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 2021  febbraio 14 Domenica calendario

QQAN30 Gelsomina, Cabiria e altre 100 Masina

QQAN30

Esce il 20 febbraio in occasione del centenario della nascita, il libro di Gianfranco Angelucci dedicato a Giulietta Masina, festeggiando così, un anno dopo Fellini, la sua metà, il suo «doppio». Giulietta si è sempre chiamata Masina, dire Giulietta Fellini chissà perché non suona, anche se poche volte due persone sono state così unite, tanto da inseguirsi anche nell’aldilà a meno di cinque mesi di distanza, dal 31 ottobre 1993 al 23 marzo 1994. 
Masina agli inizi
Prima di quattro figli, Giulietta «espatriò» dal paesino di novemila anime dove era nata il 22 febbraio 1921, San Giorgio di Piano (Bologna), a Roma dalla zia. Qui conduce un’infanzia tranquilla borghese, le elementari in casa, le medie dalle suore Orsoline e Canossiane. Tutto nel perimetro dell’educazione bon ton di una bambina degli anni del fascismo, che non giocava con le bambole ma preferiva inventar commedie, ballare, andare al cinema e commuoversi per le sorti dei Miserabili e delle Due orfanelle, pregando la zia di un abbonamento al teatro dell’Opera. In un camerino conobbe Pirandello coltivando un sogno teatrale diverso dall’avanspettacolo e dal varietà che fu il pane di Fellini.
Con le Orsoline Masina si mise in luce interpretando operette, Goldoni e continuando con l’attività amatoriale dove recitò testi di Thornton Wilder, Tagore e Pirandello: in All’uscita iniziò a fare una prostituta, segnando un lungo destino cinematografico. Lavora con Turi Vasile, diventa la prediletta di Brancati, è amica di Proclemer, Panelli, Gassmann, Caprioli che le fu testimone di nozze.
Masina innamorata
Appare quello spilungone capelluto di Fellini, disegnatore al Marc’Aurelio e battutista per il varietà. Lo incontra alla radio, insieme fanno la rubrica di Cico e Pallina, storie quotidiane di due personaggi poi famosi e proverbiali. Masina era Giulia, diventerà Giulietta per volere del marito girando Senza pietà di Lattuada (1948). Parte il fidanzamento di 9 mesi, il 30 ottobre 1943 si celebra il matrimonio, con mons. Cornaggia e Riccardo Fellini che canta l’Ave Maria. E poi subito al teatro Galleria, al varietà con Sordi, che ferma lo show quando entrano i novelli sposi.
Masina Gelsomina
La Gelsomina della Strada, che inizia la Trilogia della Grazia, è il personaggio che resta attaccato alla Masina. Anche i cuori più aridi si commuovono al refrain di Rota; il 27 marzo 1957 arriva il primo Oscar, si contano 50 premi e la storia trasloca su «Topolino», diventa un fotoromanzo, un balletto. Giulietta fu definita una Charlot al femminile e lei spiegava sempre che Gelsomina, Zampanò e il Matto sono tre lati di un’unica persona. A Venezia bagarre, poi Leone d’argento.
Masina Cabiria
Il personaggio della prostituta di buon cuore Cabiria, con la mantellina a quadri e le sue illusioni no stop, nasce come un piccolo ruolo profetico, che la Masina accettò non senza magone, nello Sceicco bianco. Sarà un altro di quei personaggi eterni che assediano il cuore del pubblico e sarà un altro Oscar, 1957. Pensare che De Laurentiis, marito produttore, spingeva per la Mangano.
Masina borghese e gelosa
L’educazione, il temperamento, l’origine familiare della Masina erano di chiara estrazione borghese e a volte la vita coniugale con Fellini poteva sembrare molto strana: una casa bella ma normale, una moglie che faceva polpette e pasta e fagioli, non disdegnava il buon vino e nel caso dei soliti ritardi lasciava la cena al marito sul tavolo in cucina. «C’è l’idea che gli artisti debbano vivere in modo assurdo, a me piace vivere come a casa mia anche se con Federico ci sono molte differenze: io amo i viaggi e lui non si muoverebbe mai, mi piace avere ospiti e lui ha sempre l’aria di voler scappar via, io amo la prosa e lui il varietà».
Pazientemente gelosa, faceva finta di non vedere, ma poi si lasciava andare e diceva: «Ogni vent’anni divento una furia». Era difficile far finta di niente di fronte alla relazione del marito con la Paciocca, signora con cui coltivò una seconda famiglia, telefonando a Giulietta decine di volte al giorno.
Masina degli spiriti
Nel film del 1966 Giulietta degli spiriti Fellini gira, nell’apparente calma di Fregene dove avevano una casa, la crisi della moglie borghese che non accetta le corna del marito e fantastica come in una fiaba sul turbamento dei sensi. Un giorno disse a chi scrive: «Ma non crederai che la Giulietta del film sia io, non mi somiglia per niente e mi è pure antipatica. No, si tratta sempre di lui. Federico è Gelsomina, Cabiria, Ginger e rispetto a loro nei film gli uomini non ci fanno una gran figura».
Masina social
L’amore seminato nel pubblico attraverso i due personaggi indifesi e illusi di Gelsomina e di Cabiria porterà la Masina a una doppia carriera. Dal 1969 all’85, dopo 28 titoli, non gira un film, ma diventa un personaggio amatissimo in tv, prima come mamma di Gian Burrasca-Rita Pavone, poi negli sceneggiati di successo, Eleonora nel 1974 (la storia di scapigliatura milanese tra il 1870 e il 1880) e Camilla due anni dopo (squarcio familiare della Seconda guerra mondiale), il primo di Silverio Blasi, il secondo di Sandro Bolchi. Due nomi popolari, cui seguì l’amato compito di rispondere per dieci anni prima alla radio poi sulla «Stampa» alle lettere che le indirizzavano lettori e lettrici: un debutto social condensato nel libro Il diario degli altri.
The End
I primi anni 90 sono gli ultimi e i più tragici. Ritirato l’Oscar alla carriera (famosa battuta dal palco rivolto alla moglie: «Please, Giulietta stop crying...»), Fellini è operato a cuore aperto a Zurigo e poi vittima di un ictus a Rimini. Vive gli ultimi mesi in una condizione di mezza paresi, con un braccio fermo come un asparago, diceva. Giulietta, da tempo segretamente malata di tumore, va a trovarlo ma Federico intuisce la verità vedendola con un foulard in testa. Decide una fuga romantica e si fa portare a Roma, invitando Giulietta a un pranzo. Poi le cose si complicano, Federico entra in coma ma resiste fino allo scadere del 50° anniversario di nozze. Il giorno dopo, il 31, muore a mezzogiorno mentre le campane di Roma iniziano a suonare.