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 2021  febbraio 13 Sabato calendario

Rosina fu ammazzata dal nipote e dalla figlia

Macerata. Avevano studiato la messinscena in ogni dettaglio, una rapina in casa finita con l’uccisione di una donna di 78 anni, Rosina Carsetti, morta soffocata nella sua villetta di Montecassiano, nel Maceratese. Gli inquirenti veramente non ci hanno mai creduto, mentre la ricostruzione marchia i familiari dell’anziana vittima dell’accusa più grave, moralmente oltre che giuridicamente, per una figlia e per un nipote: aver ammazzato deliberatamente una persona, azione compiuta dal ventenne Enea Simonetti, dando esecuzione al piano ordito da sua madre Arianna Orazi. Entrambi sono stati arrestati dai carabinieri, rispondono di omicidio volontario premeditato aggravato.
L’uccisione della donna risale al tardo pomeriggio della vigilia di Natale, ma l’idea di liberarsi di lei data almeno una settimana prima, quando, con un messaggio su Instagram al figlio Enea, Arianna si informa su come cancellare le chat. La versione della finta rapina gli inquirenti non se la sono mai bevuta anche perché lo stesso Enea, interrogato tutta la notte dopo l’omicidio, all’alba è crollato ammettendo che la rapina era un’invenzione e che era capitato un incidente mortale tra madre e figlia, provocato da quest’ultima. Sollecitato comunque dalla mamma a insistere a oltranza con la storia della rapina, il ragazzo è stato rimproverato aspramente da lei, nonché invitato a ripetere la versione fasulla «fino alla morte».
Rosina Carsetti dunque è morta strozzata dal nipote, un’operazione che richiede almeno cinque minuti, anche se «i rapporti deteriorati della figlia con la madre», citati come motivo della furia fredda della donna, sono un eufemismo rispetto alla gravità del delitto. Il terzo uomo è il marito della vittima, il 79enne Enrico Orazi, che sarebbe stato al corrente del disegno criminale ma non vi ha preso parte. È comunque indagato a piede libero. Quanto al motivo che ha portato il nipote a trasformarsi in un assassino, lui stesso ha spiegato di «aver aderito alla messinscena di nonno e madre per amore delle uniche persone a cui voleva bene», come ha riferito il procuratore di Macerata, Giovanni Giorgio.
Anche questo non un argomento efficacissimo, ammesso che possano essercene, per strangolare a sangue freddo la propria nonna, delitto cui si è detto estraneo fin dall’inizio. Ma la freddezza è emersa anche nei familiari, che sarebbero dovuti essere sconvolti dalla morte violenta della congiunta e invece, elemento che ha molto colpito gli inquirenti, fin dal primo momento «non hanno speso neanche una parola per la vittima». Che poi ci fossero problemi fra l’anziana e il resto della famiglia, i carabinieri lo hanno scoperto in fretta: a ottobre scorso Rosina era stata aggredita dalla figlia e si era rifugiata a casa di un’amica, prima di rivolgersi a un centro antiviolenza di Macerata che l’aspettava per una consulenza legale il 29 dicembre, appuntamento al quale la donna non è potuta arrivare.
Il lavoro degli inquirenti ha portato alla luce tanti elementi di disagio fra le mura domestiche, fra cui i limiti imposti alla donna per i soldi da gestire da sola. Per l’accusa, Rosina sarebbe pure stata convinta dal nipote a intestargli la villetta in cambio della promessa di poter disporre nuovamente dell’auto, che le era stato proibito di usare. Un quadro logico, quello abbozzato dagli investigatori, che ha fatto piazza pulita della traballante ricostruzione fornita dai familiari, quella del rapinatore che si sarebbe portato via 2mila euro nel silenzio più assoluto dei cani in giardino, perlomeno insolito nel caso un estraneo si introduca nella casa cui montano la guardia. —