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 2021  febbraio 13 Sabato calendario

Prima pagina nera

I polacchi, nell’aprire mercoledì le edizioni online dei loro quotidiani alla mattina, hanno visto solo una pagina in nero. I quotidiani cartacei sono usciti con la prima pagina sempre in nero e vuota. Le tv private della rete Polsat hanno trasmesso sempre uno sfondo nero con la scritta, Qui vedreste il vostro programma preferito. Poi per tutto il giorno hanno mandato in onda vecchi telegiornali, di un mese o di un anno, spiegando: questa è l’informazione che domani potreste avere. La radio Zet ha denunciato: la tassa ci obbligherà a chiudere: «Non c’è paese libero senza media indipendenti». Il più grande quotidiano, la Gazeta Wyborcza ha pubblicato un solo titolo: Media senza scelta, dopo aver distrutto lo Stato di diritto, il governo tenta di liquidare la pubblica opinione.
Con la scusa del Covid, il governo ultraconservatore e nazionalista di Jaroslaw Kazczynski vuole imporre una tassa sulle entrate pubblicitarie fino al 15%, una stangata che porterebbe alla chiusura di diverse Tv e radio private, e di quotidiani e settimanali indipendenti, o li costringerebbe a ridurre di molto la qualità dei servizi, rinunciando a inchieste e reportage, con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro. Tutti i media liberi hanno rivolto un appello comunque all’Unione europea: faremo la fine dell’Ungheria di Orban. A Bruxelles si promette di intervenire per garantire la libertà di opinione, ma si teme che non avverrà nulla.
I privati dovrebbero pagare circa un miliardo di zloty in più, 225 milioni di euro, mentre allo stesso tempo la Tv di Stato, le radio, giornali e riviste controllate dallo Stato, hanno ricevuto un aiuto straordinario di due miliardi di zloty, 450 milioni di euro. Sono cifre che possono sembrare relativamente modeste, ma i media in Polonia sono da tempo in crisi, da anni diminuiscono i lettori e la pubblicità.
Il governo giustifica l’aumento delle tasse con il Covid, si riducono le entrate, e bisogna fronteggiare l’epidemia. In realtà, solo la metà dell’imposta straordinaria andrebbe al ministero della sanità, il resto al sostegno della cultura e dell’identità nazionale, ovviamente difesa secondo Kazcynski dai media che sono fedeli al suo partito, il PiS, Prawo i Sprawiedliwosc, Diritto e Giustizia, fondato nel 2001 insieme con il fratello Lech (scomparso nell’incidente aereo il 10 aprile 2010 vicino a Smolensk).
I media liberi protestano: l’intera entrata fiscale della tassa anti Covid dovrebbe andare a sostenere della stampa libera. Già dopo la vittoria alle elezioni nel 2015, il PiS aveva annunciato di voler mettere ordine nei media, controllati in particolare dalle grandi case editoriali della vicina Germania. Un pericolo per la sovranità nazionale per Kaczynski: «È colpa loro se gran parte dei giovani polacchi è viziata», ha sostenuto. «Per il governo polacco ogni critica è una spina nell’occhio», ha risposto Fran Überall, presidente della Federazione della stampa tedesca (Djv).
Nel 2020, la società petrolifera Orlen ha preso il controllo di venti giornali e 120 settimanali locali, e le delle loro reti internet che hanno 17 milioni di utenti. Inoltre, il ministro della giustizia, il falco del PiS, Zbigniew Ziobro, vuole istituire un comitato per la tutela della libertà di parola, cioè il diritto di limitare il dibattito in internet ed evitare il propagarsi di fake news, con multe fino a 50 milioni di zloty. Per i democratici non sarebbe altro che una censura.
La stangata per il Covid è una vendetta, ha denunciato il direttore di Rzeczpospolita. Vengono puniti tutti i media che hanno criticato l’inasprimento della legge sull’aborto e difeso le migliaia di donne scese in strada a manifestare. La Tv di Stato le ha condannate perché avrebbero facilitato i contagi.