il Fatto Quotidiano, 8 febbraio 2021
Draghi e le trame di gesuiti e massoni
La mattina di mercoledì scorso le suore Clarisse di Città della Pieve – sacro buen retiro di Mario Draghi in Umbria – hanno elevato al Cielo ferventi preghiere per il premier incaricato. Ad assicurarlo monsignor Augusto Panzanelli, parroco di Moiano nel borgo umbro, a Un giorno da pecora. Aggiungendo: “Draghi non si fa mai notare, si mette sempre in disparte in chiesa, e viene spesso alle funzioni delle 18 oppure, qualche volta, va la mattina dalle suore, abbastanza presto, alle 7.30. È un buon cattolico. E poi è molto riservato, umile: si mette in fila quando va a fare la spesa, al supermercato, è molto rispettoso”.
Ora, non è chiaro il collegamento tra fede e spesa – a meno che il monsignore non abbia notizia di economisti atei e irrispettosi che al supermercato di Città della Pieve picchiano le persone per superare la fila – ma le parole del prelato introducono un aspetto decisivo della Mariomania esplosa in questi giorni.
Ossia: il Draghi che ha studiato a Roma dai gesuiti (ormai lo sanno anche in Amazzonia); che è stato nominato da Francesco nella Pontificia Accademia delle Scienze Sociali (2020) ma che piaceva anche a papa Ratzinger e al cardinale Bertone (un tempo riferimento per la destra berlusconiana) al punto da avere da lui il via libera nel 2009 all’enciclica Caritas in veritate, come rivelò lo stesso Bertone nel 2015. Così i quotidiano di destra si sono affrettati a gridare che la Chiesa ha scaricato Giuseppe Conte, umanista neomoroteo incline alla religiosità popolare da buon devoto di Padre Pio, per genuflettersi all’ecumenico Draghi.
In realtà, dai gesuiti della Civiltà Cattolica al quotidiano dei vescovi, Avvenire, i cattolici moderati riconoscono un filo di continuità tra Conte e Draghi. Da un lato il rammarico e l’amarezza per la crisi aperta dal demolitore Renzi, dall’altro la fiducia per il tentativo di Draghi. Qualche perplessità è arrivata solo dai cattolici adulti già ulivisti di Famiglia Cristiana: “La formazione in un collegio dei gesuiti non è certo garanzia di fedeltà al Vangelo” (Pino Lorizio, teologo della Lateranense).
Ma l’entusiasmo gesuitico ha insospettito il fronte clericale anti-bergogliano che ha subito assimilato il sì della Compagnia di Gesù a quello di varie massonerie. Un classico della narrazione complottista. Ecco Gioele Magaldi, fondatore del Grande Oriente Democratico e autore dell’esplosivo Massoni sulle superlogge mondiali (tra un po’ arriverà il secondo): “Affrancandosi (Draghi, ndr) dalla contro-iniziazione oligarchica, si è riposizionato sulla autentica Libera Muratoria, tradizionalmente progressista. Dal neoliberismo apolide e predatorio, si è ri-convertito alla giovanile impostazione postkeynesiana, social-liberale e democraticamente cosmopolita”. Draghi è il benvenuto pure per il piduismo cattomassone di Luigi Bisignani (ieri sul Tempo), “cuoco” e “postino” del metodo andreottiano di Gianni Letta, garante delle eterne cricche ministeriali.
C’è infine l’allusione di Alessandro Di Battista, ribelle 5S, su Draghi come “tredicesimo apostolo” delle élite. Il valore esoterico e iniziatico del tredicesimo apostolo richiama di tutto, tra grembiulini, satanisti e Cabala. C’è solo da sperare che Draghi non giuri sabato 13.