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 2021  febbraio 09 Martedì calendario

Non abbiate paura delle gentilezza

Qualche tempo fa mi è capitato di scrivere un libro il cui titolo è Della gentilezza e del coraggio, che è un titolo inusuale e come tale è stato considerato da molti lettori incuriositi perché i due concetti sembrano avere poco a che fare l’uno con l’altro. In particolare, non si capisce che cosa c’entri la gentilezza in un libro che parla di politica, di discorso pubblico, perché è di questo che tratta.Faccio una precisazione che c’è nel libro, ma che ho cercato di sviluppare in più occasioni, parlando di questi argomenti. La gentilezza di cui si parla in questo saggio non sono le buone maniere, la cortesia e il garbo: tutte doti che ci piacciono, ma che appunto non riguardano questa riflessione. La gentilezza di cui si parla in questo caso è una fondamentale attitudine umana molto spesso – troppo spesso – oggi trascurata, una fondamentale attitudine umana che consiste nell’entrare in rapporto con gli altri e gestire il conflitto che è una componente inevitabile delle nostre vite collettive, evitando il più possibile procedure distruttive che neghino l’umanità dell’altro. In questo senso, quindi, la gentilezza, per quanto mi riguarda, è una virtù, una dote che prende le mosse dall’inevitabilità del conflitto nelle nostre esistenze individuali e collettive: va incontro al conflitto perché va incontro a chi ha una posizione diversa dalla nostra. È la ricerca non già di un evento distruttivo, ma di un tentativo di composizione.Questa pratica, questa categoria concettuale, richiama alla mente altre categorie in vari ambiti del sapere, anche categorie che sono incluse nella nostra Carta Costituzionale. La gentilezza di cui si parla in questo caso è una dote indispensabile.È una categoria che attraversa la nostra Costituzione, a cominciare dal principio fondamentale che enuncia l’articolo 3: l’idea di una società in cui gli incontri–scontri siano ispirati dal principio di solidarietà, che significa, innanzitutto, principio di percezione dell’altro.Ovvero principio di consapevolezza che anche nella diversità di vedute e nella diversità di posizione di interesse sia fondamentale per una società sana un ascolto reciproco. Ascolto delle difficoltà a volte insopportabili – come sta accadendo in quest’epoca – di chi si trova in condizioni meno buone delle nostre. La gentilezza è un antidoto alla propaganda populista perché cerca la verità delle cose.Il successo dei populismi non è tutto e soltanto fatto di manipolazioni, di notizie inventate, di comunicazione truffaldina: esso prende le mosse anche da una situazione reale, la situazione reale che caratterizza sempre di più le nostre società complessivamente sempre più ricche. È l’aumento insopportabile delle diseguaglianze. Anche durante la crisi della pandemia, noi abbiamo assistito a un meccanismo che ormai è una costante della nostra evoluzione o involuzione sociale: i ricchi diventano più ricchi. La classe media, invece, si va sempre più assottigliando fin quasi a sparire e i poveri diventano più poveri e precari.Questa condizione generale – l’aumento della diseguaglianza – è inevitabilmente un fattore produttivo di rabbia: è la premessa per il successo dei populismi che sono capaci di dare dei nomi truffaldini alla rabbia stessa. Sono capaci di indicare dei capri espiatori che è proprio quello che cerca chi è terribilmente e giustamente arrabbiato.La riflessione politica cui si ispira il principio di gentilezza come virtù politica ha il dovere di promuovere l’esatto contrario: la capacità di sottrarsi alle semplificazioni, di sottrarsi al rischio dei populismi più o meno striscianti e di accettare però come una responsabilità inevitabile quella di combattere il sistema delle diseguaglianze.In questo senso, una delle mie frasi preferite è una citazione di Adorno, il filosofo tedesco. Egli diceva: la forma più alta di moralità è non sentirsi mai a casa, nemmeno a casa propria. È una rivendicazione del disagio rispetto all’ingiustizia come condizione esistenziale della quale credo oggi abbiamo tutti quanti molto bisogno.Penso che questi temi siano fondamentali per ogni riflessione sul futuro della convivenza civile. Mi piacerebbe molto sentire qualche opinione su questo dalla Corte costituzionale.