La Stampa, 10 febbraio 2021
Il 90% delle egiziane racconta di essere stata molestata
Vergogna. Sempre la stessa vergogna. Con quasi 3 milioni di followers e una solida professione da influencer la fashion blogger kuwaitiana Ascia al Faraj si vergognava di raccontare le molestie subite, lei come milioni di musulmane più consapevoli del proprio ruolo di quanto non siano padri, fratelli, mariti.
Una vergogna che mangia l’anima come quella di Franca Viola, la prima a rifiutare il matrimonio riparatore con l’uomo da cui era stata violata nella Sicilia degli anni Sessanta. Poi Ascia ha detto no, come Franca disse no: un rifiuto di pancia ma politico prima ancora che culturale. Perché, checché si pontifichi da lontano, ci vuole coraggio a ribellarsi due volte alla violenza, la prima denunciando l’abuso e la seconda rompendo il silenzio dietro cui, oggi come ieri, vengono murate le vittime colpevoli della loro stessa innocenza, l’ossimoro più incivile del vivere civile.
Donne. Lo spettro che si aggira oggi per la grande famiglia del Profeta, detta umma, e che gli islamofobi brandiscono come lo scalpo di una civiltà malefica in quanto machista, come se l’occidente delle quote rosa si fosse pacificato per trenta denari con l’altra metà del cielo.
Il 90% delle egiziane racconta di essere stata molestata almeno una volta nella vita, le tunisine pagano con la crisi economica il prezzo della propria indipendenza, le marocchine dilagano, le libanesi urlano nel silenzio, le saudite, con buona pace delle riforme promesse dal padre della patria Mohammed bin Salman, vivono in prigioni domestiche non dissimili da quella reale in cui, fino alla concessione degli arresti domiciliari, sverna la suffragetta Loujain al Hathloul, automobilista irriducibile. Da noi, nell’Europa del domani, i femminicidi insanguinano quella guerra dei sessi che le donne contemporanee non hanno dichiarato.
Vergogna. Ribaltata, però. Come in uno specchio, Vergognatevi voi, ha scritto ieri Ascia al Faraj sui social a cui deve il suo successo. Vale per loro, vale per noi, vale per tutte le volte che, ignavi, ci chiederemo retoricamente cosa possiamo fare.