la Repubblica, 7 febbraio 2021
Quanti motivi per essere pazzi di Barella
L’italiano più amato e pubblicamente lodato dopo Draghi è uno che lavora con Conte. Si chiama Nicolò Barella e nel “governo nerazzurro” fa il ministro dei Trasporti, favorendo la risalita della palla verso il confine avversario e spesso varcandolo. Proprio oggi compie 24 anni (auguri), con uno stato di famiglia raro per il tempo e la categoria. Ha una moglie, Federica, il cui nome è il suo tatuaggio. Lei ha 7 anni in più e pare questo sia un fattore di equilibrio e longevità sportiva: rivolgersi a Ibrahimovic e Federer. Hanno già tre figlie, l’ultima nata la sera di Inter 2 Juventus 0. Sul campo ha messo d’accordo Conte e Mancini: titolare all’Inter e in Nazionale.
Ha schiantato i bianconeri quasi da solo (cross perfetto per Vidal e gol da centravanti in contropiede). Lo hanno elogiato ex campioni nel ruolo, come Marchiso e Tardelli (ma ricorda più Giresse, il Platini mignon). La Gazzetta dello sport ha proclamato: “Oggi non esiste un italiano che gioca meglio di lui a calcio”. Alessandro Cattelan, che qualche calcio lo tira, ha aperto un collegamento con lui in questo modo: «Bare…», non il più allegro dei diminutivi, ma Cat accorcerebbe anche il nome del Po, «Bare, io ti amo». Il coro degli inter-nauti è unanime e va oltre gli inter-isti: unità nazionale.
Perché sono “tppb”, tutti pazzi per Barella? Due ragioni: la prima è nella testa di chi guarda, la seconda negli occhi e nel cuore. Non sfugge che sia decisivo (3 reti e 5 assist fin qui), ma a farlo risaltare è che, appena riceve palla, cerca di portarla o spostarla in avanti. Nel calcio orizzontale o in retromarcia che ci sta affliggendo è un’eccezione. Jorginho è un amministratore di patrimonio, Barella un cercatore d’oro. Verratti si esalta nello stretto, Barella nell’ampiezza e mai come ora abbiamo bisogno d’aria, prospettiva, cambio di gioco. C’è di più: Barella si evolve. Da un anno all’altro tutte le sue statistiche positive sono in crescita. Più delle altre, quelle dei passaggi filtranti riusciti, di quelli smarcanti, dei tocchi in area e, perfino (lui che è 1,72), dei duelli aerei vinti. E qui scattano le altre ragioni d’innamoramento. È luogo comune che in campo i biondi sembrino iperattivi perché si notano di più. Vale a maggior ragione per i piccoli, che mulinano più gamba nello stesso spazio di corsa. Sono elettrici e Barella lo è ad alto voltaggio. Trasmette tensione, possibilità, anziché scaricare a un compagno vicino, carica. In un’Italia all’ultima stazione rappresenta, perfino, un piccolo modello etico: darsi da fare, osare, migliorarsi e andare sempre avanti.