la Repubblica, 13 febbraio 2021
Le tattiche degli operatori dei call center
La raffica molesta del marketing telefonico imperversa come prima, peggio di prima.
Inestirpabile, tetragona ad ogni forma di dissuasione, come le zanzare nelle zone paludose. Colpiscono, per la loro insensatezza, i due postulati che il molestatore di turno (malpagato, poverello o poverella: ma non è mica colpa mia) usa per attaccare discorso, prima che tu riesca a chiudere la chiamata con il classico «grazie, non mi interessa».
Il primo postulato è: signor Michele, da oggi entra in vigore il mercato libero. Ma come? Ma se è da vent’anni almeno che ci è stato annunciato, con squilli di tromba e sventolio di bandiere, che i monopoli sono finiti, che possiamo scegliere tra dieci aziende, cento soluzioni, mille contratti, come è possibile che abbia ancora da venire, il mercato libero? Ma quanto ci mette, ad arrivare sul serio? In quante tappe è previsto, il suo glorioso avvento?
Il secondo postulato è: signor Michele, le proponiamo un contratto più conveniente (luce, gas, telefono, acqua, internet, tacchi dadi e datteri, come dicevano Cochi e Renato: niente sfugge). La cosa veramente incredibile è che, a proporti un contratto “più conveniente”, spesso è la stessa compagnia con la quale hai un contratto già in corso. Mi stai dicendo, dunque, che prima mi avevi fregato? Che mi telefoni perché lo scrupolo morale ti leva il sonno? E soprattutto perché mai, di mese in mese, dovrei firmare un nuovo contratto “più conveniente”? Il senso della vita è aggiornare il contratto del gas? Perfetta, in questo senso, la risposta che un mio amico (non facoltoso) ha dato, con istintiva genialità, alla centesima telefonata: «Mi scusi, ma io preferisco da sempre i contratti poco convenienti».