La Stampa, 14 febbraio 2021
Il centenario di Giulietta Masina
Concluso l’anno del centenario felliniano inizia l’anno della Masina. A cui probabilmente non dispiacerebbe ritrovarsi per una volta sola al centro del quadro, disgiunta dall’ingombrante figura del geniale marito. Ma come si può parlare di Giulietta senza parlare di Federico? A legare indissolubilmente i loro nomi c’è il mistero di un matrimonio che, a dispetto di infedeltà, contrasti caratteriali, tentazioni di fuga è durato 50 anni, spezzato solo dalla morte emblematicamente avvenuta a pochi mesi di distanza; e c’è il mistero di una complicità artistica radicata in qualche parte profonda di entrambi.
Nata a San Giorgio di Piano il 22 febbraio 1921, all’età di sei anni Giulia Anna si trasferisce a Roma (i motivi restano poco chiari) presso la zia Giulia Sardi, vedova colta a facoltosa che prende molto a cuore l’educazione della nipote. Giulia compie gli studi presso il Collegio delle Orsoline che pratica una didattica aggiornata; ed è nel teatrino della scuola che ottiene i primi consensi. Mentre frequenta la facoltà di Lettere, viene scritturata dal Teatro Guf (Gruppi universitari fascisti, siamo nel 1941), e il suo nome appare in svariati spettacoli. Eclettica, duttile, viene notata da Silvio D’Amico che la vorrebbe all’Accademia d’Arte drammatica, però la zia è irremovibile, la laurea prima di tutto (si diplomerà nel 1945 con una tesi in archeologia cristiana).
Così Giulia continua gli studi e nel frattempo si diverte a lavorare nella compagnia dell’Eiar, dove nell’autunno 1942 fa la conoscenza di un giovanotto alto e magro. Si chiama Federico Fellini, collabora alla rubrica Il Terziglio con radio scenette che hanno per protagonisti due giovani sposini, Cico e Pallina; e all’apparire della ragazza rimane folgorato perché gli pare di trovarsi di fronte Pallina in carne ed ossa. Un fidanzamento lampo e il 6 giugno 1943 i due si sposano. Con stupore degli amici, i quali si chiedono come mai Federico, notoriamente attratto dalla donna giunonica e formosa, sia approdato su un pianeta femminile tanto diverso; e come mai abbia scelto di rifugiarsi fra pareti coniugali tanto borghesi.
In effetti Giulietta o Giuliettina è una moglie all’antica che si prende cura della casa, ama cucinare (le polpette sono una sua specialità); ed è pragmatica e realista quanto Fellini è immaginifico ed errabondo. E tuttavia Federico ha captato in lei un’essenza ancestrale, arcaica, fiabesca che gli è visceralmente ed artisticamente congeniale.
In La strada (1954), Gelsomina con la sua bombetta sfondata, la palandrana, lo sguardo ingenuo, il trucco da pagliaccio, è un personaggio di purezza quasi angelica, vittima designata del maschio primitivo Zampanò e tramite della di lui redenzione. Premiato con l’Oscar il film rispecchia le dinamiche «uomo prevaricatore/ donna sottomessa» alla base forse del loro stesso matrimonio, ma Federico, oltre che in Zampanò si identifica in Gelsomina; e Giulietta con medianica sensibilità traduce sullo schermo la struggente nostalgia di innocenza che il personaggio rappresenta. Nel seguente Cabiria (Oscar 1957) con il suo bolerino di piume di struzzo, la sua vulnerabilità e la sua capacità di rialzarsi ogni volta dalla polvere, la prostituta del titolo è una Gelsomina meno simbolica e più terrena, ma altrettanto spiritualmente incontaminata. Mentre nel 1965 Giulietta degli spiriti, storia di una crisi coniugale che sfocia nella finale presa di coscienza della protagonista, riflette un difficile momento della coppia, ma anche i problemi esistenziali di Federico, il suo tentativo di esorcizzare la barbarie incombente abbandonandosi al mondo magico; e l’attrice ancora una volta eccelle nel dare corpo ai fantasmi del marito pigmalione.
Vent’anni dopo, l’epilogo di questo straordinario itinerario artistico sarà Ginger e Fred, in cui Masina divide la scena con quell’altro alter ego felliniano che è Marcello Mastroianni: entrambi incantevoli. Ora, non è che l’attrice non abbia fatto altro, ma si tratta di pochi titoli, fra cui due serie tv ben accolte: avrebbe avuto successo in una carriera autonoma? Oppure è stato Federico con le sue arti di mago a tirarne fuori la poesia e a darle fama planetaria? Durante una loro trasferta in Giappone nel 1990, Fellini commentava divertito di aver scoperto che la moglie era «più famosa di Paperina!»; all’uscita dell’albergo a Londra i fan la chiamavano Gelsomina (Jasmine); e dopo aver visto la strada Chaplin l’ha definita «Femme-Chaplin», che è meglio che ricevere l’Oscar.