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 2021  febbraio 14 Domenica calendario

Celina Seghi, 101 anni da regina

Peccato non aver potuto festeggiare i cent’anni per la pandemia, ma il 6 marzo saranno 101 e stavolta lei vuole proprio spegnere le candeline. Celina Seghi, la pioniera dello sci alpino italiano, potrà godersi un pranzo in famiglia, truccata con delicatezza, con il rossetto e lo smalto sulle unghie come è sua abitudine. Una diva che non tramonta, a dispetto dell’età. «La paura del Covid - racconta il nipote Nicola, che custodisce i suoi ricordi - ci ha costretto a organizzarle una bolla. Stiamo molto attenti, anche se lo scorso settembre approfittando di un calo del virus l’ho accompagnata ad un evento del Panathlon in suo onore, ed era felicissima».
Celina, la prima campionessa, ultima di nove figli e cresciuta sulle piste dell’Abetone, non ha staccato mai dallo sci e non si è persa l’inizio dei Mondiali di Cortina. La sua località del cuore, dove il 4 febbraio del 1941 vinse l’oro iridato in slalom. Una gioia effimera perché quello straordinario trionfo venne cancellato. La manifestazione fu «derubricata» per l’assenza forzata di nazioni importanti come Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti a causa della Seconda Guerra Mondiale. Un Mondiale fantasma che ancora tormenta Celina Seghi. Lei, da combattente, non ha mai accettato la decisione della federazione internazionale, tanto che la mente torna spesso a quel successo «rubato».
«Sono sempre arrabbiata - racconta - . Che dispiacere, mi hanno tolto il titolo ma è stata una grande ingiustizia perché in quel Mondiale c’erano tutte le atlete più forti». Poi sull’amarezza prevale l’orgoglio sportivo e il ricordo per un trionfo storico, con quei 5" di distacco inflitti alla rivale per eccellenza, la tedesca Christl Cranz che arrivò in Italia forte delle due medaglie d’oro vinte alle Olimpiadi di Garmisch nel 1936. Una Lindsey Vonn dell’epoca. Per Celina, comunque, il Mondiale del 1941, nel quale vinse anche l’argento in combinata, conserva un significato profondo. È anche una lezione di vita: «Chissà quanto è difficile gareggiare oggi con la paura del virus. Ma i giovani devono resistere, senza rinunciare ai sogni. Io ho fatto così. Il mio Covid era la guerra. Mi salvò la forza della speranza».
Ecco il messaggio dell’indomita signora delle nevi, che ancora oggi si concede il lusso di dedicarsi alle passeggiate. «E noi in famiglia - aggiunge il nipote - la consideriamo campionessa del mondo, perché così è. La zia ci ha raccontato più volte nei dettagli quel campionato. I Mondiali di Cortina allora rappresentavano anche una parentesi di leggerezza in un periodo difficile, con la guerra. Quel campionato entusiasmò il paese, c’era un grande coinvolgimento».
Le vittorie e l’amore per Cortina, la località che più di ogni altra ha scritto pagine importanti dello sci al femminile, è il fil rouge che unisce le grandi stelle della neve in un incrocio di momenti storici diversi. Qui, in tempi ben più recenti, hanno dominato le regine della velocità, dall’austriaca Renate Goetschl a Lindsey Vonn, l’americana "assopigliatutto" che non ha mai resistito al fascino della Perla delle Dolomiti. «In un mondo ideale avrei voluto gareggiare nella discesa di questi Mondiali - ha raccontato l’americana -. Purtroppo a causa degli infortuni ho dovuto chiudere in anticipo la carriera». Ultima, in ordine di tempo, Sofia Goggia che ha pianto tutte le sue lacrime per l’infortunio che le ha impedito di essere al cancelletto di partenza sull’Olympia delle Tofane e di godersi quel panorama mozzafiato che non teme confronti.