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 2021  febbraio 07 Domenica calendario

Lo show di Grillo con Draghi

Fuori dalla Camera è un viavai di auto blu nel disinteresse generale se non quello dei cronisti, uno a uno i big del Movimento entrano dall’ingresso dei gruppi parlamentari e si dirigono in sala Tatarella. Poi arriva anche Beppe Grillo, il suo ruolo è chiaro: guidare i suoi ragazzi, che ragazzi non sono più da un pezzo, verso l’ultima tappa di questa legislatura che ha visto i 5 Stelle abbattere tutti i propri tabù, ovvero il sì alla grande coalizione. Prima dell’incontro con Mario Draghi il fondatore e garante arringa i suoi, o meglio, una parte dei suoi: i direttivi di Camera e Senato, Vito Crimi, gli ex ministri dello scorso governo, Davide Casaleggio (accompagnato dalla inseparabile Enrica Sabatini) e Giuseppe Conte.
«Non dobbiamo far contenti tutti perché è impossibile, ma tentiamo di non spaccarci», dice il comico genovese. Sul suo blog un paio d’ore prima aveva pubblicato un post, uno di quelli dove si tenta di volare alto, propone il ministero per la transizione ecologica, parla di giovani e futuro; con un conclusivo e indicativo «le fragole sono mature», ripetuto due volte. Tutti sanno e tutti sono preparati: Grillo è lì per benedire il presidente del Consiglio in pectore, lo fa insistendo sul fatto che non sarà un esecutivo di austerità, che non si può restare a guardare gli altri che prendono e spendono i soldi del recovery fund ma che anzi, i 5 Stelle devono imporre la propria visione. Il fondatore è un fiume in piena, come in uno spettacolo le grida di incoraggiamento si sentono da fuori. Luigi Di Maio ascolta, non prende la parola, idem Casaleggio. La senatrice Vilma Moronese invece sì, si prende la briga di riportare i malumori, quasi le lacerazioni interiori, di molti. Fa un intervento accorato, quasi una supplica a tenere bene in mente la difficoltà. L’intervento finale, prima dell’appuntamento con Draghi, è quello di Conte: «Non dobbiamo buttare via il percorso di maturazione fatto», sottolinea il premier uscente. Se farà parte del nuovo governo non si sa, «io ci penserò alla fine, ma è davvero l’ultima cosa che si decide», assicura. Nel frattempo chiama anche Roberto Fico, prima parla con Grillo, poi con Conte: la terza carica dello Stato si sincera che tutto fili liscio. La riunione finisce così, non si decide però se l’ultima parola toccherà a Rousseau. Grillo corre da Draghi e nella sala intitolata al dirigente dell’Msi arrivano alcuni parlamentari rimasti a Roma ed ex sottosegretari, da Paola Taverna a uno dei primissimi a esprimersi pro-Draghi come Sergio Battelli; c’è la fila per parlare con il primo ministro uscente, che rimane lì fino al termine della relazione post-consultazioni di Crimi in sala della Regina.
A poche decine di metri di distanza stava andando in onda lo show privato dell’"elevato” con l’ex banchiere centrale, due mondi lontani ma che in questi tempi strani sembrano quasi avere un feeling particolare. «Ovviamente dei 46 minuti lì dentro per 45 ha parlato Beppe», riporta più tardi Crimi. «Devi far fuori il killer pugnalatore seriale!», il consiglio spassionato del comico al già presidente della Bce. Gli ricorda del famoso streaming del 2014 avuto con Matteo Renzi, quello che finì dopo pochi minuti causa totale incomprensione, «l’avevo capito dopo due minuti di che pasta è fatto...». Accanto a Draghi sono seduti due collaboratori, «ma chi sono quei due?, occhio mi raccomando», e giù risate. Nel colloquio esce fuori anche il discorso del Mes, col capogruppo Davide Crippa che dice «sa, due parole di chiarezza sull’utilizzo o no di questo strumento per noi sarebbero importanti». Draghi prende appunti, non si sbilancia troppo, al termine Grillo scrive su Facebook una citazione di Platone: «Non conosco una via infallibile per il successo, ma una per l’insuccesso sicuro: voler accontentare tutti». Nella frase tutti ci leggono quel che vogliono, per uno degli ammunitati e forse non più tali Nicola Morra basta e avanza per ricredersi: «Citare i filosofi, questa è la via da seguire. La politica deve abbeverarsi alla fonti di cultura». E anche questa è fatta.