La Stampa, 7 febbraio 2021
Cortina o cara
Questo Mondiale può riuscire in una sintesi fino a qui impossibile: mettere d’accordo gli struggenti silenzi della montagna e il brusio della mondanità. Mettere insieme Cortina.
Si era perso il romanticismo, la vertigine della solitudine e poi si è zittito il movimento, la vivacità e adesso la nostalgia è molto più difficile da declinare, il fascino più complesso di quanto non fosse prevedibile, Cortina più essenziale che mai. Prima di tutto lei, spogliata a forza dalle feste e dalla gente che le manca però anche liberata da quell’idea un po’stereotipata di turismo cafone. Oggi ricomincia, a un ritmo controllato e si concede come forse non era più abituata a fare. Avrebbe volentieri evitato le privazioni da pandemia e non si tratta di trovarla più bella perché meno frequentata, anzi si può riscoprire il carisma, ritrovare la personalità spesso confusa con il pettegolezzo. La conca su cui si affacciano le Tofane si può svelare e ricordare perché ha conquistato grandi scrittori che ne hanno esaltato il magnetismo e grandi frequentatori che hanno vivacizzato l’aria. Oggi qualsiasi elemento manchi toglie anima a questo posto, ma proprio perché gli equilibri si sono capovolti si può vedere bene la natura di questa fragile e seducente alchimia. E sperare di vederla riaffiorare.
«Fai ballare l’occhio sul tempo: via Montenapoleone-hotel Cristallo in 2 ore 54 minuti e 27 secondi. Alboreto is nothing», la battuta di «Vacanze di Natale» è diventata il simbolo del cattivo gusto ben oltre le sue colpe e ha spinto al massimo la contrapposizione tra la Cortina intimista di Eugenio Montale e Dino Buzzati e quella appariscente di James Bond. Prima che Roger Moore sgommasse sulla neve in «Solo per i tuoi occhi», prima delle pellicce che lì non sono mai passate di moda però anche durante ogni stagione di eccessi, c’è sempre stata una scintilla. La Cortina che ha fatto innamorare Faye Dunaway e Marcello Mastrioanni sul set di «Amanti» e li ha fatti girare in tondo in una storia da cui entrambi si sono lasciati travolgere senza trovare via di uscita fino a che sono stati scaraventati fuori. Dalla magia protettrice delle Dolomiti e dalla relazione troppo tormentata. La Cortina dove sono diventati amici Paolo Villaggio e Fabrizio De André, con un tocco di mistero lontano dalla loro comune terra d’origine. La Cortina dove si è lasciata fotografare Brigitte Bardot e si vuole davvero pensare al bello, lei con il broncio, sulla terrazza del Miramonti, è l’immagine perfetta. Era scappata da un amore finito male, dal giudizio di Parigi, si dice che avesse ingoiato delle pillole indecisa tra il sonno profondo e un tentato suicidio e al risveglio avesse fatto le valige per dire sì alle richieste di «Paris Match». Avrebbe fatto la modella sulle piste italiane.
Le storie si intrecciano alle imprese sportive, ai ricordi di guerra, alle parole d’autore: «Allora cominciare a sciare, avendo davanti a sé una lunga discesa immacolata dove nessuno è mai passato, soli, contro il sole, aspirando quel profumo quasi impercettibile che il sole estrae dalla neve, ascoltando i suoni interni dei propri muscoli, del respiro, dello sguardo e soprattutto il suono della propria energia in espansione», da «Accade a Cortina», di Goffredo Parise.
Da queste terre è passata l’Italia in cerca di autodeterminazione, prima nei confini poi nelle ambizioni e la voglia di esserci, di farsi notare si è scontrata con la montagna. Le Olimpiadi del 1956 hanno spianato la strada al boom economico. Sofia Loren ha tagliato il nastro dell’era del lusso, anche se lo spirito di Cortina non si è mai fatto sfrattare. Il Conte Max si è confuso tra gli avanzi da balera di Marta Marzotto, la nobiltà sugli sci ha incrociato i nuovi ricchi, Ugo Fantozzi ha finalmente incontrato la signorina Silvani. Vladimir Nabokov cercava farfalle e altri russi una stanza al Cristallo, con la stessa passione. E in questo viavai, dove il sentimento e il baccano vanno continuamente a sbattere e si abbracciano di frequente, Cortina ha amplificato il proprio mito. Fino a costare troppo, fino a esagerare, fino a cercare un nuovo sogno olimpico per risentirsi viva, fino al silenzio da cui ora sbucano questi Mondiali.