Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  febbraio 07 Domenica calendario

6QQAN40 Intervista allo storico Philip Mansel

6QQAN40

Philip Mansel è uno storico britannico che studia Francia e Medio Oriente. Presidente del Consiglio Scientifico al Centro di Ricerche del Castello di Versailles, il suo ultimo libro è Il re del mondo. La vita di Luigi XIV.
Philip Mansel, le sono voluti sei anni per scrivere questa Vita di Luigi XIV, è vero?
«Sì, sono da sempre affascinato da Versailles, dalla monarchia francese e dalla sua influenza sull’Europa e sul mondo. Ho deciso di occuparmi di Luigi XIV perché è una figura globale e da anni non usciva una sua biografia in inglese. A Versailles ho trovato nuove fonti tra le carte dei ministri di Luigi XIV e delle grandi famiglie nobili. C’è una rinascita di interesse per la storia delle corti in Francia, perché l’attuale V Repubblica è una repubblica monarchica».
Luigi XIV e i monarchi assoluti o gli imperatori di Russia e Austro-Ungheria erano simili ai dittatori odierni come Putin o Xi Jinping?
«Penso che fossero più come Macron o i grandi industriali. Erano creature attente all’opinione pubblica, quindi Luigi XIV non aveva potere assoluto. Doveva accontentare i grandi nobili e - quando ci furono rivolte a Parigi nel 1709 - dovette occuparsi del prezzo del pane. Non aveva nulla di una moderna dittatura, anche se in alcuni momenti ci sono anticipazioni del XX secolo: ad esempio, alcuni dei suoi ministri volevano che sterminasse i protestanti in Francia - e usarono proprio la parola sterminare».
La persecuzione degli ugonotti è simile a quella degli ebrei in Portogallo e Spagna?
«Le torture, gli stupri e gli omicidi furono peggiori, inoltre Luigi XIV cercò di impedire ai protestanti di lasciare la Francia, mentre il Portogallo e la Spagna lasciarono partire gli ebrei. Ma molti ugonotti riuscirono a espatriare e resero Londra, Amsterdam e Berlino importanti centri finanziari. Fu un autogol di Luigi XIV: Londra diventa più grande e più ricca di Parigi in gran parte grazie agli ugonotti e così la Prussia. C’è una meravigliosa osservazione di de Gaulle, forse apocrifa: "Se Luigi XIV non avesse espulso i protestanti, allora il primo uomo sulla luna avrebbe potuto parlare francese».
Perché ce l’aveva così tanto con i protestanti?
«È un mistero, qualcosa di irrazionale che non si può spiegare completamente. Prima del 1660 i cardinali Richelieu e Mazzarino avevano trattato bene i protestanti. Penso che si sentisse in competizione con l’Imperatore del Sacro Romano Impero Leopoldo I, per il titolo di miglior monarca cattolico d’Europa. Leopoldo sconfigge i turchi - con cui Luigi è segretamente alleato - nel 1683. Cosa può fare Luigi per essere un cattolico più famoso e ammirato? Inoltre, è in competizione con il Papa per essere il padrone assoluto della Chiesa francese e la chiesa vuole vietare il culto protestante perché è una critica implicita al cattolicesimo».
Luigi XIV fu re per 72 anni. Come lo giudica la storia?
«È diverso in periodi diversi. Alla fine del regno le opinioni dei francesi sono più che altro negative, al corteo funebre molti ridono, ballano e cantano, felici che sia morto. Ma ha tenuto le Fiandre e l’Alsazia e ha costruito Versailles, una grande risorsa per la Francia, una delle principali attrazioni turistiche del mondo, seconda solo alla Città Proibita di Pechino. Versailles è la sua candidatura per l’immortalità».
Tutto ciò che Luigi XIV rappresenta è concentrato a Versailles?
«Sì, la moda, e la pittura, e la scultura. E’ una risposta a Roma, e all’Italia perché all’epoca c’era un complesso di inferiorità ne confronti dei palazzi, i giardini e le opere d’arte italiane. Con Versailles il Re vuole dire che la Francia è migliore della Roma antica o moderna, vuole impressionare l’Europa e il mondo. Interessante è anche il suo assoluto rifiuto di Parigi. Dal 1671, prima della metà del suo regno, non dorme mai una notte nella capitale e la visita solo occasionalmente. In parte perchè non si sente al sicuro, in parte un disgusto personale per la città e l’amore per la campagna, la caccia e il giardinaggio. Il fatto poi che sua madre sia morta al Louvre nel 1666 è la pietra tombale ».
Sua madre, Anna d’Austria, era la donna più importante nella sua vita ?
«Scrive in una lettera "Non puoi nemmeno immaginare cosa ho perso, cosa ho sofferto per la morte di mia madre." Lei tenne in vita la monarchia nelle circostanze incredibilmente difficili della Fronda, quando fu personalmente insultata e il popolo di Parigi era contro la monarchia. Fu aiutata dal cardinale Mazzarino, un brillante politico».
Il Re sposa l’Infanta di Spagna e poi ha due amanti molto importanti, Madame de Montespan e Madame de Maintenon. Come sono i suoi rapporti con le donne?
« Una cosa che rende la corte francese così affascinante è che le donne sono davvero nel cuore del potere. La madre del re è importante. Le sue amanti sono importanti. Sua moglie ha spesso una corte grande quanto quella del re. Era un uomo molto emotivo, in particolare con le donne. Aveva promesso a Maria Teresa di Spagna, al momento delle nozze, che avrebbe dormito con lei, e mantenne la promessa».
È un mecenate di tutte le arti - cucina, architettura, giardinaggio - ma perché non gli importa se molte persone muoiono per costruire Versailles?
«Con il tempo diventa più insensibile, più insensibile di sua madre o di Mazzarino che si vantava di essere misericordioso. Si indurisce, come capita a molti, e non prevede le conseguenze delle sue azioni. . È la natura del potere. Corrompe, come sappiamo: crede ai suoi adulatori e pensa di poter fare qualsiasi cosa».
Gli interessa cosa accadrà dopo di lui?
«Moltissimo. Versailles, ripeto, è una candidatura per l’immortalità. Così come le sue battaglie e gli assedi. E le sue statue, i suoi quadri, i suoi affreschi… Il punto è proprio l’ immortalità».
(Traduzione di Carla Reschia)