Corriere della Sera, 17 febbraio 2021
La Boschi, Giuseppi e il paracadute
«Ma come: parla lei?» È una settimana che gli elettori di Bolzano e dintorni sorridono della battuta che Maria Elena Boschi si è improvvidamente lasciata scappare davanti all’ipotesi che il Pd e il M5S, nel collegio di Siena liberato da Pier Carlo Padoan, potessero candidare Giuseppe Conte come segnale di apertura a una stagione di alleanze: «Penso sia prematuro parlarne adesso, sentiremo anche i nostri rappresentanti sul territorio. Il destino personale di Conte francamente non è la priorità». Sentire i territori? Cioè? Ascoltare l’opinione degli elettori verso un candidato paracadutato dall’alto?
La prima a criticare l’ex ministra renziana, sgombrando l’ipotesi che si trattasse di un attacco alle donne, tema che l’avvocata di Laterina tira in ballo a ogni puntura di spillo ricevuta, è stata Rosy Bindi in un’intervista ad Antonello Caporale: «Spero davvero che Conte possa essere candidato a Siena, il mio collegio. È una risorsa che non va sprecata. Sono inaccettabili le osservazioni da chi si è fatto paracadutare in Lombardia (la Bonafè nd r) o addirittura a Bolzano (la Boschi ndr)». E meno male che la storica pasionaria della sinistra cattolica non aveva sottomano un’intervista data dalla Boschi al «Dolomiten», il quotidiano tedesco dell’Alto Adige, il 23 febbraio 2018 per rispondere ai dubbi di chi temeva, tra gli elettori democratici italiani e della Svp chiamati insieme a votarla, che la candidata renziana si presentasse lì in Südtirol, dove non pareva esser venuta mai prima neanche in vacanza, solo perché era l’unico posto in cui aveva la certezza di venire eletta dopo le polemiche su Banca Etruria.
«Gli altoatesini possono fidarsi del mio impegno di rappresentare in Parlamento loro e le loro istanze», diceva, «possono anche fidarsi della mia capacità di lavorare e della mia disponibilità di non interrompere questo dialogo dopo le elezioni». Testuale. Quanto sia durato quel «dialogo» lo dicono un po’ tutte le testimonianze, tutti gli archivi dei giornali locali e l’Ansa bolzanina: poche visite e sempre più rare di cui due (due!) dopo la nascita di Italia Viva. «Praticamente non è venuta mai, manco fossimo lontani come la Luna», racconta tra gli altri Arnold Tribus, direttore di Tageszeitung, «Pensa un po’: l’ho votata anch’io. Mai più».