il Fatto Quotidiano, 7 febbraio 2021
Siamo sicuri di volere altro cemento?
In Italia. I tepori di fine gennaio hanno in parte bilanciato il freddo precedente, determinando un mese dalle temperature pressoché normali, o fin troppo tiepide al Sud a causa dei venti nord-africani (2 °C sopra media a Palermo). Freddo insolito invece sulle Alpi (fino a 3 °C sotto norma), ma non eccezionale sul lungo periodo. Ben più anomale a scala secolare le forti precipitazioni di dicembre-gennaio dal Triveneto all’Emilia al Tirreno: 408 mm a Piacenza (record nella serie dal 1871), 580 mm a Tarvisio, 1384 mm all’Abetone. Febbraio è iniziato con aria mite e umida, molta pioggia dalla Campania alla Calabria che ha contribuito alla frana di martedì sulla statale Amalfitana, grigiori inquinati tra Nord e Toscana, disgelo e valanghe in montagna, nebbie marittime per l’aria tiepida in scorrimento sul Mediterraneo freddo. Il caldo sciroccale fuori stagione è culminato ieri al Sud con ben 29,5 °C a Palermo (pari al record di febbraio), mentre al Nord si avvicinava la perturbazione che ha rilasciato piogge e nevi rosse di polvere sahariana. La Sindaca di Malalbergo (Bologna), Monia Giovannini, vuole cementificare oltre 70 ettari di prezioso suolo agricolo per farci l’ennesimo polo logistico. Dice che ciò che conta sono i 1500 posti di lavoro che (forse) porterà. Non ha ancora capito che il suolo è la vera assicurazione sul futuro del suo paese: serve per produrre cibo e servizi ecosistemici, e una volta edificato è perso per sempre. Sindaca Giovannini, si legga il libro Rovina di Simona Vinci sulla cementificazione della via Emilia, e ci ripensi!
Nel mondo. In Francia le piogge straordinarie di dicembre-gennaio (record di 500 mm a Brest e 625 a Dax) hanno gonfiato i fiumi, allagando centri abitati e interrompendo strade e ferrovie specie nel Sud-Ovest. Giovedì 4 febbraio la Garonna ha toccato un livello di 10,2 m a Marmande, secondo solo alla rovinosa piena del 23 giugno 1875. Straripati anche Reno e Mosella in Germania. Negli stessi giorni il Nord-Est americano era sotto la tempesta “Orlena” che ha deposto 44 cm di neve a New York e fino a un metro in Pennsylvania, situazioni tuttavia non rare in quelle regioni e, per quanto appaia controintuitivo, forse accentuate proprio dal riscaldamento globale: il mare caldo fornisce infatti energia e vapore alle perturbazioni, che lì, nonostante l’aumento delle temperature medie, riescono ancora a essere nevose. Fa meno notizia, ma per il clima è più stupefacente il caldo che ha fatto a gennaio in Canada, con anomalie fino a +10 °C, svariati record di mitezza battuti e scarsità di neve. Gelido in Nord Europa, come in gennaio non si vedeva dal 2010 in Norvegia e Regno Unito, tuttavia lontano dai primati storici. Alluvioni a Santiago del Cile (31 mm di pioggia in un giorno, quanto dovrebbe cadere in tutto il secco semestre novembre-aprile), in Paraguay, Indonesia, Nuova Caledonia e Fiji (Oceania), mentre in Australia bruciano i dintorni di Perth. Météo-France ha diramato i nuovi e inquietanti scenari climatici ottenuti dal progetto Drias, che in caso di emissioni serra inalterate dipingono un futuro rovente con 4 °C in più di oggi a fine secolo, estati insopportabili, inverni senza gelo e neve in pianura, lunghe siccità. Eppure la Francia, come gran parte dei Paesi, sta facendo poco o nulla per affrontare la crisi climatica: lo ha stabilito nientemeno che il Tribunale amministrativo di Parigi, giudicando lo Stato responsabile di negligenza a seguito della petizione L’Affaire du Siècle (2,3 milioni di firme) presentata da quattro associazioni ambientaliste tra cui Greenpeace, e ordinando “di prendere tutte le misure che permettano di raggiungere gli obiettivi che la Francia si è posta in termini di riduzione delle emissioni di gas serra”.