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 2021  febbraio 09 Martedì calendario

Troppe attese producono poi delusioni difficili da gestire


Sembra che al Parlamento europeo un deputato della Lega, Zanni, sia entrato in conflitto verbale con un collega tedesco dell’estrema destra (AfD) che attaccava Draghi. L’italiano lo ha redarguito, difendendo a spada tratta l’operato del premier incaricato in chiave, diciamo così, patriottica. L’aspetto singolare è che fino a poco tempo fa la Lega e la destra tedesca erano stretti in un patto inscalfibile, almeno in apparenza, volto a demolire l’Europa dei “poteri forti”. Lo stesso Zanni si era dato da fare, senza successo, per portare il leader inglese anti-Ue, Nigel Farage, nel gruppo Identità e Democrazia, lo stesso dal quale vuole oggi espellere gli ex amici di AfD. Tutto questo nello stesso giorno in cui Salvini cambia posizione anche sulle politiche verso i migranti e chiede che l’Italia si uniformi alle scelte compiute dai maggiori partner europei, Francia e Germania. Con l’argomento, tipico dei non-sovranisti, che sull’immigrazione l’Italia non può fare da sola e ha bisogno dell’aiuto dell’Unione.
Forse il capo leghista ha ragione: se la Lega deve cambiare linea, tanto vale farlo fino in fondo, senza zone ambigue. Questo le permetterà di giocare con le nuove regole di Draghi, da lui esposte via via ai partiti che lo raggiungono per il secondo giro di consultazioni. Tali regole sono in realtà i principi programmatici su cui sta prendendo forma l’esecutivo. Linee generali, ma chiare. Paletti che non potranno essere scavalcati da chi voglia restare nel recinto di una maggioranza larga, anzi molto larga ma non equivoca. Il presidente incaricato in sostanza chiede piena adesione all’idea d’Europa: chi appoggia l’esecutivo deve sostenere lo sforzo per integrare nel tempo l’Unione a tutti i livelli. Inoltre deve condividere l’atlantismo, ossia il valore di una comunità occidentale fondata sulla partnership tra Stati Uniti ed Europa. Un messaggio a Biden.
Il resto ne deriva. A cominciare dal Recovery Plan da riscrivere con le riforme connesse (giustizia, pubblica amministrazione, fisco). Poi c’è la campagna vaccinale da accelerare e la scuola da rimettere in funzione tentando di far recuperare ai ragazzi il tempo perso. Si capisce che una Lega impacciata potrebbe cascare su uno di questi punti.
Ma Salvini è abbastanza spregiudicato da non esitare: abbandona AfD – avrebbe dovuto farlo da tempo – e si iscrive senza nostalgie putiniane al partito atlantico.
L’obiettivo è fin troppo chiaro: ritagliarsi un posto privilegiato sotto l’ombrello del governo di salute pubblica; suggerire all’opinione pubblica che è il centrodestra a interpretare al meglio la nuova fase d’emergenza rispetto a un centrosinistra in affanno e ai 5S in seduta psicanalitica.
Non è così, ovviamente. Ma è vero che l’equilibrio tra le forze che sostengono le larghe intese è un problema che il presidente del Consiglio non potrà sottovalutare, una volta che i primi entusiasmi si saranno raffreddati.
Un’altra insidia riguarda la polemica pretestuosa sulla durata dell’esecutivo: alcuni mesi, un anno, fino al termine della legislatura? Nessuno può fissare un limite di tempo, ma è chiaro che Draghi e i suoi ministri – tecnici o politici che siano – dovranno lavorare ogni giorno come se avessero davanti un orizzonte di anni.
Così da lasciare comunque un segno nella vita della nazione. Un altro rischio riguarda l’eccesso di aspettative fiorite qui e là. Troppe attese producono poi delusioni difficili da gestire. Non a caso ieri Draghi ha fatto capire che la ripresa non sarà rapida e potrà essere faticosa.
Nessuno ha la bacchetta magica.