ItaliaOggi, 16 febbraio 2021
Anche in Germania ci sono i furbetti dei vaccini
L’esperienza a volte è una trappola. Ho scritto che in Germania si è sicuri che nessuno ti passi avanti nella fila in attesa del vaccino, e mi sono sbagliato. Anche se dopo anni di permanenza tra di loro avevo perduto molti pregiudizi buoni e cattivi. Soprattutto in provincia, per paura del Covid, chi pensa di valere più del prossimo riesce a ottenere la dose che non gli spetta. C’è una scusa buona: alla fine della giornata alcuni dei prenotati non si presentano, le dosi scongelate andrebbero perdute, e si usano per altri, per i poliziotti o i vigili del fuoco. Giusto. Invece in nove Länder su 16, denuncia la Dpa, l’Ansa tedesca, chiamano gli amici, o gli amici degli amici, o qualcuno che è meglio favorire, il sindaco, l’assessore, il capo locale del partito, il prete o il pastore protestante.
I religiosi devono restare in contatto con i fedeli, ma rischiano quanto la commessa al supermercato, o il corriere di Amazon che arriva a casa nostra con il libro che ci permette di vincere il lockdown. A Halle sono sotto accusa il sindaco Bernd Wiegand (senza partito), e dieci consiglieri comunali, a Hennef è passato avanti il borgomastro Mario Dahm, 34 anni, socialdemocratico, in Baviera il vescovo di Augsburg Bertram Meier, e il suo vicario, a Cottbus il sindaco Holger Keivh, cristianodemocratico. I colpevoli si trovano in ogni partito, all’Est e all’Ovest, nel protestante nord e nel cattolico sud.
Il programma per i vaccini è stato stilato ai primi di gennaio. Nella prima fascia sono inclusi quanti hanno più di 80 anni, e il personale sanitario. I politici arrivano in quinta fascia, la penultima. Saranno importanti, non indispensabili. Almeno su Frau Merkel non mi sono sbagliato. Attende ancora la sua dose. Compirà 67 anni a luglio, quindi è in terza fascia, benché come cancelliera abbia una erhöhte Prioritat, una priorità molto elevata.
I contagi diminuiscono ma non è il momento di abbassare la guardia, i morti ogni giorno sono il doppio che in Italia, nonostante che il sistema sanitario sia il migliore d’Europa. Che cosa accade ai primi della classe? Non è una certezza, solo un sospetto, i tedeschi si sono fidati della presunta perfezione teutonica, delle vecchie virtù prussiane, come dicono loro.
Hanno tardato a ordinare i vaccini fino a quando non fossero autorizzati dalle autorità sanitarie competenti, poi hanno creduto che bastasse prenotare e pagare milioni di dosi dalle «case» per riceverle alla data promessa. Non ce l’hanno fatta. Come mai, non sono tedesche come noi? Quando la situazione si fa seria, anche i tedeschi diventano poco seri, come gli italiani, almeno così pensano a Berlino o ad Amburgo. Non si rispetta la fila, e ci si ribella agli ordini, che per i prussiani è un peccato mortale. O lo era. Domenica a Berlino, una splendida giornata di sole a otto sotto zero, sono dovuti intervenirei gli elicotteri della polizia per ordinare dall’alto a centinaia di incoscienti che pattinavano sui laghi di tornare a riva. La superficie ghiacciata era troppo sottile, bastava un’occhiata per capirlo.
Frau Angela non riesce a farsi ascoltare dai sedici primi ministri delle regioni. Tutti insieme, ognuno per sé, preoccupati dei voti dimenticano il buon senso: apriamo tutto, parrucchieri, scuole, ristoranti, alberghi, l’economia viene prima della salute. Alla fine dell’ultimo tormentato vertice, lei ha alzato le braccia: «Non ho diritto di veto, fate come volete, non mi prendo la responsabilità di una terza ondata. Sarà colpa vostra».
La Germania è uno Stato federale. La cancelliera non ha un potere assoluto, si fa tagliare i capelli da un’amica, resta in coda al supermercato. Io mi vaccinerò a metà marzo, Frau Doktor Angela Merkel a giugno. Lascerei il mio posto a mia moglie, ma lei non vorrebbe, anzi si offenderebbe. Comunque non è possibile. L’ordine è ordine in Prussia, anche per un indisciplinato siciliano.