Il presidente della Lazio Claudio Lotito resta il più strenuo oppositore all’accordo, tanto che starebbe guardando anche a una soluzione alternativa, come una linea di prestito di qualche grande fondo specializzato, fra cui il già noto Fortress e Apollo.
Teoricamente i fondi di private equity potrebbero contare su 13 voti a favore, ma il numero non basta all’approvazione del termsheet per il quale sono necessari 14 voti. Bisognerebbe convincere qualche club, attualmente contrario all’accordo, a cambiare idea: si guarda a Atalanta e Fiorentina.
In alcuni recenti incontri sarebbe poi emersa anche la riflessione di alcuni presidenti pronti a chiedere ai private equity un miglioramento della proposta, anche alla luce delle offerte, inattese nella loro entità, di Sky (750 milioni annui) ma soprattutto di Dazn (840 milioni) e tali da far interrogare se sia conveniente (o meno) a proseguire la strada con i fondi.
Nel frattempo, la cordata di questi ultimi (Cvc, Advent e Fsi) si tiene alla finestra. Dopo i miglioramenti degli ultimi mesi all’offerta da 1,7 miliardi per il 10% della media company, non sembrano disposti a ulteriori ritocchi. Il grande tema all’orizzonte per i private equity è quello della rischiosità dell’investimento: anche se si dovessero ottenere i 14 voti in assemblea necessari a ratificare il termsheet, quale potrebbe essere la tenuta di un investimento dove diversi partecipanti all’operazione sono contrari? Il rischio è quello di continue contrapposizioni nella gestione della media company, un pericolo che qualsiasi comitato d’investimenti di un fondo si guarda bene da sottovalutare.