La Stampa, 17 febbraio 2021
Arisa racconta come ha iniziato
[...] Arisa, ci racconta i suoi inizi?«Con Giuseppe (Anastasi, cantante e autore, incontrato al Cet di Mogol) andai a vivere a Roma, in via della Pisana. Stavamo con altri due ragazzi, separati solo da una porta a soffietto, mangiavamo riso in bianco anche per tre settimane di fila. Due scappati di casa, lui con la passione di scrivere e cantare, io di cantare. Lui trovò posto in un ristorante, io facevo l’estetista. Proviamo ad andare a Sanremo - ho detto io - o la va o la spacca. A quel tempo c’era SanremoLab: lui, che è siciliano, diceva che era "un festival per picciriddi", ma l’ho convinto e abbiamo presentato due pezzi, scritti da lui, uno cantato da lui, uno da me. Un suo amico, premio della critica nel 2008 (Frank Head, ndr) ci pagò l’iscrizione, passai solo io. Non la presi benissimo, un po’ perché mi godo poco i momenti felici, penso già a quanto mi costeranno, un po’ perché temevo di perdere il posto. Giuseppe era arrabbiato: è l’occasione che aspettavamo da una vita e tu piangi? Ma io sapevo che le coppie in questi casi vanno in crisi».
Avevate ragione entrambi: la vostra vita è cambiata, ma l’amore è finito.
«Sì, con Sincerità vinsi tra i giovani: gli occhialoni, c’è o ci fa? Tornai l’anno dopo con le Sorelle Marinetti, Ma l’amore no, e Lino Patruno nella serata delle cover, bellissimo. Poi, quando già cominciavo a fare i primi cambiamenti estetici, con Max Pezzali nel 2011, La notte nel 2012, nel 2014 Controvento, nel 2015 valletta, nel 2016 Guardando il cielo, bellissimo, l’ha scritto Giuseppe, che scrive canzoni che dicono qualcosa, e questo è fondamentale per me. Nel 2019 Mi sento bene: l’ultima serata avevo la febbre a 40, meno male che mi sentivo bene! Ora torno ed è come quando fai un incidente e devi riprendere a guidare».
Ha dimenticato di dire che nel 2014 il Festival l’ha vinto.
«Dentro di me non festeggiai quella vittoria perché ero preoccupata per quello che sarebbe successo dopo. Sapevo già che non sarei potuta crescere, ero lì con uno staff in cui non credevo, stavo per cambiare tutto perché c’erano dinamiche personali che non andavano bene. Ed ero una ragazzina ingenua, frastornata da quello che sentivo intorno».
Infatti ora ha una sua casa discografica, Pipshow.
«Mi faccio aiutare da professionisti, è un passo importante, dovuto anche alla voglia di crescere, di prendersi le proprie responsabilità, e non sottostare troppo ai gusti di chi paga. Faccio le mie canzoni, quelle che mi piacciono, qualcuno fischierà, qualcuno gioirà».