Corriere della Sera, 11 febbraio 2021
Roma-Milano in 30 minuti
Viaggiare veloci come una pallottola, anzi: a bordo di una pallottola. A levitazione magnetica e sparata a 1.200 chilometri all’ora all’interno di un tubo sotto vuoto. Fantascienza? Così è stato detto a Elon Musk, quando l’imprenditore sudafricano ha ipotizzato la tecnologia Hyperloop nel 2014 prendendo spunto dai treni Maglev che viaggiano in Cina e Giappone. Tecnicamente possibile ma folle.Da quando al comando di Virgin Hyperloop è arrivato Jay Walder, il trasporto su terra del domani ha messo un piede nell’oggi. E l’ha fatto anche attraverso un importante contributo italiano.
«Velocità certo, ma anche sicurezza e basso impatto ecologico: abbiamo dimostrato che Hyperloop non è un film o un romanzo».
L’amministratore delegato scelto da Richard Branson, altro imprenditore visionario, per raccogliere la sfida del futuro dei trasporti di merci e persone è un veterano. Jay Walder negli anni ha diretto compagnie cittadine di trasporto pubblico da New York a Hong Kong passando per Londra.
Lo scorso novembre, a due passi da Las Vegas, ha invece dato il via al primo test di una capsula Hyperloop con passeggeri a bordo: 500 metri percorsi a «soli» 400 km/h (a causa della brevità del tragitto). «Abbiamo dimostrato non solo che è possibile ma che è anche sicuro, tema centrale quando parli di trasporti di massa». Walder spiega al Corriere cosa accadrà ora: «Proseguiremo i test con passeggeri in una nuova area dedicata in West Virginia. Sarà un lavoro intenso, di anni, e ci fornirà i riscontri per essere operativi sul territorio americano entro la fine della decade».
Costi
Si stima che per ogni
chilometro di linea
servano almeno
60 milioni di euro
Vagoni sospesi, ma i piedi sono per terra. Alcune tratte sono pronte, almeno sulla carta. Da Chicago a Pittsburgh, per esempio: 742 chilometri in 30 minuti contro le due ore in aereo. L’ottimismo è poi rafforzato dal documento del Dipartimento dei Trasporti della scorsa estate che include il progetto Hyperloop tra le tecnologie di trasporto su cui si muoverà l’America di domani.
Gli Usa non sono poi l’unica prospettiva a medio termine. Il progetto ha raccolto centinaia di milioni di euro in tutto il mondo: si stanno progettando tratte Hyperloop in India, negli Emirati Arabi gli ingegneri sono al lavoro per collegare Abu Dhabi a Dubai in 12 minuti. «Vedo poi sviluppi importanti in Europa, stiamo lavorando a stretto contatto con i responsabili dei Trasporti della Commissione europea», spiega ancora il manager 58enne. «Il piano della Ue per la riduzione delle emissioni inquinanti entro il 2030 deve passare da cambiamenti radicali nel sistema di trasporto».
Chi è certo del futuro europeo della nuova tecnologia è Paolo Barletta, investitore italiano (quello della app salta-code uFirst e del marchio di Chiara Ferragni) che con Alchimia è l’unico socio nel Continente di Virgin Hyperloop. «Il progetto è così complesso da necessitare dei migliori partner tecnologici», spiega l’imprenditore romano di 34 anni. Tra questi anche grandi gruppi italiani. «Leonardo sta lavorando sull’ingegnerizzazione delle capsule, e le prime tratte in Italia le vogliamo realizzare assieme a Ferrovie». Servono competenze d’eccellenza, ma anche tanti soldi: è stato calcolato che per costruire un chilometro di infrastruttura Hyperloop ci vogliono intorno ai 60 milioni di euro. Ma in Italia arriverà, e il nostro sarà tra i primi Paesi al mondo. «Da noi inizieremo, e parlo del 2030 o giù di lì, con tratte brevi: Milano-Malpensa e Roma-Fiumicino da percorrere in meno di 2 minuti. Poi il progetto è costruire una grande metropolitana del Nord, un sistema di tubi che vada da Torino a Venezia con fermate intermedie».
Infine il collegamento italiano per eccellenza, Milano-Roma. Non parliamo certo di domani, ma la suggestione è forte. «A regime ci vorranno meno di 30 minuti», conclude Barletta. «Con costi per il passeggero a metà tra i 70 euro del treno e i 140 dell’aereo».