Lei è l’unico a conoscerla bene.
«Beh, all’inizio della sua carriera era un po’ chiusa nel suo mondo, senza tante relazioni sociali. Questo valeva anche per sua sorella Venus».
E questo ha ingenerato equivoci.
«Forse, ma bisogna capire da dove Caccia al trionfo n.24 Serena Williams, 39 anni e 23 Slam vinti. Tra gli uomini Novak Djokovic batte Zverev 6-7, 6-2, 6-4, 7-6, in semifinaletroverà il qualificato russo Karatsev. Stamattina, alle 9.30, Nadal contro Tsitsipas (diretta tv su Eurosport) provenivano e in quale mondo si inserivano le ragazze: un mondo fatto di bianchi al 99%. E con un padre che aveva sofferto in passato, loro mentore. Ma questi erano gli inizi, ora il papà non è più così presente e le due ragazze, diventate donne, si sono aperte al mondo e alle relazioni sociali».
Qual è la difficoltà di allenare Serena? E le differenze uomini-donne?
«Il lavoro di allenatore è lo stesso, ma la gestione dei maschi e delle femmine è diversa, la psicologia completamente diversa. I maschi hanno un ego forte e quindi hanno bisogno di una figura forte che gli stia davanti. Invece le ragazze hanno un bisogno diverso, di qualcuno che stia loro accanto per farle sentire bene».
E riguardo a Serena?
«La difficoltà è che lei ha una grande personalità e che qualche volta è difficile da leggere: basti pensare che ancora oggi, dopo dieci anni, combatto per capirla al 100%. E mi ritengo un buon lettore delle persone, ma lei ha una grande capacità di sfuggire agli altri e di riuscire a sorprenderli. È intelligente, furba, non parla molto e le piace avere il controllo della situazione. Con lei non puoi mai mettere il pilota automatico, devi sempre stare sul pezzo, attento e concentrato».
Poi c’è questo maledetto Slam da vincere per il record.
«Questo è il motivo per cui gioca ancora a tennis, nessuno lo nega e quello è il suo obiettivo. Ma non un’ossessione, almeno io penso che non lo sia. Certo, è una fonte di stress ma leiquesto lo sa. Ma gioca perché si è dataun obiettivo enoncredo abbiaun approccio diverso rispetto al passato».
A prescindere dalla realizzazione del record di Slam oppure no, alla fine quale sarà stato il suo messaggio, la sua eredità?
«Lei ha aperto una grande porta in un mondo che era composto completamente da bianchi. È stata una piccola eccezione in questi ultimi 20 anni. La sua eredità è avere oggi Coco Gauff, Madison Keys, Sloane Stephens. Probabilmente senza Serena non sarebbero qui oggi. E se nella mia Academy oggi ho molti ragazzi africani con ottime prospettive è anche grazie a lei. Ma non è solo questo: ha cambiato il gioco — insieme a Venus — lo ha reso molto più professionale e fisico, e ha mostrato a tutte le donne che il tennis è lo sport perfetto per loro, anche dal punto di vista della visibilità sociale ed economica. La sua eredità è enorme».
Una leader completa .
«Sì, il suo messaggio è andato oltre il tennis, mostrando una ragazza sempre orgogliosa di se stessa nonostante fosse sottoposta a una pazzesca esposizione mediatica. Lei è sempre andata avanti con i suoi principi, facendo una forza delle origini africane».