Corriere della Sera, 9 febbraio 2021
Via altri reporter. Che succede al NY Times?
Donald Trump avrà anche abbandonato la scena, ma il clima al New York Times – bastione della stampa liberal e frequente oggetto di attacchi dell’ex presidente – pare terribile. Avevamo lasciato il giornale alle prese con il licenziamento di Lauren Wolfe, la giornalista «rea» di aver espresso troppa gioia via Twitter per l’arrivo di Joe Biden. Lo ritroviamo, pochi giorni dopo, in mezzo al caos per la cacciata di altri due reporter. Il caso più eclatante è quello di Donald McNeal, 67 anni, firma scientifica di punta, l’uomo che ha raccontato e anticipato di mesi la traiettoria della pandemia. McNeal, in un viaggio con alcuni giovani lettori nel 2019, avrebbe citato (non usato) un insulto razzista. Il quotidiano lo aveva ammonito e assolto. Poi la rivolta di 150 colleghi ha fatto cambiare idea alla direzione e a poco sono valse le scuse del mortificato giornalista, vera star del settore e probabile candidato al Pulitzer (sua l’ultima intervista-confessione ad Anthony Fauci). Anche il produttore dei podcast Andy Mills è stato costretto a dimettersi in circostanze ambigue. Il caso di McNeal ha lasciato molti opinionisti attoniti. Pen, una delle maggiori associazioni per la tutela del free speech ha parlato di «vicenda raggelante». Altri denunciano (da tempo) una lotta interna spietata, alimentata da tensioni razziali, generazionali, dal dilagare della «cancel culture», la spinta a fare piazza pulita di chiunque sia per qualche ragione ritenuto impresentabile. La editorialista Bari Weiss 7 mesi fa aveva lasciato il Times dicendo «ormai il suo vero direttore è Twitter». Avrà ragione lei?