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 2021  febbraio 10 Mercoledì calendario

La battaglia di Tuvixeddu

Prendete nota: 26 luglio 1991. A Palazzo Chigi c’è Andreotti, alla vicesegreteria della Dc Sergio Mattarella. L’Ansa regionale cita per la prima volta Tuvixeddu: gli ambientalisti chiedono di bloccare la cementificazione della collina che ospita (nel degrado) la più grande necropoli punica del Mediterraneo. Trent’anni dopo (trenta!) arriva il 5 febbraio 2021 la notizia che la Cassazione ha definitivamente annullato un arbitrato che nel 2013, otto anni fa (otto!) aveva riconosciuto ai costruttori che si eran visto bloccare un progetto approvato per la costruzione ai limiti dell’area archeologica di un complesso con centinaia di appartamenti, un risarcimento mostruoso: 83,5 milioni di euro. Che dovranno ora essere restituiti dall’impresa, piaccia o no, alla Regione Sardegna che fu costretta a sganciarli. Ecco, se Mario Draghi volesse un caso simbolo per dimostrare la necessità di riformare la giustizia civile che pesa almeno due punti di Pil l’anno sui nostri bilanci, potrebbe partire da qui. Perché in tre decenni a Cagliari si è visto di tutto. L’assurdità che dei privati possedessero terreni archeologici così importanti e pretendessero di tirar su un quartiere. La decisione insensata di un pezzo della pubblica amministrazione di consentire la lottizzazione e di costruire proprio lì una strada sotterranea poi sospesa. Battaglie interminabili pro e contro nuovi vincoli tra proprietari, Soprintendenza, Comune, Regione, Legambiente, Grig (Gruppo di intervento giuridico), Italia nostra, Fai... E sentenze del Tar, del Consiglio di Stato, ricorsi e controricorsi... Un caos. Finché nel 2006 l’allora governatore Renato Soru aveva tagliato corto ampliando il vincolo precedente: «Non è un arbitrio ma un’assunzione di responsabilità: gli interessi dell’intera società vengono prima di quelli del singolo». Guai a lui! Nuovi ricorsi e arbitrato, la scorciatoia che consentiva a un privato di fare causa a un ente pubblico scegliendo un arbitro per parte che a loro volta sceglievano un presidente, tutti e tre molto lautamente pagati con una quota sulla cifra da loro fissata. Arbitrato che finì appunto con quel risarcimento astronomico, prima pagato ma poi ridotto e infine annullato dalla Cassazione. Restituirà l’impresa, i soldi avuti? Boh... Certo è che dalla sola apertura dei cantieri sono trascorsi oltre vent’anni. Quanti quelli usati secoli fa, con ventimila operai, per costruire il Taj Mahal...