Il Sole 24 Ore, 14 febbraio 2021
Le regate da 400 milioni
Nel novero dei grandi eventi sportivi globali la Coppa America di vela ha una caratteristica unica: nel suo giro d’affari – che per l’edizione di Auckland 2021 si stima in 45 milioni di euro – i diritti televisivi hanno un peso limitato. Nel più antico trofeo velico al mondo le tv infatti contano meno rispetto ai contributi degli enti locali per l’allestimento dello spettacolo agonistico. Fu così quattro anni fa a Bermuda, quando il governo dell’arcipelago atlantico investì 60 milioni di euro, e si è ripetuto anche stavolta, grazie ai 35 milioni di euro di fondi pubblici che l’esecutivo neozelandese e il comune di Auckland hanno erogato per la realizzazione dell’evento, i cui organizzatori, altro unicum nel mondo sportivo, sono gli stessi attori protagonisti. È proprio da quest’ultimo aspetto che deriva la peculiarità del modello di business.
A mettere in piedi lo show agonistico di questi bolidi senza motore, ma capaci comunque di volare sulle onde a oltre 90 chilometri orari grazie agli innovativi foil, sono infatti il defender, ossia Emirates Team New Zealand, e il primo degli sfidanti, cioè Luna Rossa Prada Pirelli. In particolare, tramite la società ACE (America’s Cup Event Ltd) i kiwi governano la Coppa America vera e propria, vale a dire la sfida finale tra il detentore e il vincitore delle regate di qualificazione, in calendario dal 6 marzo, mentre il consorzio italiano sovrintende, tramite la società COR36 (Challenge of Record 36, che impiega una trentina di persone), all’organizzazione della Prada Cup, in scena in questi giorni tra Luna Rossa e i britannici di Team Ineos (la barca italiana ha vinto le prime due regate), il cui vincitore contenderà la brocca d’argento ai padroni di casa. L’America’s Cup non ha quindi un promotore (come può essere Liberty Media per la Formula Uno), né un intermediario che commercializza i diritti media e marketing. Ne scaturisce che l’obiettivo dei team coinvolti sia raggiungere la maggiore audience televisiva nei cinque continenti, non tanto per incassare introiti dalla vendita dei diritti, quanto per garantire visibilità agli sponsor personali sfoggiati sulle imbarcazioni. Da qui il fatto che la Coppa in Italia sia trasmessa sia su RaiDue sia su SkySport e che la raccolta dagli sponsor della manifestazione sia inferiore rispetto a quella condotta in prima persona dai team. Si giunge quindi al paradosso che il giro d’affari dell’evento – al quale non contribuisce il botteghino, essendo gratuito l’ingresso nel villaggio e al porto, nel quale l’importo dei diritti tv è alimentato principalmente dai network neozelandesi e i proventi per l’iscrizione dei team sono limitati, essendo la tariffa pari a 1,5 milioni di euro – è inferiore all’investimento complessivo delle squadre. Non si dispone ancora delle cifre conclusive, ma si sa già che gli importi dichiarati all’inizio subiranno un incremento. Al netto delle voci particolari, l’investimento per ognuno dei quattro partecipanti – oltre ai tre citati, c’era pure American Magic, già eliminato – dovrebbe aggirarsi su circa 100 milioni, cifra alimentata sia dai versamenti dei patron dei consorzi sia dagli sponsor privati, e che copre le spese dell’intera sfida. I neozelandesi di Grant Dalton, il cui valore iniziale veniva calcolato in 60 milioni di euro, hanno meno costi logistici rispetto agli altri, giacché non hanno dovuto eseguire il trasporto delle barche (per il volo cargo dei team europei si stimano 1,5 milioni di euro) e non devono pagare vitto e alloggio ai membri del team, i quali vivono a casa loro. Per gli inglesi di Sir Jim Ratcliffe, proprietario del colosso chimico Ineos, si parlava di un investimento iniziale da 125 milioni, ma la cifra conteneva anche il valore di mercato della base a terra di Southampton, inserita in bilancio tra le immobilizzazioni materiali. Inoltre, dopo che Ineos ha acquistato un terzo della Mercedes di Formula Uno, sarà più complicato contabilizzare nel bilancio della spedizione velica la ricerca e lo sviluppo effettuati dagli ingegneri della stella d’argento. Per Luna Rossa, guidata da Patrizio Bertelli, alla sua quinta avventura in Coppa America, l’investimento iniziale era stimato in 65 milioni. Contattato dal Sole 24 Ore il team ha sottolineato che solo al termine della campagna sarà stilato il bilancio finale. Prada è anche Title sponsor della competizione tra gli sfidanti e Presenting sponsor dell’America’s Cup.