il Fatto Quotidiano, 13 febbraio 2021
Il boss dei casalesi Pasquale Zagaria esce dal carcere per fine pena
Questa volta il presunto rischio Covid non ha alcun ruolo. Il boss del clan dei Casalesi, Pasquale Zagaria, è uscito dal carcere per fine pena, ricalcolata al ribasso perché gli è stata riconosciuta quella che si chiama “continuazione”. Intorno alle 18 di ieri, ad aspettarlo fuori dal centro clinico del carcere di Opera (Milano) c’erano la moglie e le figlie. Zagaria, considerato la mente economica del clan capeggiato dal fratello Michele, era tornato al 41-bis il 22 settembre. Cinque mesi prima aveva ottenuto i domiciliari dal tribunale di Sorveglianza di Sassari, dove era detenuto, sempre al 41-bis, perché, secondo i giudici, le sue condizioni di salute e le terapie a cui doveva sottoporsi lo sovraesponevano al rischio Covid. Lo hanno, però, mandato a casa, nel Bresciano, in piena zona rossa. Quei domiciliari a Zagaria furono facilitati anche da una serie di lacune del Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che portarono alle dimissioni forzate del direttore Francesco Basentini, responsabile anche di una controversa circolare nelle carceri, che è stata usata come pretesto dagli avvocati di diversi boss. Ma a concedere decine di domiciliari per rischio Covid, è bene ricordarlo, sono stati i giudici. Il passo indietro c’è poi stato con un decreto del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, grazie al quale i boss che possono curarsi nei centri clinici dei circuiti carcerari, ora per legge indicati dal Dap diretto da Dino Petralia, sono tornati nei penitenziari. Contro quel decreto si era rivolto alla Corte costituzionale, perdendo, proprio il Tribunale di Sorveglianza di Sassari. Pasquale Zagaria, intanto, era tornato in carcere ma da ieri è un uomo libero per ordine della competente Procura generale di Napoli. Il gip, infatti, sempre ieri, “decidendo in sede di rinvio della Cassazione” cui si erano rivolti gli avvocati Angelo Raucci e Andrea Imperato “ha riconosciuto la continuazione tra reati”, in sostanza, ha ravvisato che dietro i fatti per cui sono state inflitte varie pene definitive c’era un unico disegno criminoso e quindi, per legge, viene riconosciuta la continuazione e si riduce la pena. In questo caso si è passati dal fine pena del 27 agosto 2023 “con decorrenza dal 28 giugno 2007” al fine pena “26 ottobre 2020”, cioè quasi 4 mesi fa. Come si è arrivati a questa fine così anticipata? Tra cumuli delle pene, sconti “automatici” per legge e la continuazione, la prima nel 2018 e la seconda di ieri, la condanna definitiva è passata da 25 anni e 7 mesi a 16 anni e 2 mesi.