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 2021  febbraio 07 Domenica calendario

1QQAN40 Il X secolo, senza nome ma conscio delle lettere

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Silvestro II, il pontefice dell’anno Mille, al secolo Gerberto d’Aurillac, similmente ad altri successori di Pietro diventò ben presto un nome in un lungo elenco. Tuttavia la sua opera scientifica avrà risonanza, tanto che alla fine dell’XI secolo cominciarono a circolare leggende sul papa mago. Si disse, anzi si credette, che un uomo tanto sapiente non avrebbe potuto portare a termine una carriera del genere senza l’aiuto del demonio. Consultando il tomo della sua Opera Mathematica, curato da Nikolaj M. Bubnov a Berlino nel 1899, ci si accorge senza particolari sforzi che uno dei suoi scritti maggiori, la Geometria, in cui cita Plinio, Boezio e qualche agrimensore romano, è in sostanza un trattato pratico, non originale. Sarà a lui attribuita anche l’introduzione delle cifre arabe in Europa, ma tale ipotesi va considerata una graziosa supposizione priva di ogni fondamento.
Eppure Gerberto resta un gigante. Leggendo gli altri suoi scritti – atti conciliari, lettere, orazioni – e le testimonianze dei biografi; soffermandosi sul suo epistolario ricco di notizie (vi è l’edizione de Les Belles Lettres in due volumi, uscita nel 1993), sull’interesse per astrolabi e orologi ad acqua, ci si rende conto che fu uno «spirito indipendente e geniale, animato da un’incontenibile sete di conoscenza e di un’ardente ambizione».
Il giudizio riportato si deve a Patrizia Stoppacci: è ripreso dal libro Il secolo senza nome, ora uscito per le Edizioni del Galluzzo. Un saggio dedicato al secolo X che, nota Francesco Santi nella premessa, è «un accompagnamento prezioso» alla letteratura latina medievale. E anche qualcosa di più. Questo «secolo senza nome», o addirittura «indefinibile», è meglio considerarlo «saeculum ferreum», per utilizzare una definizione di Lorenzo Valla, poi ripresa nel X volume degli eruditi Annales ecclesiasticidel cardinale Cesare Baronio (il porporato aggiungeva i non esaltanti «plumbeum» e «obscurum»).
Stretto tra la Rinascita carolingia e la stagione della Scolastica, il secolo X è sovente considerato un periodo di decadenza; ora, invece, ripensato con aggiornata documentazione dalla Stoppacci, che ha messo a profitto intuizioni di Claudio Leonardi, si scopre che nel suo tempo nacquero, tra l’altro, «la consapevolezza intellettuale» e «l’autocoscienza letteraria». Studiando i libri, i maestri, gli orizzonti della cultura, i generi letterari e alcune personalità (oltre Gerberto, ecco tra gli altri Liutprando da Cremona o Rodolfo il Glabro, Rosvita di Gandersheim o il dotto Fulberto di Chartres), la Stoppacci offre il ritratto di un’epoca ricca di fenomeni culturali non riducibili alle svelte definizioni di quei periodi di cui non s’è innamorata la storiografia.
Del resto, oltrepassando l’opera di alcuni autori ricordati, il periodo che in Occidente va dal IX all’XI secolo riserva sorprese anche in teologia. Per esempio, Ratramno di Corbie (muore dopo l’868) apre la controversia sulla transustanziazione, anche se questo termine è documentato dal 1215 e indicherà la presenza reale di Cristo nell’Eucarestia. Sarà Berengario di Tours (morto nel 1088) a chiedersi: «le qualità» del pane e del vino consacrato (colore, figura, gusto eccetera) non possano durare «senza il fondo intimo che le sostiene» e che Aristotele chiama sostanza. Di tali osservazioni si ricorderanno cinque secoli più tardi i riformatori. E anche Gerberto sarà riscoperto nel XVI secolo da protestanti e gallicani: esaminando gli atti del sinodo di Saint Basle e le sue lettere vergate quando fu arcivescovo di Reims, notarono che il futuro pontefice aveva preso posizione contro il papato.