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 2021  febbraio 10 Mercoledì calendario

Periscopio

Renzi come politico è grandissimo. Prima, a parte D’Alema che per me è come un parente, c’è solo Craxi. Lo statista Renzi, invece, è tutto da dimostrare. Sono però affascinato dal suo gioco. Fabrizio Rondolino, scrittore (Giancarlo Perna). Libero.
Nei banchi del Pd ascoltano eccitati, non trattengono gli applausi. Il capogruppo Andrea Marcucci è un caro amico di Renzi. Con le mascherine ormai abbiamo imparato a interpretare ogni sguardo. E il suo è di miele. Fabrizio Roncone. Corsera.

«Crede che le grandi potenze avranno influenza sulle vicende italiane?». «Meno di un tempo, forse perché siamo più periferici. Semmai ci sarà un’influenza di politici europei, formata da intrecci e conoscenze personali e di partito. Romano Prodi, ex presidente della Commissione europea (Massimo Franco). Corsera.

Fino a due anni, la madre di Vittorio Sgarbi pensava che suo figlio avesse dei problemi perché taceva sempre. Ma quando ha iniziato a parlare – dice – lo ha fatto coniugando da subito i congiuntivi. Alessia Ardesi. Libero.

Per me il presidente Mattarella è un uomo a sangue ghiaccio. Misura le parole, le centellina e starei per dire che le usa come una sorta d’imperativo kantiano. Una, una sola parola definisce esattamente il suo pensiero. E come Alcide De Gasperi, quando ha finito di parlare non ha nient’altro da aggiungere… Le sue parole vanno lette più che ascoltate per farsene una precisa idea. Paolo Armaroli, Conte e Mattarella, sul palcoscenico e dietro le quinte del Quirinale. La Vela editore.

Escludendo i testi scolastici, 4 italiani su 10 non aprono neppure un libro all’anno. Non va dimenticato da dove veniamo: per combattere l’analfabetismo, nel 1960 l’Italia dovette affidarsi alla Rai, al maestro Alberto Manzi e al suo Non è mai troppo tardi. Ma la statistica ricorda quella del pollo nella poesia di Trilussa perché il tasso di lettura al Sud è circa la metà rispetto al Nord. Una spaccatura della società, un’emergenza nazionale. Ricardo Franco Levi, presidente degli editori di libri (Aec) (Stefano Lorenzetto). Corsera.

L’editoria italiana è un mondo fragile ma resiliente. È vero, si legge poco ma, in compenso, si scrive tanto, sui social e non solo. Il libro, invece, esiste ed esisterà sempre. L’unica differenza è che un romanzo oggi dura meno rispetto al passato, pesa meno, fa più fatica a depositarsi nell’immaginario della nazione. Antonio Franchini, editore (Luigi Mascheroni). il Giornale.

Dal 1946, Beppe Fenoglio lavora alla «Marengo vermouth e spumanti», azienda vitivinicola locale per la quale segue le spedizioni internazionali grazie alla conoscenza dell’inglese. La scrittura riempie le pause di quel lavoro, e i vuoti della sonnolenta vita di provincia. Molte delle bozze sono battute in ufficio, usando il retro delle bolle di consegna del «mio despota, l’Asti spumante», come dice scherzando, quasi a giustificarsi della doppia identità. Quando non scrive in ufficio, Fenoglio scrive di notte, a casa, pestando sui tasti della macchina da scrivere nella stanza buona, quella dove si ricevono gli ospiti, «con quelle boccate», racconta la sorella, «avide e appagate di fumatore impenitente, che mi davano la sensazione della sua concentrazione, ma anche della sua infinita lontananza dalla nostra casa». Maurizio Pilotti, Libertà.

Io registro tutte le notti un programma che va in onda su Retequattro, Ieri e oggi in tv di Paolo Piccioli, e fa rivedere tutto quello che è stato trasmesso dal 1980 sui canali Mediaset? Ho archiviato sessanta puntate. Per me batte Techetè, mi dispiace che sia nascosto tra le pieghe del palinsesto notturno, lo trovo splendido, geniale. Nicola Savino (Simonetta Sciandivasci). il Foglio.

«Si dice che se fosse stato meno viveur e meno pigro avrebbe vinto molto di più…». «Questa è una leggenda da sfatare: io non sono pigro, è che mi hanno dipinto così. Il romano, disincantato, accidioso... Ma de che? Certo non ero Borg, ma non farei mai cambio. Non mi allenavo come Vilas, però nemmeno passavo le giornate a poltrire. La verità è che avevo un gioco molto rischioso, da equilibrista, senza margini, che mi richiedeva di essere sempre al cento per cento. E poi avevo tanti interessi, mica solo il tennis. Certo tornassi indietro, sono sincero, alcune cose non le rifarei». Adriano Panatta, tennista (Gaia Piccardi). Corsera.

Se nel primo volume (M. Il figlio del secolo – Dal 1919 al delitto Matteotti), Scurati racconta la violenza e la forza rivoluzionaria del fascismo, in questo M2 (dal 1925 al 1932) racconta gli anni del regime, della dittatura, la tragedia di una nazione che sacrifica l’individuo sull’altare della Patria. Come? Con uno Stato poliziesco che riduce la Storia a cronaca nera o rosa e con il miraggio di un Impero che sarà «collezione di deserti» ma seduce gli italiani e produce orrori. Tradotto in 40 Paesi, M è il miglior vaccino narrativo attualmente in circolazione contro i nuovi populismi: un romanzo europeo dove stile e contenuto si fondono nel discorso indiretto libero, libero perché la voce interiore del Duce è riprodotta senza caporali, costringendoci a farla scandalosamente nostra, libero perché lo sguardo è affrancato da pregiudiziali ideologiche che impedirebbero di raccontare da dentro e senza reticenze, come una lunga ammissione, gli ardori, i furori, gli errori e gli orrori del fascismo. Antonio Scurati, autore di M. L’uomo della Provvidenza (Luca Mastrantonio) Sette.

I miei amici russi dicevano che se avessi avuto bisogno di un carrarmato, bastava andare alla Piazza del Fieno di San Pietroburgo e chiedere al primo che incontravo che, lui magari non aveva, in quel momento, la disponibilità di carrarmati dell’ultima generazione, ma avrebbe chiesto a un altro, che avrebbe chiesto a un altro, che avrebbe chiesto a un altro e,dopo pochissimo tempo, avrei avuto il mio carrarmato, dicevano i miei amici russi. Paolo Nori, La grande Russia portatile. Salani, 2018.

Non esiste vena creativa senza ombre. È come misurarsi con un territorio sterminato nel quale devi mettere dei limiti, necessari. E quei limiti ti ricordano che in fondo, anche quando stai inventato la più fantastica storia di Diabolik o di Tex, stai facendo un mestiere. E a questo oscillare tra la materia infinita della fantasia e la finitezza non ti abitui, non ti puoi abituare. Tito Faraci, scaneggiatore di fumetti (Roberta Scorranese). Corsera.

Mi sono accorto quanto mi amavi, quando mi sono accorto che non mi amavi più. Roberto Gervaso.