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 2021  febbraio 07 Domenica calendario

Torna il calcio all’italiana, la modernità non serve

L’effetto più importante è che la Juve ha chiuso il suo viaggio intorno a se stessa dandosi un andamento piuttosto italiano. Il brutto neologismo dice che si è Allegrizzata, ha restituito cioè il calcio entusiasta del Pirlo iniziale alla ragione che prevede equilibrio in fase difensiva e in mezzo al campo, due cose non indipendenti. L’Inter ha sempre fatto così, infatti ha vinto molte partite ma non ha mai convinto. Tra il calcio di Conte e quello di Guardiola c’è la stessa differenza che esiste tra Carducci e Ungaretti. Quindi diffidenza accademica. Scegliete quello che vi pare, ma Ungaretti ha la pigrizia e l’essenza dell’uomo universale. Oggi nel calcio stiamo tornando a lui, non a un’architettura mimetica della parola, ma al respiro di una sensazione millimetrica, rubata: che nel calcio rappresenta il gioco all’italiana, così scarno da sembrare prosa, così poeticamente pratico. Pirlo e Conte hanno oggi la possibilità di interpretarlo e di avere buoni esecutori. C’è poi il Milan che è l’evoluzione del calcio italiano, non a caso Pioli è un ex difensore di classe, sembrava il nuovo Scirea, ha il compromesso tattico nella pelle. Il Milan gioca semplice, con qualche eccesso ragionato (Hernandez, Rebic) che gli serve per andare oltre la semplice quadratura. Non è più solo una squadra italiana ma non è ancora quella deriva di calcio europeo di cui non esiste più scuola, solo grandi interpreti personali tipo Guardiola o Klopp. Il nostro, oggi, è infatti un campionato di mezzo tra l’avanguardia e la vecchiaia, dominato dai grandi attaccanti, Ronaldo, Ibra, Lukaku, Immobile, cioè la parte facile, evidente, del calcio. Non era così da tanto tempo. Non fatevi sviare dalla comunicazione populista. Da 11 anni a questa parte chi ha vinto la classifica dei cannonieri non giocava nella squadra che ha vinto lo scudetto. Parliamo di Cavani, Di Natale, Higuain, Immobile, Icardi, lo stesso Ibra ma in altri panni. Se ora tornano a dominare i centravanti delle squadre migliori significa che è cambiato il gioco, si è tornati all’essenziale, non conta in quanti fanno gol, conta che la squadra lavori bene per quello che ne segna di più. Questa è la trasformazione di Pirlo e la progressione di Conte. Questa è la straordinaria costanza del Milan che ha portato Ibrahimovic agli stessi gol degli altri ma nella metà del tempo. E questo ha portato grandi squadre come Roma, Napoli e la stessa Atalanta ad aver sbagliato epoca. Giocano bene a tratti e soprattutto dentro una modernità che non serve più.