Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  febbraio 07 Domenica calendario

Benny G., star a 10 anni

No, non è lo Zecchino d’Oro, e neppure The Mickey Mouse Club. Se le piccole star del cinema, da Shirley Temple negli anni Trenta fino ad arrivare a Millie Bobby Brown, carismatica attrice della serie cult Stranger Things, sono nate sui set, e talenti precoci come quelli Britney Spears, Justin Timberlake o Myley Cyrus hanno mosso i primi passi negli studi Disney, oggi bastano uno smartphone e un clic per avere accesso a uno spazio-tempo illimitato in cui bambini e ragazzine ballano, cantano e si raccontano, talvolta lontani dagli occhi dei genitori, altre volte sotto la sapiente regia di adulti. Di genitori manager o aspiranti tali è piena la storia.
Di certo in alcuni casi i baby influencer sono il baricentro di un business, come la piccola influencer inglese Laerta (fahionlaerta), fenomeno della moda da 1,2 milioni di follower su Instagram, «managed by mum», gestito dalla mamma.
Da Youtube a Instagram, passando per Facebook, la stellina in ascesa in Italia si chiama Benny G., dieci anni, cantante neomelodica sulla scena da quando ne aveva otto, che in comune con molti bambini prodigio entrati e usciti dalla porta girevole dello spettacolo nel tempo, ha una mamma manager e la coda di polemiche che si materializza quando in una storia di successo precoce è difficile tracciare il confine tra i desideri i un bambino e gli interessi di un adulto. Da quando ha esordito, a otto anni appena, la bambina di Santeramo in Colle, 26 mila abitanti in provincia di Bari, ha cominciato a macinare record di visualizzazioni per video postati sul web da Dori Pappadà, per sua definizione «mamma felice» di Benny, che oltre alle serate della ormai celebre figlia ne gestisce anche i profili social, in apparenza indifferente alle centinaia di critiche sferzanti che commentano i filmati. «Non posso esserne contenta, ma ognuno ha la propria opinione: la cosa importante è che mia figlia sia felice e a lei interessa solo cantare – ha spiegato Pappadà a Selvaggia Lucarelli in una intervista su Radio Capital - Il web è pieno di bambini. Io non ci trovo niente di male. Una mente malata ci può vedere della malizia».
Ma le perplessità, in chi guarda, restano. In Tritola, uno degli ultimi video della stellina pugliese la musica fa da sottofondo a un immaginario che ha davvero poco di infantile, tra auto di lusso, balli in costume da bagno a bordo piscina, ammiccamenti e atteggiamenti seducenti con inquadrature complici.
Le reazioni sono per lo più sgomente. «Ma gli stacchi del regista su gambe e sedere della bambina, sono leciti?» si chiede un utente dopo aver visto Sensual bachata, una canzone del 2019 che ha collezionato 1,7 milioni di visualizzazioni. C’è chi invoca i servizi sociali, chi chiede interventi sui genitori. «Ma relazione a distanza cosa a 10 anni? Dai su, andate al parco giochi», dice un altro commentando Auguri amore mio, dove Benny duetta con un’altra baby-star della musica neomelodica da milioni di visualizzazioni, Daniele Marino, mettendo in scena l’amore tra due ragazzini separati dalla distanza, tra Bari e Palermo.
Ma mamma Dori è convinta di perseguire il bene della figlia: «Lei si diverte. Ha iniziato per gioco perché è nata con la passione per il canto ed è seguita da tanti bambini». E se Benny è prodotta da una casa discografica, la Seamusica di Catania, lei rivendica di non agire per profitto: «Loro investono sulla bambina, ma io non prendo niente e non guadagno un euro. I social li gestisco io, nessuno può contattare mia figlia. E se un giorno mi dicesse "basta", uscirà da quello schermo senza problemi». Prima di allora, però, c’è il giro di vite del Garante per chi ha meno di 13 anni.