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 2021  febbraio 13 Sabato calendario

Cento anni di n. 5

Anni 20. Il sole di mezzanotte del Circolo Polare e la freschezza dei laghi inebriano e ispirano il maestro profumiere della corte russa Ernest Beaux di ritorno da una campagna militare. Quel ricordo, impresso nella memoria dell’uomo, lo porterà a creare un mito: il N°5. Sarà un lungo percorso tra aneddoti, testimonial famose, dichiarazioni e frasi che consegneranno alla storia un profumo, tra i più venduti e unici al mondo,realizzato utilizzando, per la prima volta in una fragranza, le aldeidi, composti di sintesi che hanno la proprietà di esaltare le note a cui vengono associati. Un’architettura olfattiva inedita racchiusa in un flacone sobrio che, ancora oggi, dopo 100 anni, è un cult.
È il 1921, periodo di fermento nel mondo culturale parigino, si affacciano Stravinsky, Picasso, Breton. Mademoiselle Gabrielle Chanel si immedesima nella nuova realtà: accorcia le gonne, impone i pantaloni, lancia la moda dei capelli corti. E perché non pensare ad un profumo? Un qualcosa che resti nell’aria, che sappia di Coco. E che cancelli i ricordi di certi odori, odiati, della sua infanzia e del primo fidanzato che l’aveva lasciata. Un profumo, sì, compagno importante e fedele per la garçonne di quegli anni folli. Dopo non passerà giorno in cui i portieri del Ritz, dove mademoiselle risiedeva, non profumassero di N°5 i saloni e la grande scala che conducevano al suo appartamento privato, non appena dall’atelier di rue Cambon ne segnalavano l’arrivo.
Come nella couture, Coco si mette in testa di sovvertire gli ordini. Ha un’idea: una fragranza pulita e lineare come i suoi famosi tailleur. «Voglio un profumo da donna con l’odore di donna». È quello che chiede a Beaux,il maestro profumiere con laboratorio a Grasse, incontrato durante un soggiorno in Costa Azzurra. Ed è qui, in questa cittadina, centro della profumeria francese dal diciassettesimo secolo, che nasce N°5, il primo creato da una sarta. Mademoiselle, rompendo la tradizione dell’epoca, che amava i «mono-floreali», immagina un profumo proprio come un vestito, vale a dire costruito. «Sono un artigiano del cucito. Non voglio la rosa, il mughetto, voglio un qualcosa di composto».
Beaux, ricordando le sensazioni provate al Circolo Polare, immagina un’architettura olfattiva senza precedenti. Un bouquet in cui unisce ottanta essenze naturali e sintetiche: rosa di maggio, gelsomino, ylang ylang, sandalo che si mescolano, per la prima volta nella storia,con le aldeidi, che sublimano la fragranza e la proiettano la profumeria nell’era moderna.
Ad accompagnarlo non un nome poetico, come andava di moda allora per tutte le creazioni, ma un semplice numero. A metà tra portafortuna e superstizione: si dice che il numero facesse riferimento al quinto campione presentato da Beaux, ma il cinque era anche il numero che mademoiselle, legata ai segni zodiacali e ai simboli, scelse come suo numero portafortuna: le sue sfilate si svolgevano il 5 (febbraio e agosto) e lei le seguiva sempre seduta al quinto scalino. «Il tappo sfaccettato e i suoi contorni – raccontano alla maison – richiamano quelli di Place Vendôme che Gabrielle Chanel contemplava dal balcone della sua suite dell’Hotel Ritz di Parigi».
Anticipando i tempi, nel ’37 Coco diventa la prima testimonial a cui seguono star come Lauren Hutton, Catherine Deneuve e molte altre. E poi arrivano la sensualità di Marilyn Monroe che dice di andare a dormire indossando solo due gocce di N°5 e l’iconicità di Andy Warhol che immortala il flacone in più opere. Infine la consacrazione a «opera d’arte», nel 1959, quando viene esposto al Museum of Modern Art di New York.
Cent’anni dopo la sua creazione, con una formula gelosamente custodita ma anche reinterpretata da «nasi» come Jacques e Olivier Polge, questo potere olfattivo sensuale è rimasto intatto.