Corriere della Sera, 10 febbraio 2021
Il talento di Geppi Cucciari
Alle volte i dettagli sono tutto. La costumista di Che succ3de? ha indovinato gli abiti di scena di Geppi Cucciari: la vestono con personalità, esprimono eleganza misurata, sono perfetti per un preserale. Si vede che Geppi è a suo agio e finalmente ha trovato il suo programma. Il suo agente, il potente Beppe Caschetto, ha saputo (e potuto) trovarle finalmente un programma che esalti la sua dote principale: la battuta pronta.
Per quelle scritte (fantastiche le interviste sottotitolate e reinterpretate) c’è Luca Bottura: uno spirito dentro due corpi. La singolarità del programma di Rai3 è di aver fatto di necessità virtù, sfruttando in senso comico l’inevitabile povertà dell’estetica televisiva ai tempi del Covid. Se il panel degli opinionisti fosse presente in studio o se il collegamento fosse perfetto, il risultato finale sarebbe abbastanza scontato.
Invece la bravura di Geppi consiste anche nello sfruttare gli inconvenienti tecnici, la precarietà dei collegamenti, la «mostruosità» degli ospiti: letteralmente, il senso di stupore che le facce, gli arredi, le storie raccontate sanno suscitare, lasciando di sé una strana impressione d’incompiutezza. A differenza di Piero Chiambretti, che tende ad avere in studio spalle «eccentriche» (il termine mostro me lo sono già bruciato), cioè l’ambivalente iconografia della tv postmoderna, Geppi Cucciari mostra l’eccentricità del quotidiano, come sa fare solo la radio.
Se l’esperimento della visual radio non ha dato i risultati promessi, Che succ3de? è una buona lezione di come si possano trasformare la partecipazione e la complicità radiofonica in televisione. Geppi Cucciari «lavora» con la gente comune, come se collezionasse cartoline bisognose di allegoricità per uscire dall’anonimato (Piemonte due, Lazio uno, Sardegna tre…), come se avesse allestito uno zoo di vetro di questa mitologica «gente».