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 2021  febbraio 14 Domenica calendario

Il manuale del buon suprematista

Dopo l’assalto al Congresso di Washington il 6 gennaio e mentre si consuma l’ultimo voto (assolutorio) in questi giorni sull’impeachment di Donald Trump, l’estrema destra americana – quella ribelle – cerca nuove rotte per superare la tempesta. Forse i più duri possono ispirarsi al passato, a un «manuale» scritto nel 1983 e pubblicato nel 1992 da Louis Beam. Veterano del Vietnam, diventato dirigente del Ku Klux Klan in Texas, ha rilanciato: la soluzione è la resistenza senza capi. Una riedizione dello studio del colonnello Ulius Amoss, pensato nel 1962 nel timore che i comunisti prendessero il potere in America. Atmosfere da Alba rossa, il film dove un manipolo di giovani tiene testa all’invasore sovietico-cubano. Ieri paventavano il pericolo comunista, ora temono l’invasione latina da Sud.

Il testo di Beam, ormai in pensione e taciturno, contiene riferimenti che si adattano al momento caotico. Il governo – afferma subito – «è la principale minaccia alla vita e alla libertà delle persone», coloro che si battono contro la repressione «devono prepararsi a modificare, adattare e alterare il loro comportamento». E per cominciare lascino perdere le «menti deboli», puntino, invece, sulla «qualità dei partecipanti», evitando il contatto con i giornalisti. È importante mimetizzarsi, camuffarsi, ossia apparire agli occhi dell’opinione pubblica come associazioni normali, potabili, approvate.
Nell’analisi del texano l’Fbi teme soprattutto la «potenzialità» del singolo. «La lotta sta rapidamente diventando una questione di azione individuale – osserva – con ciascuno dei partecipanti che prende la decisione, nella quiete del suo cuore, di resistere con tutti i mezzi possibili. È difficile sapere che cosa faranno gli altri, perché nessuno conosce veramente il cuore di un altro uomo».
L’ideologo sconsiglia di ricorrere a un sistema piramidale, troppo esposto. Può essere debellato, demolito dalle forze di sicurezza, infiltrato dalle autorità. Ecco allora la riedizione della «cellula fantasma» elaborata dal colonnello Amoss e molto prima – ricorda Beam – dai rivoluzionari americani, i patrioti che gettarono nelle acque di Boston il carico di tè. Erano dei comitati, capaci di agire in modo autonomo.
Alla base c’è «la resistenza senza leader, i gruppi e i singoli operano indipendentemente l’uno dall’altro, nessun riferimento a un capo o al quartier generale per istruzioni; diventa una responsabilità dell’individuo acquisire le caratteristiche necessarie e le informazioni su che fare». Il fine ultimo è «sconfiggere la tirannia dello Stato» e pertanto i membri «tenderanno a reagire a eventi oggettivi attraverso le tattiche della resistenza». Ma come passano le parole d’ordine? Soluzione: «Organi di informazione come giornali, pamphlet, computer, che sono ampiamente disponibili a tutti, tengono ogni persona informata sugli eventi, consentendo una risposta pianificata che assumerà diverse variazioni. Nessuno deve impartire direttive ad alcuno. Idealisti dedicati alla causa della libertà agiranno quando sentono che il tempo è maturo, o prenderanno spunto da altri che li precedono».
È un meccanismo operativo agile, che sfrutta l’emulazione. Il teorico lo scriveva in un’epoca dove la comunicazione non era rapida quanto quella attuale. Basti pensare all’infinità di piattaforme disponibili. I social, le radio, il web, i canali alternativi diventano strumenti formidabili nelle mani dei «ribelli» e di una struttura che non vuole concedere punti di riferimento al governo. «L’ultima cosa che i curiosi federali (Fbi, ndr) vorrebbero, se avessero la facoltà di scegliere, sono migliaia di micro-cellule fantasma che gli si oppongono. È una situazione da incubo per l’intelligence di un governo» deciso a conoscere «tutto quanto è in suo potere sugli oppositori».
È enfatico, Beam, però centra un problema investigativo reale. Secondo lui gli investigatori «hanno bisogno di un unico punto su cui focalizzare la loro rabbia».
Processato e assolto – come ha sottolineato in un articolo il «New York Times» – l’ex Grand Dragon del Ku Klux Klan è stato un precursore. Infatti aveva proposto di comunicare con i Commodore 64, ma molti non lo avevano preso sul serio, manifestando scetticismo. E invece aveva visto lontano. Lo stesso scetticismo aveva accompagnato la possibilità di adottare il modus operandi delle cellule prive di un vertice. Eppure raccontano che Timothy McVeigh, autore della strage di Oklahoma City (aprile 1995, 168 morti), suprematista convinto, avesse letto la risoluzione strategica di Beam, così come l’altro libro di riferimento, i Diari di Turner, romanzo di William Luther Pierce uscito nel 1978 con lo pseudonimo di Andrew Macdonald (con il titolo La seconda guerra civile americana in Italia lo ha pubblicato Bietti nel 2015).

È significativo che siano stati i jihadisti a riconoscere l’efficacia della formula. Il siriano Mustafa Nasr Setmarian, alias Abu Musab al Suri, ha redatto negli anni Novanta una «enciclopedia» che ruota attorno a un concetto-chiave: nizam la tazim, ovvero «sistema e non organizzazione». Il terrorista islamico lascia libertà operativa ai mujaheddin, non servono comandanti, ci penserà la casa madre a rivendicare. Ed è quello che accadrà in seguito, copiato dai seguaci di Osama, dall’Isis, dai simpatizzanti che hanno visto il Medio Oriente solo su internet. Setmarian parlava conoscendo bene la platea e soprattutto avendo vissuto in Europa, da qui l’elaborazione di testi, video e lezioni diffusi online. Di lui si sono perse le tracce, notizie lo danno inghiottito da un carcere della Siria, altre in libertà vigilata. Il suo status di faro resta invariato, magari è solo trascurato da quei militanti che hanno poca pazienza di leggere le sue lunghe elaborazioni.
La breve deviazione dal tema estrema destra serve a rammentare la pericolosità di certi fenomeni e scritti. Possono apparire astratti, teorici, ma diventano all’improvviso d’attualità, ripescati da chi cerca una rivincita andando oltre Donald Trump. I profili dei neo-ribelli sono poco omogenei, ci sono i miliziani, ma anche molte persone comuni, non inquadrate, provenienti da dozzine di contee. C’è voluta la profanazione del Congresso a Washington per suscitare la reazione della Legge. Massiccia.
Louis Beam, una vita fa, suggeriva: «Fate in modo che la notte che verrà sia piena di migliaia di punti di resistenza. Come la nebbia che si forma quando le condizioni sono buone e si dissipa quando non lo sono, così deve essere la resistenza». La minaccia di questi gruppi può essere a tratti velleitaria, schiacciata dagli arresti. Serve un contrasto deciso ed equilibrato. Perché rischia di essere un errore enfatizzarla, ma un disastro sottovalutarla.