la Repubblica, 15 febbraio 2021
La logistica per battere il virus
Se c’è una parola oggi di grande attualità è: logistica. Si tratta della “attività volta a garantire il funzionamento di un sistema, in modo tale che le risorse necessarie siano disponibili nella quantità, nel luogo e nel momento richiesti”.
Senza la logistica l’operazione della vaccinazione contro il Covid 19 – dove, chi, come – non potrà funzionare nel modo migliore e con gli effetti sperati. La parola è di origine greca: “(arte) computistica”. La dobbiamo a un barone svizzero il generale e scrittore militare Henri Jomini, d’origine italiana, che servì sotto Napoleone I e poi passò nell’esercito russo. Fu coniata nel 1845 per indicare quella “branca dell’arte militare che tratta le attività relative ai rifornimenti, trasporti e movimenti”. Con la nascita degli eserciti moderni e l’uso delle armi da fuoco, fu necessario approntare una struttura ulteriore per reggere lo sforzo bellico.
Da allora la logistica si è così evoluta che, non solo oggi riguarda ambiti sempre più ampi della vita collettiva, ma interessa da vicino tutti noi poiché ogni giorno ci districhiamo in mezzo a problemi di spostamenti, trasporti e rifornimenti: casa, lavoro, automobile, cibo, supermercato, viaggi, vacanze, ecc. Ora che la distribuzione sembra prevalere sulla produzione, o almeno creare maggiori profitti, cosa altro è Amazon se non logistica elevata all’ennesima potenza? Prima di lui, nel 1943, il fondatore di Ikea, Ingvar Kamparad, aveva intuito l’importanza che avrebbe avuto l’automobile nel permettere gli spostamenti delle persone lontano dai paesi e dalle città, e dunque dai negozi tradizionali, e insieme lo sviluppo della pratica del self service, messa a punto negli Stati Uniti tra le due guerre da Sylvan Nathan Goldman, un negoziante che nel 1936 ha inventato a Oklahoma City il carrello da supermercato. Amazon è l’inverso di Ikea, dal momento che grazie al web la logistica ti serve direttamente a casa, e non abbiamo neppure più bisogno di prendere la macchina o il carrello per fare gli acquisti. Qualche anno fa è stato ritrovato e pubblicato un quaderno, Notes on costruction of Empire State Building, testo senza autore, dove sono raccolti in perfetto ordine i dati tecnici e quantitativi della costruzione, le spiegazioni della complessa logistica dell’edificio, le fotografie dei materiali e degli strumenti, i grafici, i consuntivi, le note economiche, e altro ancora. Si tratta di un testo affascinante perché, mentre descrive questa macchina impersonale che organizza la salita e la discesa di uomini, l’installazione di mense e la distribuzione di paghe settimanali, evidenzia anche le tecniche di distribuzione del cemento, di assemblaggio dei pilastri, di montaggio delle facciate, e nel contempo rende manifesta una incredibile poesia dei numeri e delle tabelle che lascia incantati per l’ordine, la chiarezza, ma anche la complessità dei problemi affrontati e risolti. Il grattacielo di New York è stato probabilmente il primo edificio costruito con il metodo del generale svizzero. Il management project, come ora viene chiamato, è un formidabile strumento di razionalizzazione che, oltre a consentire agli eserciti di vincere le guerre, in tempo di pace riguarda la struttura portante di gran parte dell’industria. La frase chiave della nostra epoca l’ha pronunciata uno degli architetti della società che costruì l’Empire, William A. Starrett, nel miglior libro tecnico sulla costruzione dei grattacieli, pubblicato nel 1928: “La costruzione dei grattacieli è l’equivalente più prossimo della guerra in tempo di pace”. Metafore belliche a parte, la guerra al virus si potrà vincere solo con una buona ed efficace logistica.