ItaliaOggi, 10 febbraio 2021
Germania, la parrucchiera sguscia in casa
Non mi taglio i capelli da oltre quattro mesi, a causa del Covid, come milioni di altri uomini. Sono andato dal mio parrucchiere a Trastevere, in una breve vacanza italiana, a fine settembre, quando sembrava di intravedere la luce alla fine del tunnel. Se resisto a rispettare gli ammonimenti di Frau Angela, a primavera assomiglierò a Einstein, almeno nella chioma.Mia moglie è sempre a posto, perché sa far da sola. Lei non arriva a tagliarsi i capelli, tanto sta sempre bene, ma insiste per tagliarli a me. Fidarmi, oppure no? Non assomiglierò a Albert, o a Ludwig van Beethoven o a Franz Liszt, ma a un killer russo? È una battuta, ho fiducia nel talento di Fernanda. Intanto, qui a Berlino, mi salva il gelo, mentre scrivo siamo a meno nove, vado in giro con un berretto di lana che salva le orecchie e la mia estetica.
In Austria hanno cominciato a allentare i freni. I Friseursalon, il francese è più elegante, stanno per riaprire, perché i contagi calano. Tranne in Tirolo, dove i dati restano preoccupanti. Ma per i tedeschi gli austriaci assomigliano troppo a noi italiani, cioè restano superficiali e inaffidabili. A Berlino si resta prudenti, non è il momento di abbassare la guardia.
I coiffeur rimangono chiusi, rischiano il fallimento, e i loro aiutanti sono alla fame. Molti dipendenti, in maggioranza ragazze, lavoravano con la formula dei minijobs, 450 euro al mese, per una quarantina di ore, sempre che abbiano rispettato le regole. Gli aiuti del governo tardano, anche a Berlino non sono perfetti, alcuni hanno diritto a pochi euro, o a nulla se hanno lavorato in nero. Per protesta, nella capitale i saloni hanno deciso di tenere le insegne accese anche davanti alle serrande chiuse. Un disperato grido di aiuto: rischiamo di fallire. A Berlino sono in tremila, 80mila in tutta la Germania.
Presto forse potrò tagliarmi i capelli grazie al Finanzamt, il fisco. Intorno a me continuo a vedere uomini di ogni età dalle chiome in ordine, alcuni sembrano reclute dopo l’intervento del parrucchiere dell’esercito, ma molti che conosco hanno l’aspetto di sempre. Tutto merito delle consorti?
A quanto pare, leggo sulla Berliner Zeitung, e me lo conferma mia moglie informata dalle amiche, i parrucchieri continuano quasi tutti a lavorare nell’ombra, sfidando la legge. Vengono da te con un paio di forbici professionali in tasca, e ti rimettono a posto in bagno. Le tinture per signora si comprano al supermercato o nelle migliori farmacie. Con una visita, salvano lui e lei, perché quasi tutti a Berlino sono unisex. Oppure è il cliente a andare a casa del parrucchiere di fiducia. Le norme consentono le visite tra vicini e amici, purché ci si veda uno alla volta.
Si dice che a cominciare siano stati i turchi (solito pregiudizio razzista?), poi i tedeschi li hanno imitati. La Berliner ha riportato l’intervista con Felix, 36 anni, nome cambiato, che riceve a casa. Pericolo di venire sorpreso? No, se non si esagera. C’è sempre il rischio che ti denunci un vicino, perché qui il cittadino sta sempre dalla parte della legge, almeno è quel che sostengono. o per umana invidia.
«Io ho cinque clienti al giorno, al week end una ventina. Un mio amico e collega arabo ha esagerato», ha confidato Felix, «ha tramutato casa sua in un vero e proprio salone di bellezza, con aiutanti, tagliando capelli alle clienti e ai loro compagni, anche in cantina». È intervenuta la polizia, con una retata, come avveniva al tempo del proibizionismo in America. Se tutti lavorano, perché non autorizzare l’apertura regolare, hanno chiesto quelli del Finanzamt. Così è solo il fisco a perdere gli incassi. Tra il Covid e le tasse chi vincerà? Neanche i tedeschi rispettano la legge quando la situazione si fa seria. Oppure cambiano la legge. «Da me vengono a tagliarsi i capelli di nascosto anche molti poliziotti», ha rivelato Felix, il parrucchiere clandestino.